Forte domanda all’asta BTP. Balzo del Petrolio, € debole.

Stamattina, l’Asia ha mutuato il suo sentiment dalla chiusura loffia di Wall Street ieri sera, ovvero un -0.2% in cui i ciclici (Energy, banche, auto, semiconduttori) hanno fatto male, e i difensivi (Pharma media etc) hanno outperformato.
A proposito dell’outperformance dei difensivi, Sentimentrader.com ha notato che, recentemente, vi è stata un impennata di nuovi massimi a 52 settimane tra i titoli del Nyse (oltre il 20% dei titoli), e che tra questi, dominano i difensivi. Contrariamente alle attese, il backtesting mostra che i ritorni prospettici sono stati misti nel breve, ma molto buoni ad un anno. In altre parole, questo tipo di conformazione non si è verificata  nei trimestri precedenti i grandi bear market del 2000 e del 2007, cosa che avrebbe pesato sul ritorno medio a 12 mesi.

Tornando alla seduta asiatica, tra i principali indici solo Shanghai e Mumbai hanno evitato il rosso, chiudendo fondamentalmente in pari, mentre il resto ha mostrato modeste perdite.
Il terzo giorno di proteste ad Hong Kong ha indotto l’assemblea legislativa a rimandare “a data da destinarsi” la discussione del provvedimento sull’estradizione. Trump ha sorprendentemente evitato di inserirsi nel dibattito, dichiarando solo di “sperare che trovino una soluzione”.  La Portavoce della Camera Nancy Pelosi ha però dichiarato i giorni scorsi che il Congresso deve valutare se Hong Kong è “sufficientemente autonoma” dalla Cina. La faccenda sembra rilevante, perchè attualmente gli USA considerano Hong Kong come separata. Dovesse questa classificazione venir meno, l’impatto sullo status di centro finanziario e di commercio della piazza asiatica sarebbe significativo. Secondo alcune indiscrezioni, la questione potrebbe essere tirata fuori al G-20.
Putin ha risposto stamattina alle minacce di nuove sanzioni di Trump, dichiarando che le relazioni tra i 2 paesi sono ai minimi da parecchio tempo a questa parte. Più tardi, è arrivata anche la gelida reazione tedesca: il Governo ha preso nota della minaccia di sanzioni da parte degli USA, e non cambia idea sul gasdotto.
Sul fronte Cina, in attesa dei dati macro in uscita domattina, non sono uscite notizie di rilievo, ma Reuters ha sottolineato come, nonostante Trump abbia espresso l’intenzione di incontrare il Presidente cinese Xi al G-20 di Osaka, e Pechino non abbia confermato, ma nemmeno rigettato l’invito, nessun tipo di preparativo sta intercorrendo tra le parti. Ciò indica che a Osaka ci potrà essere al massimo una riapertura dei colloqui. Ed eventualmente nemmeno quello, perchè Xi potrebbe voler evitare un meeting che gli causi solo imbarazzo per la sua inconcludenza.

In apertura europea, abbiamo assistito ad un balzo del petrolio, in seguito alla notizia di un attacco a 2 petroliere nel golfo dell’Oman. Il fatto è che l’attacco è avvenuto in un area che normalmente era considerata più sicura. Ciò lascia intendere un intensificazione degli assalti da parte di organizzazioni filo iraniane, e riduce l’utilità dell’oleodotto Fujairah, che era stato progettato per bypassare le zone calde.
Questo recupero, che avviene dopo che ieri l’oil ha segnato i minimi da 5 mesi, ha contribuito a ridare un po’ di verve al sentiment, riportando in positivo l’azionario continentale.

L’altro catalyst positivo è stato l’asta BTP, dal risultato decisamente robusto. In particolare il 15 anni ha mostrato un bid to cover ai massimi da un anno (1.57) e il titolo è uscito 10/15 cents sopra i livelli di secondario, e questo nonostante i 6 bln di 20 anni piazzati ieri. Positiva la price action post asta, con lo spread in ulteriore contrazione, prima che intervenisse qualche timida presa di beneficio.
Con l’asta odierna, sono 12.5 i bln che il mercato ha digerito senza batter ciglio, o quasi. Un bel segnale di forza vista la situazione con l’EU, gli ammonimenti di Fitch, etc. Naturalmente un grosso fattore a supporto resta la fame di rendimenti, in un contesto in cui in € solo Italia e Grecia offrono rendimenti positivi entro i 5 anni di scadenza.
La forza della carta italiana si è riflessa su Piazza Affari, che ha outperformato tutto il giorno le  altre piazze, e sulle banche, in contro tendenza rispetto a un settore bancario europeo, depresso dalla continua discesa delle attese di inflazione (il 5 anni forward ha toccato 1.18% minimo storico). Alla luce dei livelli, e del trend, stupisce poco che il mercato dei tassi e dei cambi vada a prezzare ulteriori azioni da parte della Banca Centrale europea.

Poco ispirati, oggi, anche i dati macro EU, con la produzione industriale Eurozone che ha confermato le attese di rallentamento (-0.5% da prec -0.4%). Il dato era in parte scontato, visti gli andamenti di Germania e Italia). Nel secondo trimestre ci stiamo assestando verso un moderato ritracciamento del rimbalzo osservato nel primo (+0.8).

Dopo la sconfitta della mozione laburista di ieri al parlamento UK, oggi era di scena il primo ballottaggio per la leadership dei Conservatori. La votazione si è conclusa, come da attese, con la vittoria per distacco di Boris Johnson (Johnson 114; Hunt 43; Gove 37; Raab 27; Javid 23; Hancock 20; Stewart 19; Harper 10; McVey 9; Leadsom 11). Il secondo e il terzo sono Hunt e Gove, due moderati, il che implica che al ballottaggio finale non saranno 2 radicali a scontrarsi (Rabb sembra distanziato). Di qui la modesta stabilizzazione della sterlina. Il procedimento ha eliminato Harper, McVey e Leadsom, che non hanno raggiunto il 5%.

In assenza di dati macro di peso in US (i sussidi alla disoccupazione sono moderatamente rimbalzati, rimanendo su livelli assai bassi) il quadro è rimasto immutato nel pomeriggio, con l’azionario in moderato rialzo, i tassi in modesto calo, e il Dollaro in recupero, con l’€ ad avvertire la pressione delle minacce di Trump, e del citato collasso delle attese di inflazione.
In realtà la chiusura europea è in ordine sparso, con alcuni mercati al palo (Parigi e Madrid) e altri in discreto progresso (Milano e Francoforte), con il risultato che l’Eurostoxx sale solo moderatamente. Wall Street, dal canto suo, sembra intenzionata a fare un altro test a quota 2.900 di S&P 500.

Domani abbiamo, oltre che i citati dati macro cinesi, le retail sales USA di maggio. Chiarito che il singolo datapoint non deve essere preso troppo alla lettera, la rilevazione è importante. Recentemente le letture sono state basse, e il dato di aprile si colloca ancora sotto il massimo di novembre e mostra un incremento anno su anno di appena l’1.1%. Un dato negativo costituirebbe un nuovo indizio che i consumi si stanno indebolendo. Il dato “control Group è atteso a +0.4% mese su mese, dopo lo 0% di aprile.