Nuovi massimi per i principali mercati in chiusura di settimana.

Ieri sera, grazie ad un recupero finale, l’S&P è riuscito a marcare un altro record in chiusura, sia pure di poco (+0.07%) mentre Nasdaq e Dow hanno ceduto marginalmente. Difficile indicare una causa precisa per il recupero, in assenza di sviluppi particolari.
Dopo la chiusura, il capo dei consulenti economici della Casa Bianca, Kudlow, ha dichiarato che le parti stanno interloquendo con cadenza giornaliera e che siamo “agli stadi finali”. Le dichiarazioni hanno prodotto un ulteriore recupero del sentiment, percepibile soprattutto nei futures sull’azionario occidentale e relativi tassi. Francamente, mi pare più un pretesto che non un reale motivo. Da settimane, da parte USA giungono dichiarazioni dai toni costruttivi,  mentre sono i Cinesi ad aggiungere condizioni all’accordo. Inoltre, è il caso di ricordare che a maggio scorso, poco prima di farlo saltare, Trump definì l’accordo “fatto al 95%” . E Mnuchin, ancora a Giugno, disse che il 90% della strada in direzione di un accordo era stata coperta.
Ritengo che il ritorno della costruttività sull’azionario alla fine della settimana, qualunque esso sia, va cercato al di fuori del discorso “trade” come mostra la scarsa dei mercati cinesi verso le news.

Già, perchè il China complex non ha partecipato al rally durante la seduta asiatica, chiudendo flat (Hong Kong e “H” shares) o in calo (CSI300 e Shanghai Composite), e questo nonostante la PBOC abbia iniettato 200 bln di Yuan sotto forma di prestiti ad 1 anno al sistema bancario.  La  Banca Centrale ha giustificato l’intervento con la necessità di garantire liquidità sufficiente in un periodo di pagamento delle tasse. L’intento sarebbe quindi di evitare uno squeeze di liquidità come quello occorso in US per motivi simili ad agosto/settembre).
Naturalmente la situazione ad Hong Kong, dove le manifestazioni sono andate avanti per tutta la settimana, costituisce un grosso freno per il mood. Considerando che per la  prima volta le proteste sono andate in scena nei giorni feriali  (principalmente a causa delle vittime dello scorso week end) il mercato si chiede cosa può succedere in questo week end. Una Commissione del Congresso ha dichiarato che nel caso che la Cina impieghi truppe a Hong Kong, Washington dovrebbe sospendere l’attribuzione dello status speciale attribuito alla ex colonia, con impatto su commercio e sulle relazioni diplomatiche.
A complicare la  situazione, vi sono i progressi del “Hong Kong  human Rights and Democracy Act” che potrebbe essere presentato al Senato la prossima settimana e se approvato ritornare alla camera per la  riconciliazione e essere inviato per la  firma alla Casa Bianca successivamente.
Una sua approvazione potrebbe scatenare una reazione cinese.
Con queste premesse, sorprende poco che l’azionario cinese abbia trascinato i piedi oggi,  al termine di una settimana negativa e in controtendenza.
Meglio gli altri indici, tra cui spicca Seul (+5% a un mese, +12% a 3 mesi) ai massimi da Maggio. La piazza Asiatica è ben correlata con la domanda globale, visto lo status di supercampione dell’export dell’economia sudcoreana, e infatti ad agosto il Kospi scambiava sui minimi da inizio 2016, dai quali ha recuperato quasi il 15%. Un altro segnale del bottom del ciclo manifatturiero globale?

La seduta europea, che ieri aveva chiuso in sordina, sia pure ad una certa distanza dai minimi, è partita con un buon tono, ed i principali indici in discreto guadagno. Coerentemente, i rendimenti core hanno mostrato una tendenza a salire, mentre i bonds periferici hanno recuperato terreno progressivamente. Successivamente il sentiment si è progressivamente assestato in attesa degli eventi del pomeriggio.

