La distensione USA-Iran e l’ottimismo FED spingono l’azionario a nuovi record.

Ieri sera, la  notizia che alcuni missili hanno impattato vicino all’ambasciata USA a Bagdad hanno limato un po’ la performance di Wall Street nel finale, ma i futures si sono rapidamente ripresi dopo la chiusura del contante.
In effetti i dettagli delle news sembrano confermare che le parti tutto vogliono tranne un escalation dello scontro, per il momento. Fonti iraniane rivelano che la rappresaglia dell’altra notte sarebbe stata calibrata in modo da evitare vittime. Il Vicepresidente USA Pence ha dichiarato che i servizi segreti USA hanno indicazione che l’Iran sta diramando alle varie milizie indicazioni di non attaccare obiettivi americani. Con questo newsflow, non c’è tanto da stupirsi che le mosse a protezione dei portafogli messe in atto dagli operatori stiano venendo precipitosamente smontate. Questo è quel che si nota dalla price action dell’azionario da un lato e dei bonds, delle divise e dei beni rifugio, nonchè del petrolio.
Personalmente, dubito che gli effetti sulle relazioni USA – Iran di un eliminazione premeditata e pubblica di uno dei principali esponenti del regime islamico possano rivelarsi così effimeri, anche perchè si tratta di un atto eclatante, ma che giunge al culmine di una lunga serie di schermaglie. E’ quindi assolutamente possibile che la  situazione si calmi per un po’, ma dubito fortemente che andremo verso una distensione.

Naturalmente, stamattina il sollievo è stato ben visibile sui mercati asiatici, che avevano chiuso ore prima dell’intervento tranquillizzante di Trump. I principali indici hanno chiuso tutti abbondantemente in positivo più che recuperando le perdite di ieri. I mercati cinesi sono corsi a prezzare i provvedimenti annunciati ieri per il financing delle piccole e medie aziende, con Chinext a tirare la volata agli altri mercati. Tra l’altro l’inflazione cinese di Dicembre è uscita stabile al 4.5%, contrariamente ad attese di ulteriore salita, grazie ad un rallentamento dei prezzi del maiale (da 110% anno su anno a 97.%), per cui gli ostacoli eventuali ad una politica monetaria espansiva diminuiscono. Anche se la premessa era che la food inflation causata dalle morie negli aleevamenti non è del tipo che si combatte coi tassi.
Devo ancora riprendere le misure all’economia dopo la pausa (ammettendo che una simile impresa sia possibile) ma il catch up delle “A” e delle “H” shares rispetto agli altri mercati mi pare abbia altro cammino da fare.

L’apertura europea è stata gratificata anche di un rimbalzo della produzione industriale tedesca di novembre (+1.1% vs attese per +0.8% e con il dato di ottobre rivisto da -1.7% a -1%). Sarà per quello che il Dax ha outperformato gli altri indici europei oggi? Probabilmente vi hanno contribuito anche la debolezza dell’€, e  il quadro tecnico, col superamento della resistenza in area 13.400 punti.
Un po’ di attenzione ha destato l’annuncio che il Vicepremier cinese Liu He andrà a Washington la prossima settimana per firmare la fase 1 dell’accordo. Alcuni hanno notato che l’assenza del Presidente cinese implica che la stretta di mano tra Trump e Xi non ci sarà, ma l’aspetto più rilevante è se ci saranno schermaglie finali prima della firma, con alcuni media a osservare che forse la Cina ha già iniziato a disattendere gli accordi.
In ogni caso la mattinata è partita con un buon tono in Europa, con i principali indici a fare i massimi a metà mattinata, e con i rendimenti in rialzo, messi sotto pressione dal risk appetite, dallo smontamento delle posizioni di hedge, e dalla brusca ripartenza del mercato primario, con le aste tedesche ieri, e quelle francesi e spagnole e USA oggi. E poi domani c’è il Labour market report USA di Dicembre, le cui attese sono state degnamente alzate dall’ADP di ieri (sulla quale nutro dubbi rilevanti).
Insomma un cocktail deleterio per i bonds eurozone, che il BTP ha apparentemente schivato grazie in parte ad una vicenda specifica:  al momento di depositare in Cassazione le firme per il Referendum sulla legge costituzionale di modifica del numero di Parlamentari, il ritiro di alcune firme ha costretto ad un rinvio. Il Comitato ha tempo fino a lunedì per trovare le firme mancanti, pena l’entrata in vigore della riforma. Poichè il Referendum era visto come una causa di aumento delle probabilità di elezioni anticipate, visto che offriva l’opportunità di votare ancora con la vecchia legge, la sua messa in dubbio, proprio nella giornata in cui questo doveva diventare ufficiale, riduce, a margine i motivi di instabilità politica. Difficile quantificare l’effetto, ma sta di fatto che dall’estero sono pervenuti acquisti in particolare nel segmento 5 anni, penalizzato i giorni scorsi. Vedremo se entro lunedì il quorum si ricostituirà, anche perchè le ultime notizie sono che la Lega potrebbe fornire le firme mancanti.

