I PMI Eurozone di gennaio mostrano i segni di una stabilizzazione, e l’azionario europeo festeggia.

Infine, il catch up dell’azionario europeo rispetto a quello USA.
Ieri sera, Wall Street ha nuovamente accelerato, dopo la chiusura europea, accumulando un altra buona seduta (S&P 500 +0.68%). Praticamente, dal giorno della sorpresa del FOMC, non ha fatto che salire, infilando 4 progressi, uno dietro l’altro. Non che sia un evenienza rara. Lo è un po’ di più quando si viene da un gennaio come quello scorso, in cui l’indice ha recuperato quasi l’8%. L’impressione è che, tra gli ingredienti principali di questo rally di inizio 2019, la scarsa partecipazione degli investitori continui ad avere un posto di preminenza. Dopo aver citato lo sbilancio tra uscite a dicembre e ingressi a gennaio (Lampi del 25 gennaio) e il basso beta degli Hedge funds venerdi (mi sono scordato di inserire il grafico creato da Citigroup, pardon, eccolo qui sotto), un altra indicazione in questo senso la forniscono gli indicatori di sentiment degli investitori retail:
** L’AAII Bull index, mostra una percentuale di investitori positivi del 31%, ben sotto la media, il che è insolito, dopo un rally che dura da oltre un mese quasi senza soste.
(AAII bull index a 31 sotto la medi a
** Nell’ultima consumer confidence (pubblicata il 29 gennaio) per la prima volta da 2 anni il numero di intervistati pessimisti sull’azionario ha superato quello degli ottimisti.


Gli ultimi eventi stanno apparentemente risucchiando nell’arena un buon numero di ritardatari, che hanno invano atteso una correzione degna di questo nome per rientrare, e sono stati colti di sorpresa dalla Fed (su quest’ultima circostanza difficile fargliene una colpa).

Orfana dell’intero China complex (Shanghai, Hong Kong, Taiwan) e di Seul, l’Asia non aveva davvero nulla da offrire stanotte a livello operativo, con i pochi mercati aperti protagonisti di sedute incolori.
Sul fronte dati, Il PMI servizi giapponese di Gennaio ha mostrato una lieve ripresa dell’attività (51.6 da prec 51) ma il composite è comunque calato (50.9 da 52) gravato dalla pessima lettura del manifatturiero la scorsa settimana.

Gli indici europei hanno fattorizzato in apertura i progressi maturati a Wall Street nella serata di ieri, ma hanno approcciato i PMI finali servizi e composite Eurozone con comprensibile nervosismo, vista la raffica di bad news incamerata nell’ultimo periodo.
Una prima nota positiva è venuta dal dato spagnolo sui servizi, in grado di mostrare addirittura accelerazione (54.7 da prec 54 e vs attese per 53). La forza del settore si è riflessa sul dato composite (54.5 da prec 53.4 e vs attese per 53.2). L’economia spagnola continua a mostrare una sorprendente resilience in questa fase, forse perchè l’unica tra le principali economie europee a non aver subito un shock specifico.
Ci ha pensato l’Italia a fare il controcanto, con il PMi servizi entrato in territorio di contrazione (49.7 da prec 50.5) a fronte di un consenso che lo vedeva fermarsi sulla soglia di stagnazione (50). La debolezza si è confermata nei new orders, e perfino il sottoindice dell’occupazione si è contratto, per la prima volta dal 2016.
Se non altro, le cattive notizie si sono fermate qui. La Germania ha sostanzialmente confermato i dati Flash, mentre la Francia li ha migliorati di 0.3 entrambi. Alle 10.00, la revisione in positivo di 0.4 ha lasciato il PMI servizi Eurozone di gennaio sul livello di quello di Dicembre (51.2) cancellando il deterioramento segnato dal dato flash. Parimenti, il dato composite finale Eurozone si è assestato solo di 0.1 a 51, recuperando 0.3 rispetto al dato flash. Non granchè, come livelli. Ma, se non altro, sul settore servizi si intravede una sorta di stabilizzazione, all’inizio del 2019. Inoltre, Markit, nella nota accompagnatoria, riporta che la Business confidence delle aziende europee è migliorata per il terzo mese a fila, pur rimanendo su livelli storicamente contenuti.

