Il newsflow sui rapporti USA – Cina continua a peggiorare e i mercati si spaventano.

Ieri sera, Wall Street ha messo a segno un recupero clamoroso, chiudendo perdite pari a 1/4 di quelle mostrate in apertura (S&P 500 a -0.44% vs un livello di apertura di -1.61%). Alla base del recupero, apparentemente, la percezione che le trattative continuano, nonostante le schermaglie. Detto questo, l’impressione personale è che vi abbia avuto un ruolo il folgorante momentum del mercato. La rapidità con cui era rientrata la mini correzione post FED ha indotto gli operatori a gettarsi su questo secondo “dip” con estrema rapidità.
In verità, parte del rimbalzo è stato cancellato immediatamente alla riapertura dei futures, nei primi istanti della seduta asiatica, in quanto nel frattempo erano giunte le dichiarazioni di  Lighthizer e Mnuchin:
** i dazi sui 200 bln di merci importate dalla Cina saliranno alla mezzanotte di venerdì.
** il motivo della mossa è che nel week end sarebbe giunta da Pechino una nuova bozza di accordo nella quale alcuni impegni precedentemente concordati sono risultati ridotti o addirittura scomparsi. Il contenuto dell’accordo ne risulterebbe “drammaticamente impattato”. Gli USA non hanno intenzione di ritornare si contenuti già definiti
La Cina, dal canto suo, ha scelto un approccio misurato. E’ stato notato che gli USA non sono nuovi a bruschi cambi di stance, e si è auspicato che le trattative continuino. Le Autorità stanno evitando accuratamente un escalation di retorica. Sui media ufficiali sono comparsi numerosi editoriali il cui succo è :
** l’economia cinese è sufficientemente robusta per sopportare qualunque risultato delle trattative, compreso una temporanea interruzione dei colloqui, e l’impatto dei dazi è comunque gestibile
**  Dalle guerre commerciali nessuno esce vincitore. La Cina non cederà sulle questioni fondamentali e difenderà gli interessi nazionali.
** In ogni caso questa “svolta a 180” gradi degli USA non interromperà le trattative. Per il momento non si parla di rappresaglie.

La coda della seduta asiatica si è giovata della conferma ufficiale del viaggio di Liu He a Washington, il 9 e 10 maggio. La headline, comparsa alle 8.20, è giunta in tempo per dare una sferzata ai languenti mercati cinesi (e Taiwan), concedendogli una chiusura in moderato recupero. Ciò detto, del resto degli indici dell’area, solo Sydney ha mostrato un segno positivo. Gli altri non si sono potuti giovare delle news, o perchè hanno chiuso troppo presto (vedi Tokyo, al rientro da 6 sedute di chiusura per festività) o troppo tardi, come Seul e Mumbai.
Già, perchè l’effetto della conferma del viaggio di Liu He, peraltro atteso, è durato il tempo dell’apertura europea, o poco più. A metà mattinata, il bad mood aveva già ripreso piede sui mercati continentali, spingendo i principali indici in rosso, ad eccezione di Milano. A Piazza Affari, una sorprendente forza delle small caps ha fatto pensare a qualche program trade di discreta entità in acquisto in mattinata.
Sul fronte macro, i Factory orders tedeschi hanno mostrato un rimbalzo assai debole a Marzo, dopo la debacle di Febbraio (+0.6% da prec -4% e vs attese per +1.4%). La variazione trimestre su trimestre è di un rotondo -4.1% (anche Gennaio era stato orrendo), la peggiore dal primo trimestre del 2009. Non depone granchè bene per la produzione industriale del secondo trimestre.

Le attese revisioni della crescita per l’Area Euro della Commissione EU, pubblicate a metà giornata, hanno visto una limatura di 0.1% sia per il 2019 che il 2020, rispettivamente a 1.2% e 1.5%. Il taglio più robusto, per l’anno in corso, se lo becca la Germania (da +1.1% a 0.5%) ma è all’Italia che viene indicato il tasso di crescita più basso (+0.1%). Rivisto anche il deficit italiano, a 2.5% per il 2019 e 3.4% nel 2020 (senza considerare l’eventuale aumento dell’IVA o la copertura della clausola di salvaguardia). Completa il quadro il debito/pil, proiettato a 135%.
Nulla di particolarmente nuovo, intendiamoci. Anzi le indiscrezioni circolate i giorni scorsi riportavano anche numeri peggiori. Peraltro, i PMI servizi e composite di ieri hanno mitigato la positività emersa dal GDP del primo trimestre e dal PMI manifatturiero. Il report è coerente con una moderata contrazione dell’attività economica (-0.1%/0.2%), e questo senza mettere in conto eventuali effetti del nuovo irrigidimento tra USA e Cina.

La pubblicazione del report della Commissione raramente si rivela un market mover. Oggi, però, su un sentiment già fragile, ha indotto un ulteriore peggioramento. A infastidire ulteriormente il mood sono intervenute indiscrezioni di Market News secondo cui consulenti imprecisati del Governo cinese ritengono che se l’aumento dei dazi verrà implementato, i negoziati potrebbero prolungarsi fino all’anno prossimo.
Quando anche il più autorevole Politico.com si è messo a soffiare sul fuoco, gli indici hanno mollato gli ormeggi e la seduta si è trasformata in una disfatta. Le indiscrezioni raccolte dal sito US narrano che Trump sarebbe quanto mai determinato ad alzare i dazi, in quanto convinto che i Cinesi abbiano da perdere più degli USA, e  assolutamente contrario a permettergli le tattiche dilatorie usate in passato. Un po troppo per un mercato che fino a sabato era convinto che avrebbe festeggiato il deal entro settimane, e che ieri si era fatto coraggio raccontandosi che era solo tattica negoziale.

Così le perdite si sono rapidamente accumulate sui 2 lati dell’oceano, e la chiusura europea assomiglia molto a quelle messe in scena nel quarto trimestre del 2018, coi principali indici in calo ben oltre il punto percentuale (ad eccezione di Milano e Madrid), i tassi core in marcato calo, e lo spread in significativo allargamento. Deboli anche le commodities, mentre i classici safe heaven assets (yen, oro) hanno performato bene.
Riguardo la Brexit, le ultime news rivelano che la May sarebbe assai scettica sulla possibilità di raggiungere un accordo con Corbyn. Il Vicepremier Lidington ha confermato che le elezioni europee si terranno in UK, cosa che leva incentivo alle parti ad accordarsi visto che non ci sono più chances di evitarle.

Sul fronte tecnico, i grafici cominciano ad avere un aria “decadente”. Sul S&P l’engulfing pattern illustrato giorni fa ritorna in auge, perchè l’indice non è riuscito a cancellarlo, facendo nuovi massimi. La media mobile a 20 giorni è stata bucata e, visto l’impeto odierno, il primo target sembra essere 2850, dove passa la media mobile a 50 giorni e il supporto ex resistenza bucata a inizio aprile.

Su Eurostoxx, invece la figura di ieri, con corpo breve e ombra lunga (movimento di ribasso correetto in giornata) rappresenta un altro segnale di inversione di breve, ovver l’hanging man, del quale oggi abbiamo una sontuosa conferma.