Improvvisa fiammata di volatilità sui mercati azionari.

La giornata che non ti aspetti, nel bel mezzo di una settimana piena di dati ancora da scoprire. Andiamo con ordine, come al solito.
La seduta è iniziata con un mood contrastato in Asia, e un attività ancora a scartamento ridotto, a causa delle chiusure di Tokyo e mercati locali cinesi (“A” shares) che riapriranno entrambi giovedì. Hong Kong, le “H” shares, Seul, Sydney e Jakarta hanno messo a segno moderati rimbalzi. Male Taiwan, depressa da un cluster di Covid di 26 casi (beati loro) in un hotel. D’altronde, nell’isola si sono avuti solo 1145 casi e 12 morti dall’inizio della pandemia. E male  anche Mumbai sempre tartassata dai casi.
Uno sguardo ai grafici conferma il quadro di progressivo miglioramento nei paesi industrializzati. Anche l’India comincia a mostrare una sorta di appiattimento. Israele ormai ha una media a 7 giorni di 8 casi per milione.


Gli USA stanno mostrando una certa riluttanza dei casi a scendere. In termini di casi per milione, sono sui livelli della Spagna, quasi. Ma come si nota dal grafico sotto, gli Stati uniti stanno a una settimana circa dal superare il livello del 50% di vaccinati con una dose, livello che in Israele ha condotto al calo finale ( vedi lampi del 22 Aprile  link ).


In Europa si nota l’accelerazione della Germania, al 28% quasi di vaccinati con una dose,  e il resto d’Europa che segue  tra il 22 e il 24%. Metà maggio e gli over 65 dovrebbero essere in larga parte  vaccinati più  o meno ovunque, nel vecchio continente.

Con queste premesse, la seduta europea è partita bene, anche se il Dax ha faticato fin dai primi scambi e ha finito con lo zavorrare gli altri indici, che si sono assestati dalle parti della parità.  In moderata salita i rendimenti, cosa che è stata salutata positivamente dalle banche, ancora in grande spolvero stamattina. Sul fronte cambi, in recupero il Dollaro,  con l’€ che è andato a lambire 1.20 prima di trovare supporto. Bene le commodities, trainate dal petrolio.
Questo sentiment moderatamente costruttivo si è bruscamente interrotto a metà  giornata quando una massiccia vendita di futures S&P 500 alle 13.39 (oltre 8.000 contratti in meno di un minuto, a quanto riferito da Bloomberg, pari a un controvalore di 1.6-1.7 miliardi di $) ha prodotto un mini crash di una ventina di punti. Il movimento è prontamente riverberato, con gli interessi, sugli indici europei, che hanno preso a cedere terreno rapidamente, lasciando gli operatori a cercare freneticamente la causa dell’improvvisa debolezza.
Dopo aver debitamente scandagliato i media e i social, l’unica headline che si prestava a produrre un movimento di qualche tipo era una violazione dello spazio aerero di Taiwan da parte dei Cinesi.
**CHINESE MILITARY AIRCRAFT ENTERED TAIWAN’S ADIZ MAY 4
Francamente, ben in pochi hanno davvero creduto che un fatto del genere, recentemente avvenuto quasi con cadenza giornaliera, possa aver causato flussi di questa entità. L’assenza di una causa evidente ha quindi alimentato ulteriore nervosismo. Così nel primo pomeriggio la price action ha preso tutte  le caratteristiche della risk aversion conclamata, con azionario in indebolimento, tassi in calo e Dollaro e oro in recupero.

Sul fronte macro, in US, in attesa dei dati pesanti dei prossimi giorni, 2 pubblicazioni:
** il trade balance di marzo è uscito totalmente in linea con le attese, in aumento di quasi 4 miliardi a 74.4 bln, nuovo record storico, a mostrare, se ce ne era ulteriore bisogno, l’impatto dello stimolo fiscale sulla bilancia commerciale, e quindi sulla domanda globale di beni. Le importazioni USA sono al momento 30 bln più alte del livello pre Covid, mentre le esportazioni sono leggermente superiori al livello pre Covid. Sfido io che le tariffe degli spedizionieri sono esplose.
** I factory orders di marzo sono usciti leggermente più bassi delle attese (+1.1% vs +1.3% atteso) ma la revisione di febbraio (da -0.8% a -0.5%) più che compensa. Depurato dei trasporti il dato è anche migliore (+1.7% vs attese per +1.8% da -0.2% di febbraio,  rivisto al rialzo di 0.4%).

