Il cambio di stance della Fed supera le attese del mercato.

Troppa grazia, San Jay Powell (SemiCit.)
Il consenso si attendeva che il FOMC ratificasse il cambio di stance apparso nella retorica del Presidente e dei vari membri, dopo la fiammata di volatilità sui mercati di dicembre. Personalmente, avevo timore che, alla prova dei fatti, e visto il rientro della volatilità occorso nelle ultime settimane, il mercato andasse incontro ad un moderato disappunto.
Tutt’altro.
L’arietta accomodante che soffiava di recente nei discorsi ufficiali di Powell e collaboratori è diventata un tornado al meeting di ieri sera.
Vediamo rapidamente i fatti.
Nello statement vi sono vari elementi che suggeriscono una stance ormai pienamente neutrale:
** il giudizio sull’attività economica è stato ridotto da “strong” a “solid”
** la nozione che il Committee giudica appropriati alcuni ulteriori rialzi è stata completamente rimossa.
** rimossa anche la notazione sui “rischi bilanciati” per l’economia
** E’ stata aggiunta una notazione secondo cui alla luce degli sviluppi economici e finanziari globali, e delle ridotte pressioni inflazionistiche, la Fed sarà “paziente” nel giudicare i necessari aggiustamenti ai tassi. L’assenza di un indicazione di direzione degli aggiustamenti è voluta, a indicare che i tassi potrebbero anche scendere.
** In una comunicazione separata, si è dichiarato che il livello delle riserve bancarie sarà mantenuto alto, in modo da non dover essere modificato. Quindi implicitamente è stato segnalata un interruzione anticipata della balance sheet reduction. Si è inoltre stabilito che la normalizzazione del bilancio può essere modificata alla bisogna in ogni suo parametro (i.e. non è più col pilota automatico). E il bilancio resta a disposizione per in caso serva una politica monetaria più accomodativa.

L’attesa conferenza non ha aggiunto granchè ad uno Statement già assai più accomodante delle attese. Powell ha dichiarato che la ratio per alzare i tassi si è un po’ indebolita, e confermato che al momento i tassi sono a livello “neutrale”. La durata della pausa verrà decisa dai dati, mentre la fine della riduzione di bilancio verrà approcciata con molta cautela e gradualmente, il che lascia intendere che avremo un rallentamento del ritmo.

Più che “data dependant” la Fed di Powell mi pare nella migliore delle ipotesi “global data dependant”, ma anche un po’ market dependant.
Di fatto, è difficile trovare nei dati USA materia per una svolta di queste dimensioni, rispetto al FOMC di dicembre. Vero, le misure di inflazione si sono indebolite, e i dati sull’attività economica hanno perso un po’ di brillantezza. Ma i fondamentali restano robusti. Lo stress sui mercati osservato a fine 2018 ha senz’altro costituito un fattore di inasprimento delle condizioni finanziarie. Ma l’impatto era già stato contenuto dalla recente modifica della retorica.
Quel che è certo, è che la situazione internazionale sembra avere un peso maggiore nella funzione di reazione della Fed di Powell, rispetto ai predecessori, che pure la tenevano in conto.

Resta sempre la considerazione “storica” che la prudenza di Powell può derivare dalla maggiore visibilità sulle prospettive del ciclo US/Globale di cui dispone dalla sua posizione privilegiata (i.e. cosa sa lui che noi non sappiamo?). Ma, nella mia esperienza, considerazioni di questo genere non hanno mai portato molto lontano, onestamente.

Aggregando il tutto, se ne ricava l’impressione il pericolo costituito dalla FED per l’economia e i mercati globali sia stato, una volta di più, sopravvalutato. Mai fidarsi di una Banca Centrale che fa la dura. Alla fine cederà sempre alle forze di mercato.
In generale, rispetto a un paio di mesi fa, 2 delle principali banche centrali globali (FED e PBOC) hanno significativamente modificato la stance, mentre una terza (l’ECB) si è limitata a dichiarare che la situazione è cambiata, ma non ha ancora intrapreso passi concreti. Difficilmente però Draghi potrà opporsi al vento. E’ probabile che per lo meno una nuova TLTRO sarà segnalata entro breve.

