Impatto scarso del FOMC sui mercati

Un FOMC incerto e combattuto.
Questo è quanto emerge da  statement e Conference di Powell ieri sera.
Come da attese, la Fed ha tagliato i tassi di 25 bps. Già qui si sono intuiti i contrasti, con Rosengren e George contrari al taglio e Bullard che invece avrebbe voluto 50 bps. Ad agitare il mercato (poco, per gli standard del FOMC) le divisioni emerse nella Dot Plot. Infatti la mediana dei Fed Funds per il 2019 non è cambiata, e continua a indicare nessun ulteriore movimento, ma la  distribuzione dei “dots” indica che 7 dei 17 membri progettano un ulteriore taglio, mentre 5 indicano un livello di 25 bps superiore a quello attuale. Per il 2020, 8 membri proiettano un taglio e 7 un rialzo.
In sostanza, in aggregato le projections indicano tassi stabili per 15 mesi (contro i 4 tagli prezzati dal mercato), e si percepisce un ampia dispersione all’interno del Committee (un membro addirittura indica a fine 2020 fed funds 50 bps superiori al livello attuale). L’esistenza di un nutrito gruppo di “falchi” nel FOMC rende l’outcome in una certa misura deludente, per mercati che prezzano ancora così tanto easing.
Su una nota più accomodante, Powell ha aperto alla ripresa di acquisti di treasuries (il cosiddetto “light QE”) in misura sufficiente a mantenere stabili le riserve bancarie. La decisione potrebbe essere presa al FOMC di ottobre.
Il Presidente della Fed è stato più neutrale della volta scorsa, rifiutandosi di chiarire se ritiene ancora di portare avanti  un aggiustamento di metà ciclo, oppure un vero e proprio ciclo di easing. Un modo per sottolineare che la situazione resta incerta, nonostante i fondamentali dell’economia USA restino solidi, e che quindi la politica monetaria sarà estremamente “data dependant”.
Che poi è un modo per depotenziare le projections della Dot Plot. Non che ce ne fosse un bisogno estremo, visto di quanto la politica monetaria si è discostata da esse, negli ultimi anni.

Inizialmente il mercato ha reagito, al risultato meno dovish delle attese. L’azionario ha accumulato perdite per un punto percentuale, i tassi sono saliti, il dollaro ha recuperato e i metalli preziosi hanno stornato. Successivamente, la retorica di Powell ha ridato fiato all’azionario (l’S&P ha chiuso a +0.03%) e a fine seduta solo tassi a breve e metalli preziosi portavano tracce tangibili del FOMC. Uno dei FOMC più tranquilli del recente passato.

Stamattina in Asia la situazione era contrastata ma la price action quieta. La Bank of Japan non ha modificato la politica monetaria, ma è stato annunciato un riesame di prezzi ed economia per il prossimo mese, e si è notato che i rischi derivanti dal quadro internazionale sono aumentati. Kuroda ha dichiarato che la BOJ ha più spazio dell’ECB, ma che una curva dei tassi più ripida sarebbe desiderabile, cosa che ha fatto rafforzare un pò lo yen, ma Tokyo non ne ha risentito.
Hong Kong, per contro, sembra continuare a risentire dell’avanzata, al Congresso USA, del progetto di legge denominato “Hong Kong democracy and human right act”, che prevede monitoraggi ed eventuale erogazione di sanzioni. Il bill, che potrebbe venire approvato la prossima settimana, è sponsorizzato da entrambi i partiti e arriva in un momento delicato, in cui USA e Cina stanno per incontrarsi di nuovo. Pechino non accetterà di buon grado ingerenze su quello che considera proprio territorio. Quindi le “H” shares hanno sofferto, ma le “A” shares invesce hanno performato, trainate dalle small caps. Tra gli altri indici bene Seul e male, ancora, Mumbai.

L’apertura europea ha visto le borse mostrare una moderata soddisfazione per lo scampato pericolo. A trainare gli indici generali, le banche, che si sono inizialmente giovate del moderato rimbalzo dei rendimenti. In assenza di dati significativi, la mattinata è trascorsa tranquilla.
Una certa attenzione ha attirato in mattinata la circostanza che la prima delle 7 TLTRO ECB ha visto domanda per soli 3.4 bln da  parte di 28 banche, vs attese per quantitativi da 5 a 20 volte superiori. Va detto che le banche hanno applicato ad agosto, prima di avere certezza del miglioramento delle condizioni operato dall’ECB all’ultimo meeting. La notizia ha provocato uno scarto del rendimenti in particolare del BTP, successivamente riassorbito. Le  banche non hanno fatto una piega.

Nel primo pomeriggio, il Philly Fed, seconda survey manifatturiera regionale di settembre, ha mostrato un rallentamento inferiore delle attese (12.0 da prec 16.8 e vs stima di 10.5). Tra i sottoindici spicca l’avanzata dell’employment (+12.2 pti a 15.8), mentre i new orders restano alti (24), ma loutlook cala (-11.8 pti a 20.8). In generale un livello accettabile che indica un possibile rimbalzo dell’ISM manufacturing a fine mese. Sempre su livelli frizionali i jobless claims settimanali.

Wall Street è partita bene accunulando un po’ di progressi con un trading alquanto tranquillo. Per l’Europa un altra seduta positiva, che porta l’Eurostoxx a chiudere in corrispondenza dei massimi dell’anno.
In giornata il rialzo dei rendimenti è evaporato, mentre i cambi si sono mantenuti nei recenti range.

Superato lo scoglio FED, il quadro tecnico a Wall Street si fa interessante. L’S&P sta lavorando sopra tutte le principali medie mobili, è al cospetto della resistenza costituita dai massimi di fine luglio, non è particolarmente in ipercomprato, e ieri ha dato un segnale di forza recuperando le perdite post FED.

E’ possibile che un superamento di quota 3.030 tiri dentro un po’ di investitori, tra cui i tipici “trend follower” come i CTA, che sembrano abbastanza scarichi. Viceversa, un fallimento lo riporterà a contatto con 2950 che dovrebbe costituire un buon supporto, essendo formato da 3 medie più la  parte alta del range di agosto.
La costruttività del quadro è aumentata dal fatto che altri indici, come il Nasdaq o anche l’Eurostoxx sono in condizioni simili.