Ma oggi il focus era altrove. L’apertura di Wall Street è  avvenuta in negativo, e gli indici hanno rapidamente accumulato un passivo consistente, imponendo agli indici europei un ulteriore gamba ribassista che ha visto il Dax cedere oltre il 2%. Coerenti gli impatti su tassi,  spread e metalli preziosi, mentre il Petrolio ha continuato il  suo rally solitario.
Poco dopo le 17 sui media finanziari sono giunte alcune dichiarazioni prese da un intervento della Yellen ad un virtual event di The Atlantic. Il Segretario del Tesoro, in un discorso pre registrato,  avrebbe dichiarato, secondo le trascrizioni, che i tassi forse dovranno salire un po’  per evitare il surriscaldamento dell’economia causato dalla spesa fiscale.
*YELLEN SAYS RATES MAY HAVE TO RISE TO STOP ECONOMY OVERHEATING
*YELLEN: REALLOCATION MAY RESULT IN SOME SMALL INCREASES IN INTEREST RATES*
* YELLEN: EXPECTS TO BE IN AN ENVIRONMENT OF LOW INTEREST RATES FOR SOME TIME BUT STILL NEED TO MAKE SURE DEFICITS REMAIN ‘MANAGEABLE’
*YELLEN: EXPECTS TO BE IN AN ENVIRONMENT OF LOW INTEREST RATES FOR SOME TIME BUT STILL NEED TO MAKE SURE DEFICITS REMAIN ‘MANAGEABLE’

Ecco quà delle headline in grado di causare discreti flussi di vendita. Peccato  che siano arrivate più  o meno a cose fatte. Certo, nel immediato l’S&P 500 ha aggiunto qualche frazione di punto di perdita. Ma in realtà, al momento si trova più o meno sui livelli delle 17 italiane, se non un po’ sopra. Certo, i Treasuries hanno perso un po’ di forza, con la curva che tende ad appiattirsi. E i preziosi ora cedono terreno.
Ma cosa ha detto la Yellen? Dalle headline non è chiaro se parla di rialzo dei Fed Funds ad opera del FOMC, come sembra abbia intuito il mercato, o di rialzo dei rendimenti. Di sicuro, sembra un ammissione che lo stimolo fiscale in grandi quantità può avere effetti di surriscaldamento. Mica male per una che nel Week End aveva detto di non ritenere che l’inflazione sarebbe stata un problema.
( Yellen: Biden’s Phased-in Spending Plan Won’t Fuel Inflation link ).
Vale forse la pena di osservare che la Yellen non è più la Presidente FED, e quindi, ammesso e non concesso che abbia inteso parlare di politica monetaria, si tratta di un parere autorevole ma non di una personalità coinvolta direttamente nelle decisioni.
Considerando che l’intervento è  stato registrato ieri e riprodotto oggi, la price action delle  13.39 italiane (7.39 USA) desta qualche sospetto. Vuoi vedere che qualcuno sapeva in anticipo dei contenuti, e si è portato avanti, alimentando il mini crollo? A ipotizzarlo non sono io, ma Crise, l’editorialista di Bloomberg. Questo spiegherebbe non tanto la discesa, che non deve necessariamente stupire, ma le modalità con cui è avvenuta, ovvero in maniera estremamente improvvisa ma priva totalmente di catalyst.
La chiusura europea vede perdite significative sui principali indici, anche se le entità possono variare di parecchio (Dax -2.5%, Milano -1.8%, Madrid -0.9% Parigi .0.7%). Dal punto di vista dei settori, solo le risorse naturali sono in positivo, e l’Energy è quasi flat, mentre la maglia nera è equamente divisa tra tech e auto. Rendimenti in calo, e spread in rialzo completano il quadro di risk aversion mentre il Dollaro resta in recupero sui principali cross. Bene il petrolio, unica incoerenza del quadro.
Wall Street ha recuperato un po’, dopo la chiusura europea. Il Nasdaq resta però pesantissimo, e questo nonostante i rendimenti non stiano salendo, anzi.

Quali sono le prospettive di breve? Dal punto di vista fondamentale, non vi sono particolari scogli. Certo, le attese per i payrolls di Aprile in pubblicazione venerdì in US sono elevatissime. Ma i segnali sono molto promettenti. E comunque, se uscisse un dato deludente, che credibilità avranno le preoccupazioni sui tassi alimentate per ultima dalla Yellen? L’ha detto Powell che l’occupazione è praticamente l’unico parametro FED. Certo, se esce un dato fortissimo, si potrà parlare di annunci di tapering a giugno. Ma sarà un ulteriore segnale di forza dell’economia.
Se effettivamente il calo ha almeno in parte a che vedere con la Yellen, la probabilità di un rientro del movimento è maggiore. Ovviamente una correzione di qualche punto percentuale non necessita di particolari modifiche del quadro macro per manifestarsi. Specie quando si viene da un Aprile stellare come questo, per gli USA. L’Europa, al solito, è un discorso a parte. L’aprile non è stato così positivo (Milano è addirittura scesa) ma l’azionario continentale, al solito, è più fragile e volatile. Peraltro, i motivi per scendere sono ancora più scarsi che per gli USA. L’economia sta accelerando, le riaperture sono in arrivo e il mercato è meno iperesteso. Vorrà dire che se la correzione procede, l’opportunità di acquisto sarà ancora migliore.
Sul fronte tecnico, le figure che si stanno disegnando sui grafici non sono per nulla invitanti (rinvio a domani il quadro, quando avremo la chiusura USA e gli eventuali follow through in EU). Ma recentemente giocarsi le rotture ribassiste non ha pagato.