A metà giornata alcune headline più bellicose da parte iraniana hanno lasciato pressochè indifferenti i mercati.  SENIOR IRANIAN GUARDS COMMANDER SAYS MISSILE ATTACKS ON U.S. TARGETS STARTED OPERATION THAT WILL CONTINUE ACROSS REGION – STATE TELEVISION.

Siamo così arrivati al primo pomeriggio, quando, in assenza di dati particolarmente significativi (i sussidi di disoccupazione settimanali sono scesi più delle attese) ci ha pensato il discorso del Vice Presidente Fed Clarida a dare argomenti di discussione. Clarida ha dichiarato che grazie alla “tempestiva” (e abbondante, aggiungerei) azione della Fed l’economia USA è “ben messa”. Il quadro positivo dovrebbe continuare, grazie ad un calo dei problemi e rischi globali. Non vi sono segnali di accelerazione dell’inflazione, e quindi, sebbene nulla sia stabilito, non c’è necessità di rimuovere i tagli dei tassi effettuati. Infine, nel corso d’anno le operazioni di repo che si sono rese necessarie per eliminare le tensioni sui tassi monetari dovranno essere gradualmente eliminate, in quanto egregiamente sostituite dall’acquisto dei T-Bills (il cosiddetto “non-QE”). Ma probabilmente la conduzione si dovrà protrarre almeno fino a aprile, periodo in cui la richiesta di liquidità è elevata per il pagamento delle tasse.
Che sintesi si sarà fatto il mercato di questo intervento? Le cose vanno bene, ma politica monetaria resterà stabile e la Fed continuerà a mantenere ampia liquidità e il bilancio in espansione. Così l’azionario ha
macinare, e il livello di rischio percepito, misurato da Oro, yen, tassi e petrolio ha continuato a ridursi.
La chiusura europea riflette questo stato di cose, con gli indici in recupero (il Dax a contatto coi massimi storici, Milano ai nuovi massimi da metà 2018), i rendimenti tutti in rialzo tranne i BTP e la Grecia, e lo spread conseguentemente in discreto calo, come Oil e oro. Il Dollaro, in attesa dei payrolls, ha recuperato ancora, ma la quotazione vs € è rimasta sui livelli di ieri.

Poco dopo la chiusura, Wall Street ha messo un po’ di distanza dai massimi di seduta (e storici), non foss’altro perchè la  salita, dal minimo raggiunto dai futures con la rappresaglia dell’altra notte, è stata del 3% in 36 ore. Anche se si è parlato di un missile (*ROCKET HITS NEAR BALAD AIRBASE NORTH OF BAGHDAD: SUMARIA) cosa che ha ridato un minimo di supporto all’Oro e ai treasuries, complice una buona asta 30 anni.

Stiamo per entrare nel pieno dell’earning season USA. E’ interessante notare come il recente rally, eventualmente con la collaborazione di un consenso alquanto pessimista in autunno, ha imposto nelle ultime settimane agli analisti un bell’adeguamento alle stime, inducendoli ad alzare i target a ritmi senza precedenti negli ultimi 10 anni (dati di Sentimentrader.com).

Questo tipo di “herd mentality” degli analisti ha portato in media a performance decisamente scarse nei mesi successivi. Ma la statistica è inquinata dal fatto che il gruppo più nutrito di giorni in cui la guidance è stata alzata a più di 100 azioni lo abbiamo nel gennaio 2018, e li poi sappiamo come è andata a finire.
Il caso opposto, ovvero quando il branco si lancia a downgradare, è molto più univoco nel mostrare performance positive.
La conclusione è che quando situazioni di mercato creano tra gli analisti –  che dovrebbero basarsi solo su economics – episodi di “group thinking”, solitamente vale la pena di tenerne conto come un contrarian indicator, specie se si tratta di una corsa ad abbassare i target.