Nuovo deterioramento del sentiment sui mercati in attesa dei PMI di Giugno

Non era iniziata cosi male, la  seduta odierna.
Ieri sera, Wall Street aveva recuperato un po’ della (moderata) perdita  di martedi, trainata al  solito da Nasdaq e  Russell 2000 Small Caps. Solo il  Dow Jones è terminato in negativo, penalizzato dalla  discesa di large caps che si ritiene possano essere colpite da rappresaglie cinesi sul trade.

L’Asia inizialmente si è fatta contagiare un po’ dal buon mood. Un portavoce del  Ministero del  Commercio Cinese ha dichiarato che le  negoziazioni con gli USA avevano toni costruttivi prima che gli USA ricorressero  alle minacce, costringendo la  Cina a reagire vigorosamente. Precedentemente il Segretario del  Commercio USA Ross aveva addolcito i toni in un panel al Senato, dichiarando di non credere che la Cina volesse una Trade War più di quanto la  vogliono gli USA. Le  proposte cinesi non sarebbero ancora sufficienti a giustificare una sospensione dei dazi, ma ci sono già  dei segnali che potremmo ottenere una soluzione al problema, a sentire Ross. Secondo Marketnews, le autorità  cinesi e US starebbero già trattando in segreto per evitare l’apposizione dei dazi. In genersle quindi un newsflow in miglioramento.
Inoltre, da un meeting a cui ha partecipato il Premier Li Keqiang, è emerso che la  PBOC è pronta a usare misure di politica monetaria, tra cui un taglio della riserva obbligatoria bancaria, per mantenere un offerta di credito adeguata.
Il risk appetite si è però stemperato progressivamente, via via che si è  capito che gli indici cinesi non avevano intenzione di abboccare alle esche. A congiurare contro le “A” shares è anche il quadro tecnico, con la rottura del  supporto in area 3030-3060 di Shanghai Composite, che aveva contenuto l’indice 4 volte negli  ultimi 18 mesi.

Ora il  prossimo supporto è in area 2800, seguito da 2675, mentre si torna positivi solo  sopra 3060. Personalmente, a causa della mia view sulla trade war, nonchè dell’attesa di  ulteriore stimolo fiscale  e monetario sul territorio,  sono positivo sull’azionario cinese. Ma la  situazione tecnica è quella che è e va rispettata.
Il resto degli indici ha smarrito progressivamente tono, ad eccezione di Sydney, che da qualche tempo outperforma trainata dalle banche locali, e  Tokyo, che ha conservato il  segno “più” perchè chiude in anticipo rispetto alle altre.

L’apertura europea ha dovuto fare i conti con l’impatto sul settore auto del profit warning di Daimler, legato alla possibile applicazione da  parte della Cina di dazi sui suv che la casa tedesca costruisce in USA. Tra l’altro, le contromisure EU contro i dazi su alluminio e acciaio entreranno in vigore domani, e c’è da scommettere che Trump reagirà in qualche moto (dazi su auto EU?).

Ma la scusa per iniziare a vendere con decisione l’ha fornita il circolare sui media finanziari della notizia delle nomine del Senatore Bagnai e del Deputato Borghi, entrambi considerati esponenti della corrente più euroscettica dell’esecutivo, rispettivamente a capo della Commissione Finanza al Senato e di quella Bilancio alla Camera. L’impatto si è notato bene su BtP (dove eventualmente è stato esaltato dai flussi di hedging dell’asta spagnola) e sull’€, che ha segnato nuovi minimi in mattinata. L’azionario ha reagito inizialmente con maggior pigrizia,  anche se il FTSE Mib ha accumulato in mattinata perdite superiori al punto percentuale.
La notizia delle nomine è un catalyst perfetto, ma difficilmente, da  sola, può essere considerata motivo di un movimento significativo sullo spread. Bagnai e Borghi sono comunque esponenti di punta della Lega, ed era prevedibile che gli venisse assegnata una qualche carica. La  loro posizione di Capi Commissione gli attribuisce funzioni di coordinamento per la proposta di leggi, che devono comunque superare il vaglio della Ragioneria dello Stato, e del Quirinale. Come esponenti della corrente euroscettica della coalizione erano alquanto vocali anche prima. In altre parole, non vedo questo grosso cambiamento del quadro per l’esecutivo.  Ad  abbundantiam, Tria ha ribadito un’altra volta che l’Euro non è in dubbio.

A metà  giornata, altro catalyst: dalla riunione Bank of England è emerso che adesso sono 3 i membri a favore di un rialzo dei tassi. Haldane infatti è passato con Mc Cafferty e Saunders. Sulla notizia, la sterlina è balzata contro $, offrendo un traino all’€.
Alle 14.30,  altra sorpresa: prima, dopo una lunga serie di sorprese positive, la  survey Philly Fed di giugno ha deluso (19.9 da 34.4 e vs attese per 29), calando  oltre le  stime. Tra i sottoindici spicca il calo dei new orders (17.9 da 40.6).  In realtà il resto dei sottoindici conferma la robustezza del manifatturiero USA (in particolare il Capex, a 36.5 da 21.6 di maggio).  Ma oramai il mercato si era assuefatto a continue sorprese  positive e cosi il  dato ha fornito il catalyst per una bella correzione del dollaro, che scambiava ai massimi da quasi un anno.
La cosa non è ovviamente piaciuta all’azionario europeo, che ha accentuato le perdite, favorito in questo da una Wall Street a sua volta innervosita dall’abbondanza di turbative (spread, Daimler, borse europee,  volatilità su cambi, possibilità di una fine delle free tax zones per i internet retailers USA).

La chiusura europea vede perdite significative per i principali indici, con il FTSE Mib a guidare il movimento. Brusco allargamento dello spread BTP (+22 bp il 10 anni, +  30 il 2 anni) contro una curva tedesca che ha visto i rendimenti contrarsi significativamente. Continuo a pensare che, con il quadro economico e politico attualmente presente in italia, lo 0.8% offerto dal 2 anni BTP, con lo spread vs il free risk a 140 basis points, sia attraente. Vedrei un calo anche dello spread sul 10  anni, ma li il  richiamo del  carry e del rolldown è meeno forte.
Robuste prese di beneficio su un trade forse nel breve diventato un po’ troppo scontato hanno portato l’e a chiudere sopra 1.16 vs un dollaro in ritirata più  o meno contro tutti.
A poco più di 2 ore dalla chiusura Wall Street perde meno di mezzo punto avendo recuperato parte delle perdite iniziali.

Domani avremo la pubblicazione dei PMI flash di giugno in Giappone Eurozone e USA. Le previsioni per i dati europei (disponibili in questa fare per l’intera area, per Francia e Germania) indicano in generale stabilità (marginale calo per manifatturiero e stabilità per servizi). Personalmente, sono perplesso. Negli ultimi 30 giorni abbiamo avuto l’inasprirsi delle tensioni sullo spread (catturato forse in parte dalle revisioni ai PMi di maggio), l’escalation sul global trade, e ancora dati mediocri. A ciò si può contrapporre in positivo solo il calo dell’€ e, indirettamente, lo  stato  dell’economia US. Sono quindi più propenso ad attendermi un altro calo  aggregato delle  survey.  Ma forse il mercato  lo prezza, almeno in parte.