I nuovi massimi sui tassi USA spaventano i mercati.

Ieri sera, i fuochi artificiali sul mercato dei tassi USA sono arrivati solo dopo la chiusura europea. Il rendimento del treasury 10 anni ha bruscamente sfondato il livello di 3.12%, massimo dell’anno marcato a maggio, e sfiorato a fine settembre, ed ha toccato in chiusura il  3.18% segnando il livello più elevato dal 2011. Sebbene l’intensità  maggiore si sia notata sulle parti più lunghe, i rialzi hanno interessato tutta la curva. Non che siano mancati i catalyst, con l’ISM non manufacturing ai massimi dal ’97 e l’ADP 45.000 unità sopra il consenso. Si è  parlato anche di importanti emissioni corporate, il cui hedging ha messo pressione ai tassi. La fiammata ha offerto supporto al $, e sottratto baldanza a Wall Street, che ha finito col chiudere piatta una giornata iniziata col nuovo record per il  Dow Jones Industrial.

La fattorizzazione di un potenziale cambio di range ha fatto un altro passo durante la seduta asiatica. Comprensibile,  visto quanto la  parte emergente dell’area è sensibile al tema “tassi USA – Dollaro”. Va detto che anche i Future sull’ S&P 500 hanno accumulato da subito una perdita attorno al mezzo punto percentuale, contribuendo a deprimere il sentiment.
Tokyo ha risentito marginalmente del graduale rafforzamento dello Yen in risposta alla risk aversion, mettendo altra distanza tra gli indici e i massimi poliennali segnati i giorni scorsi. Con Shanghai ancora chiusa, la reazione si è concentrata nuovamente sulle “H” shares quotate a Hong Kong. C’è poco da scegliere tra gli altri indici emergenti dell’area. Unica eccezione, Sydney, sostenuta dalle banche e dal settore commodities.
Sul fronte trade, il WSJ ha riportato dichiarazioni di Kudlow sulla possibilità che Trump e Xi si incontrino al G-20 di Dicembre a Buenos Aires. Si tratta di una data utile  per evitare, in caso di successo, l’aumento delle tariffe da 10% a 25% previsto per gennaio. Naturalmente un accordo di qualsiasi genere è  impossibile  senza un serio lavoro preparatorio da parte degli sherpa delle due parti. Serve quindi che qualche forma di colloquio riprenda in tempi brevi. Stiamo a vedere.

L’apertura europea ha dovuto fare i conti, oltre che con i tassi USA, anche con la notizia dell’ulteriore limatura ai deficit operata dal Governo (2.4% confermato nel 2019, ma 2.1% nel 2020 e 1.8%  nel 2021). In tale maniera, Tria può mostrare all’EU il recupero del trend discendente del  deficit,  sia pure da una  base più elevata. Le domande sono: i) se il 2019 ha guadagnato 0.4% nello spazio di un paio di giorni, che affidamento si può fare su questi numeri? i) basterà questo maquillage a far accettare la manovra a Bruxelles?
Si tratta comunque di un ulteriore piccolo passo conciliatorio, il che giustifica un miglioramento del sentiment. L’impatto sul BTP ha comunque dovuto fare i conti con il mutato scenario sui tassi. E cosi, dopo una breve fiammata, la carta italiana si è più  o meno stabilizzata sui livelli di rendimento di ieri, e il recupero dello spread è avvenuto grazie alla salita dei rendimenti del bund, in simpatia col Treasury. Idiosincratica la reazione dell’azionario, con gli indici generali in calo in linea col sentiment dominante, e il settore bancario europeo in recupero trainato dalle news italiane e dalla prospettiva di tassi più elevati. Comprensibile l’outperformance di Milano.

Sul fronte dati, solo gli USA hanno proposto qualcosa di interessante: i factory orders di agosto hanno mostrato salita superiore alle attese (+2.3% vs +2.1% atteso e con luglio salito di 0.3% a -0.5%). Sempre bassissimi i sussidi di disoccupazione settimanali.
Ma i dati rilevanti arrivano domani, con il labour market report di settembre. In fin dei conti, il movimento di rialzo dei tassi, culminato con l’esplosione di ieri, ha preso abbrivio con la comparsa del balzo dei salari orari del report scorso. E il dato di domani è stato preceduto dal citato beat dell’ADP, dal balzo della componente employment del ISM non manufacturing (+5.7 punti a 62.4), e dalla notizia dell’aumento dei salari minimi ad Amazon. Poco  importa che, in realtà, nel rialzo dei tassi nominali la parte del leone l’abbiano fatta quelli reali, mentre le attese di inflazione sono salite ben poco. Anzi, un altro dato forte sui salari reali potrebbe indurre i breakeven a fare la loro parte. Così i payrolls si riprendono il titolo di market mover del mese, e non c’è dubbio che gli average hourly earnings saranno tra i datapoint più osservati.
Su queste basi, era difficile assistere ad un pullback dei rendimenti proprio oggi. Il treasury è rimasto in area 3.20% e il Bund ha finito di cancellare il calo  di rendimento seguito alla volatilità  sul BTP. A fine seduta, lo spread scende di altri 5 bps, mentre ancora siamo in attesa dell’approdo in Parlamento della nota di aggiornamento al Def, con i dettagli.

In attesa di capire se i Payrolls stopperanno la corsa sui tassi USA o la esalteranno, i mercati iniziano a interrogarsi sull’impatto di tassi in marcato rialzo sull’azionario. In fin dei conti, anche a febbraio scorso il catalyst per la robusta correzione era stato il rimbalzo dei tassi, anche se il motivo andava ricercato più nell’eccesso di positioning e di confidence. Dall’impatto sugli emergenti, all’inasprimento delle condizioni finanziarie, al confronto tra dividend Yield e tasso decennale treasury, tutte le argomentazioni con implicazioni negative per l’azionario stanno venendo rispolverate dai media e dagli operatori. E cosi, Wall Street ne trae spunto per correggere, con la notevole eccezione dei finanziari, che anche oltreoceano pregustano rendimenti più elevati.
L’avvitamento del sentiment nel pomeriggio non ha ovviamente offerto alcun supporto ai bonds, ma ha imposto agli indici europei chiusure negative superiori al punto percentuale. Le eccezioni sono il Dax, che essendo stato chiuso ieri non era rimbalzato, e Milano e Madrid, ad alto contenuto bancario.
Per quanto riguarda i cambi, il dollaro ha ritracciato dai massimi della nottata contro €, Yen e £, supportata da sentori di una posizione più morbida dell’Irlanda sulla questione confine UK. Restano sotto forte pressione tutte le divise emergenti.
Domani, showdown.