L’effetto sui mercati è stato coerente. Wall Street ha accelerato, chiudendo con una performance rotonda (+1.5%), e nuovo massimo dell’anno. Il Dollaro ha perso completamente supporto e i tassi USA hanno corretto sulla curva.

Naturalmente, le novità sono risultate gradite all’area asiatica, stanotte. Una Fed più accomodante e attenta alla situazione internazionale è l’ideale in particolare per le economie emergenti. Le performance più robuste sono state messe a segno da Mumbai, Tokyo, e le “H” shares. Meno brillanti, se pure positive, le “A” shares. Apparentemente centinaia di aziende (440 secondo Bloomberg) hanno approfittato del buon tono per fare profit warning, un giorno prima della deadline. Non a caso, si nota una bella divergenza tra il CSI300 (+1.05%) e il Chinext small caps (-0.2%).
Stanotte sono stati pubblicati anche i PMI ufficiali cinesi di gennaio. Appena migliore delle attese il manifatturiero (49.5 da 49.4 e vs attese per 49.3) che rimane su livelli di stagnazione/moderata contrazione. Il settore servizi, per contro, è rimbalzato (54.7 da prec 53.8 e vs attese per 53.8). Il messaggio è moderatamente costruttivo, anche in considerazione del fatto che di solito il mese di gennaio è debole per il manifatturiero cinese.

Con questi auspici, l’apertura europea è stata caratterizzata da un tono euforico, con gli indici a segnare a loro volta il massimo dell’anno. E’ durata poco, e il sentiment è stato progressivamente eroso da una molteplicità di piccoli fattori:
** I dati macro hanno avuto un tono generalmente opaco. Le retail sales tedesche di dicembre hanno fatto un fosso (-4.3% vs attese per -0.6%). Il GDP Eurozone si è confermato su livelli mediocri (+0.2% in linea con le attese) ma quello italiano ha fatto peggio (-0.2% vs -0.1% atteso) sigillando la recessione tecnica nella seconda metà del 2018.
** Il settore bancario europeo ha zavorrato ovunque i listini generali. Al di la dei dati scadenti, un paio di headline hanno contribuito a deprimere il mood. Bloomberg ha riportato una possibile fusione DB – Commerz se i piani di rilancio falliscono, e la messa sotto inchiesta da parte dell’EU di 8 banche per malversazioni nel trading di bonds. Inoltre il settore bancario (in particolare europeo) è tra i pochi a non gradire la prospettiva di tassi bassi più a lungo e quindi la nuova stance FED aiuta un po’ meno in questo caso.
** Sulle banche italiane, già percepite come più fragili, ha ovviamente impattato la notizia del GDP, peggiore delle attese (anche se erano in pochi a farsi illusioni dopo le dichiarazioni di Conte ieri.
** Infine, anche la forza dell’€, effetto della debolezza del biglietto verde, ha probabilmente contribuito al deterioramento del sentiment.

Su queste basi, l’azionario continentale a metà giornata aveva abbondantemente cambiato direzione, ed ha accumulato un discreto ribasso nel primo pomeriggio, quando la perdita del settore bancario europeo ha passato il 3%.

Ma Wall Street non aveva ancora finito di prezzare il news deal Fed. Gratificato da una serie di tweet promettenti da parte di Trump sui colloqui, e  un dato sull’immobiliare finalmente assai forte (le new home sales di novembre +17%) l’S&P 500 è partito forte e ha accumulato rapidamente un progresso vicino al punto percentuale, trascinando gli indici europei, che ieri avevano chiuso prima che Powell raddoppiasse i guadagni dell’azionario USA, a chiudere quasi in pari. Il processo è passato attraverso un recupero del $, mentre la perdurante debolezza del settore bancario ha impedito recuperi maggiori.
Sul fronte tassi robusta compressione dei rendimenti tedeschi, mentre le sventure dell’economia italiana hanno prodotto un allargamento moderato dello spread, in una seduta volatile.

Riguardo i colloqui di Washington, per il momento nessuna indicazione definitiva, ma come accennato sopra Trump ha lanciato numerosi tweet, in cui sostiene che i colloqui vanno bene, che si sta cercando di firmare un accordo che non lasci nulla fuori, che però qualunque accordo deve passare attraverso un incontro tra lui e il Presidente XI. L’impressione è che si vada verso un qualche genere di deal, ma si sa, l’uomo è imprevedibile.