Covid in US e stallo a Washington: l’azionario consolida.

Ieri sera a Wall Street la rivincita del tech e dei “stay at home business” ha prodotto una nuova chiusura record per l’S&P 500 (+0.77%), ma non ancora per il Nasdaq 100 (+2.31%) per il quale il massimo resta quello del 2 Settembre (12.420 punti), prima del crash legato alla scadenza delle opzioni sulle FAANG. Non che ci troviamo particolarmente lontani peraltro. Ma è anche vero che quota 12.000 ha giù respinto altri 2 assalti nel frattempo.
Durante la seduta asiatica, però, il mood consolidativo si è nuovamente impadronito del mercato, con le performance dei principali indici in ordine sparso comprese tra il -0.9% di Jakarta e il + 0.65% di Tokyo, e i Futures USA e EU in moderato territorio negativo.
Sul fronte vaccini il tambureggiare delle notizie continua: I candidato russo Sputnik avrebbe un efficacia del 92%. Moderna dovrebbe comunicare a breve i le risultanze del trial 3. Sinovac ha ripreso il trial 3 in Brasile. Fauci ha continuato a esprimere ottimismo (FAUCI: CRISIS WON’T BE ‘PANDEMIC A LOT LONGER’ DUE TO VACCINES). Ma il realtà il sentiment verso l’immunizzazione sta subendo un assestamento. Intanto l’annuncio di Pfizer è stato criticato per essere stato fatto frettolosamente e senza “peer review”. Imbarazzante la vendita da parte del CEO di Pfizer Albert Bourla, del 62% della sua partecipazione, il giorno della comunicazione dei risultati, anche se l’operazione era stata programmata in agosto ( link ).
E poi le notizie sul contagio in US sono tali da far temere che l’arrivo di un vaccino a fine anno non riuscirà ad evitare una fase molto difficile nelle prossime settimane, a causa della crescita dei numeri. Ieri i casi sono stati 154.000, e la percentuale di test positivi è balzata al 12.7%. Ormai gli USA sono tornati in testa alla classifica degli incrementi di casi per 10.000 abitanti di Deutsche Bank (seguiti dall’Italia, purtroppo).


Nello stato di NY la riaccelerazione dei casi ha imposto il coprifuoco per bar e ristoranti, e se le cose non migliorano ripartirà la didattica a distanza. In giornata si è appreso che a Detroit lo introducono da subito ( DETROIT SCHOOLS TO HALT IN-PERSON LEARNING: DETROIT FREE PRESS). Con l’arrivo dell’amministrazione Biden (sempre che Trump alla fine ceda) è probabile che iniziative del genere verranno maggiormente incoraggiate. Pur tenendo conto della resilience dell’economia USA, è improbabile che questa fase non lasci tracce, anche perchè giunge alla vigilia della stagione natalizia che è fondamentale per l’economia USA, per consumi di beni e servizi.

L’apertura europea ha visto gli indici accumulare un po’ di ribasso. Definirlo fisiologico è poco, alla luce della performace strepitosa delle ultime 8 sedute. Le vendite sono continuate sul settore bancario e i finanziari, e i settori energy e resources. Coerentemente, i rendimenti hanno mostrato tendenza a scendere. L’asta BTP di meta mese ha visto buona domanda, come al solito, e ciò ha permesso alla carta italiana di partecipare al rally dei bonds. Le prese di beneficio hanno coinvolto anche il Dollaro col risultato che l’€ è tornato sopra 1.18.