In generale il quadro resta mediocre, e coerente con una crescita attorno allo 0.1% trimestre su trimestre, ben sotto il potenziale Eurozone. Bisogna tener conto, però, che parecchi fattori specifici hanno contribuito a questo stato di cose (l’impatto dei Gilet Gialli sul ciclo francese, lo spread in Italia, e i nuovi protocolli per il controllo delle emissioni in Germania, e infine la questione Brexit). Inoltre,  i segnali di stabilizzazione di oggi costituiscono un marginale miglioramento del quadro aggregato europeo.

L’azionario continentale era stato frenato negli ultimi giorni principalmente da preoccupazioni di carattere macroeconomico (illustrate in maniera esplicita dalla disfatta del settore bancario europeo). La sottoperformance accumulata nei confronti dell’azionario USA, dal FOMC di mercoledi scorso, superava i 3 punti percentuali.
Le sorprese positive sui PMI, pur di entità modesta, si sono rivelate sufficienti a far saltare il tappo, e cosi gli indici hanno preso momentum, accumulando robusti progressi durante l’intera seduta (nel grafico il breakout dell’ Eurostoxx 50)

Un commento a parte meritano gli asset inglesi. L’impatto della recente incertezza si è visto bene sui PMI di Gennaio, che hanno deluso (Servizi  50.1 da prec 51.2 e vs attese per 51, composite 50.3 da prec 51.4 e vs attese per 51.4). Sul fronte Brexit, la May si è recata in Irlanda per cercare un intesa sul confine, ma non sembra che siano emersi dettagli di rilievo, mentre sui media circolano indiscrezioni di possibili piani contingenti in caso di uscita senza accordo. Questo newsflow ha accentuato le prese di beneficio sulla Sterlina, sulla quale si era accumulato un positioning abbastanza affollato. Il calo del cambio ha aiutato il FTSE 100 a competere con gli altri indici europei.

In US, le revisioni ai PMI  services e composite non hanno prodotto spunti, ma il più seguito ISM non manufacturing ha deluso (56.7 da prec 58 e vs attese per 57.1), pur restando su livelli coerenti con un ritmo di attività sostenuto. Tra i dettagli,  cali nei new orders (-5 a 57.7) e business activity (-1.5 a 59.7) ma il sottoindice employment è salito (+1.2% a 57.8). Peraltro, qui la novità era stato il brusco rimbalzo dell ISM manifatturiero, e comunque, con la FED autodefinitasi “paziente”, al momento l’attenzione è concentrata, dal punto di vista macro, su fattori che possono farle “scappare la pazienza”, ovvero l’inflazione. Appuntamento quindi il 13 febbraio col CPI, anche see difficilmente avremo clamorose sorprese.

Su queste basi, la seduta europea è finita in gloria, con i principali indici a mostrare performance ben superiori all’1% (in alcuni casi all’1.5%). Finalmente le banche hanno interrotto la loro serie negativa, mettendo a segno un  rimbalzo decente (+1.8%).
Alla causa bancaria devono aver contribuito alcune indiscrezioni anonime comparse nel primo pomeriggio, secondo cui il Governing Council ECB non avrebbe intenzione di cambiare la guidance sui tassi prima dello scadere del mandato di Draghi, ma vedrebbe una priorità nella TLTRO.
** SOME ECB POLICYMAKERS HESITANT TO CHANGE INTEREST RATE GUIDANCE AS IT WOULD IMPACT TERM OF NEXT ECB PRESIDENT – ECB SOURCES
** ECB HAS TIME TO CHANGE RATE GUIDANCE, TLTRO SEEN AS PRIORITY -SOURCES

Il circolare di questi rumours potrebbe aver avuto un moderato impatto sulla divisa unica, che non ha minimamente beneficiato del messaggio dei PMI, chiudendo in marginale calo ,eventualmente a causa anche di un modesto “effetto sterlina”. Un ulteriore considerazione che si può fare è che in giornate caratterizzate da sentiment euforico, come quella odierna, l’€ sia anche considerato un buon candidato a finanziare i carry trades, in particolare se l’ECB è sul punto di decidere una nuova iniezione di liquidità nel sistema.
Delle indiscrezioni si stava avvantaggiando parzialmente anche il BTP, quando, a segargli le gambe è intervenuto, inatteso, l’annuncio di una nuova emissione sindacata del Tesoro, sulla scadenza di 30 anni. Il deal, lanciato sulla scorta del successo del 15 anni, dovrebbe essere portato a termine domani.
Il brusco allargamento dello spread (+7 bps) in una giornata dai toni cosi positivi è presumibilmente da imputare interamente a questa notizia.