Come accennato ieri, in US la settimana si chiudeva con una serie di dati importanti. A prima vista, non è che ci sia molto da festeggiare:
** il NY FED Empire manufacturing di novembre, prima delle survey regionali sul manifatturiero, ha deluso marginalmente (2.9 da prec 4 e vs attese per 6). Ma tra i sottoindici i new orders sono migliorati (+2 a 5.5) e l’employment pure (+2.8 a 10.4). Anche le attese a 6 mesi sono salite (+2.6 a 20.5). A scendere sono stati gli shipments, componente meno dotata di capacità  previsiva.
** Meno brillanti delle attese anche le Retail sales di ottobre, con il dato depurato delle componenti volatili  a +0.1% da precedente -0.1% e vs attese per +0.3%. A supportare il dato “control group” il recupero delle vendite d’auto. Diciamo che il ritmo dei 2 trimestri centrali dell’anno era difficile da tenere, e l’importante è non rallentare troppo.
** La produzione industriale di ottobre ha deluso significativamente (-0.8% da prec -0.3% e vs attese per -0.4%), ma qui c’è lo zampino dello sciopero a GM per parte del mese (-7.1% la produzione auto).

Insomma,  numeri poco brillanti, ma non così malvagi, una volta analizzati nel dettaglio. O così deve aver pensato  il mercato, visto che Wall Street è partita bene, ha accumulato discreti progressi, e a 2 ore dalla chiusura scambia ben sopra il livello di 3.100, finora mai violato in chiusura. Idem per Dow e Nasdaq entrambi su livelli mai toccati finora. In altre parole questo mercato non ha per il momento intenzione di mollare.

La forza degli USA ha condotto l’Europa a chiudere in positivo, con Eurostoxx e Dax a contatto coi massimi di periodo e positivi sulla settimana. Se qualcuno ha accusato i dati macro sotto attese, questo è stato il $ che ha cancellato i progressi della settimana sia come Dollar Index che vs €.
Moderato il  rimbalzo dei rendimenti core, e  spettacolare quello del BTP il cui rendimento è calato sul 10 anni più di quanto era salito ieri. Visto che la price action violenta di ieri pomeriggio era giunta al termine di una fase di indebolimento durata vari giorni, mi aspettavo un po’ di stabilizzazione e di ricoperture di fine settimana, ma l’entità mi ha francamente sorpreso, come a molti, anche perchè giunta in assenza di news particolari, mi pare. Con l’ILVA siamo sempre in alto mare e il ricorso dei commissari non cambia molto le cose. Come noto non è tanto il problema pratico, che può essere risolto eventualmente con il ricorso ad una cordata analoga a quella sconfitta ai tempi da Mittal. E’ l’impatto sul Governo il problema. Ma, come dicevo ieri, non erano tanto gli sviluppi quanto il loro impatto su un quadro tecnico di mercato pericolante a creare la debolezza. La situazione dovrebbe comunque restare volatile i prossimi giorni.

Se il fatto che i principali indici azionari stiano facendo massimi (laddove storici, laddove poliennali) a raffica è un aspetto tecnico positivo rilevante, bisogna notare che i segnali di cautela di breve si stanno accumulando. Per fare un rapido sunto,
1) L’ ipercomprato di breve è considerevole, con il RSI daily sopra 70 o vicino per i principali indici
2) La volatilità implicita (vix e vix structure) e quella realizzata sono molto basse (da un mese non abbiamo variazioni oltre l’1%, ne una perdita superiore allo 0.4% sull’S&P 500)
3) la partecipazione dei titoli al rally sta calando. L’Advance Decline Breadth mostra che il gruppo delle azioni che guidano il rialzo si assottiglia.
4) gli indicatori di sentiment come il put/call ratio etc etc segnalano eccesso di confidence di breve (la differenza tra Smart e Dumb confidence di Sentimentrader è del 60%)

Il risk reward di stare pienamente investiti con letture di questo tipo è storicamente scarso, e anche quando i mercati proseguono il cammino, solitamente ulteriori progressi vengono successivamente cancellati da correzioni successive. Oppure gli eccessi vengono fatti rientrare con movimenti laterali.

Anche in presenza di un contesto costruttivo, come mi appare quello attuale, la prudenza consiglia, a  mio modo di vedere, di utilizzare le  prossime sedute per prendere progressivamente un po’ di profitto, e attendere un consolidamento o una correzione, oppure un rientro di molti di questi indicatori, per aumentare nuovamente il peso.