Oggi i principali dati macro erano in US:
** Il CPI US ha una volta di più deluso le attese, rimanendo invariato mese su mese sia come headline che come core, e calando anno su anno rispettivamente di 0.2% a 1.2% e di 0.1% a 1.6%. In realtà la sorpresa negativa è dovuta principalmente  a categorie impattate dal Covid come hotel e vestiario. Visti i recenti sviluppi sul fronte vaccino abbiamo qualche motivo in più per ritenerli effetti temporanei. Ma comunque resta un quadro debole, quello sui prezzi.
** i Jobless claims hanno nuovamente sorpreso in positivo. Il dato settimanale è calato da 757k a 709k vs attese per 731k. Ancora meglio i continuing claims, a 6.78 mln da 7.22 mln e vs consenso di 6.82 mln. Va detto che parte della discesa dipende dal passaggio di coloro a cui scade il beneficio dentro lo schema straordinario Pandemic Emergency Unemployment Compensation (PEUC), quindi non un uscita dal sussidio. In ogni caso i numeri indicano una ripresa del mercato del lavoro. Certo, le prospettive, con le misure contenitive che vengono qua e la ripristinate, non sono granchè positive. Tra l’altro questo è il periodo in cui stagionalmente iniziano le assunzioni per la stagione natalizia. In particolare per quanto riguarda viaggi e entertainment, difficilmente si tratterà di una stagione normale.

Il CPI debole ha accentuato il calo dei rendimenti USA, indebolendo ulteriormente il $, e dando un po’ di supporto ai metalli preziosi. Wall Street ha iniziato con un tono incerto, ancora con il tech e i settori covid frendly in domanda, e i ciclici  e le small caps in ritirata, a dimostrazione del subentrare di qualche dubbio sulla portata dell’annuncio di Pfizer e similaria..

Avendo guadagnato in relativo un 5% in settimana contro gli USA, l’azionario Eu non aveva certo il fisico per reggere una seduta incerta di Wall Street. Tra l’altro, la situazione Covid europea ha dato recentemente segnali di miglioramento (vedi tabella sopra e Lampi di martedì), ma i costi in termini di lockdown sono pesanti, e c’è sempre la possibilità che la situazione sfugga nuovamente di mano. Ad esempio, stasera sono stati comunicati i dati di nuovi casi U.K: e dopo un lungo periodo di numeri attorno al 22/23.000 improvvisamente balziamo a 33.470, e i test fatti non sembrano giustificare affatto quest’impennata ( link ). Se c’è una spiegazione io non la ho trovata per ora.
Così le chiusure vedono gli indici mostrare discese di entità simile ai guadagni di ieri, o poco più (esclusa Madrid, che ha chiuso marginalmente positiva.
Poco dopo la chiusura Wall Street ha accentuato il calo. Apparentemente la discesa è avvenuta in concomitanza con la pubblicazione di headlines sullo stimolo fiscale. Evidentemente l’amministrazione Trump non ha più interesse ad accordarsi con i Democratici per un piano di stimolo fiscale. (*TRUMP ADMIN SAID TO BE STEPPING BACK FROM STIMULUS NEGOTIATIONS). Non so francamente chi si potesse aspettare un piano a questo punto, con le parti che praticamente non si parlano e lo staff della Casa Bianca che si rifiuta di fare il passaggio di consegne. Se ne riparla l’anno prossimo.
Peraltro, come nota il WSJ ( link ), l’amministrazione Biden parte con una maggioranza alla Camera caratterizzata dal margine più ridotto dal dopoguerra, avendo i Repubblicani recuperato 6 seggi al momento. Al Senato la situazione si saprà dopo i 2 ballottaggi di gennaio in Georgia, ma i Repubblicani potrebbero avere 1 o 2 seggi di vantaggio, a seconda di quanti ne vincono, mentre se li perdono entrambi i Democratici avranno la maggioranza grazie al voto del Vicepresidente Harris. Avranno quindi una “clean sweep” che potrà essere messa in crisi da un indisposizione ( in periodo di Covid….). Diciamo che il margine di manovre per legiferare non è molto, sia in un caso che nell’altro.
Il fronte fiscale può costituire uno dei motivi del ritorno della risk aversion, ma non è certo l’unico. In US sicuramente il Covid è un tema, e forse anche lo stallo a Washington comincia a diventare un problema. In Europa abbiamo il Covid, che sicuramente impatterà sui numeri del quarto trimestre tramite i lockdown, e sicuramente un movimento esplosivo da digerire, compito più complicato se Wall Street non collabora.
Lascerei decantare ancora un po’ prima di pormi il problema di cosa comprare.