Continua il recupero dell’azionario a inizio settimana.

Venerdì sera, Wall Street ha concluso in gloria il suo spettacolare recupero, terminando in guadagno di 1.42%, e portando la performance della settimana a -0.32%. Niente male, visto l’esito disastroso (rispetto alle attese) dei 2 ISM, e la circostanza che giovedì pomeriggio, poco dopo l’uscita del report non manifatturiero, l’indice cedeva il 3.5% rispetto alla chiusura del venerdì precedente. Va rimarcato che il recupero dell’azionario Eurozone è stato assai meno entusiasmante: l’Eurostoxx 50 è passato dal -4.3% accumulato fino a poco dopo l’uscita ISM non manufacturing, al -2.95% finale, avendo sottoperformato sia nella discesa che soprattutto nel rimbalzo. Nonostante il catch up odierno, a 5 giorni balla oltre un 2% tra S&P 500 e Eurostoxx 50, parte del quale può forse essere recuperato nei prossimi giorni.
Alla fine la testimonianza di Powell non ha fornito spunti granchè utili. Il presidente Fed ha sottolineato la forza del mercato del lavoro e dichiarato che l’economia “se la cava bene”, anche se affronta “rischi significativi. Lo risentiremo comunque domani, alle 19 ora italiana.

La seduta asiatica ha visto l’attività nuovamente impattata dalle chiusure dei mercati locali cinesi, e nuovamente di Hong Kong. Il sentiment non si è giovato della forza di Wall Street, in quanto il newsflow sul trade ha subito un involuzione. Bloomberg nel week end ha riportato che le Autorità cinesi sono riluttanti a siglare un accordo generale, perchè la  lista delle questioni che sono disposti a discutere si è  alquanto accorciata. Apparentemente, il Vicepremier Liu He arriverà a Washington con una proposta che non includerà alcun impegno riguardo la riforma delle politiche industriali cinesi, o la rimozione di sussidi. Argomenti che trovano parecchio spazio nel novero delle rivendicazioni americane. Se queste indiscrezioni si rivelassero accurate, la possibilità di sviluppi positivi da questi colloqui diminuirebbe alquanto, sulla carta, visto che sia Trump che gente del suo staff hanno chiarito che non accetteranno accordi parziali e che sarà un buon accordo oppure nessun accordo.
Uno sguardo agli ultimi report di attività economica offre una spiegazione del perchè l’attitudine dei cinesi al compromesso si stia apparentemente riducendo. I PMI cinesi sono stati praticamente gli unici a migliorare a Settembre, mentre quelli USA hanno fatto assai peggio del resto (vedi Lampi di giovedì 3 ottobre ) . Alla fine, Xi non deve affrontare elezioni tra 13 mesi.
In ogni caso non dovremo aspettare troppo: le parti si incontrano a Washington Giovedì e venerdì.

Sta di fatto che le News hanno buttato giù i futures USA di 0.4% dalla chiusura di venerdì, e tra i pochi indici asiatici aperti solo Sydney e Taiwan hanno messo a segno modesti guadagni, mentre Mumbai ha continuato a correggere, e ormai ha ritracciato metà  del balzo post taglio delle tasse.

L’apertura europea è  avvenuta con un tono cauto, un occhio a Wall Street, l’altro ai Factory orders tedeschi di Agosto, ancora in calo e peggio delle stime (-0.6% vs attese per -0.3%) ma il dato di luglio è stato rivisto al rialzo di 0.6% e gli ordinativi dall’estero sono cresciuti.
Si è  avuto un po’ di nervosismo la  prima ora di contrattazioni, ma poi quando si è capito che le perdite sui future USA non sarebbero significativamente aumentate, l’azionario continentale ha iniziato a recuperare terreno, forte della sottoperformance della scorsa settimana.
Sul fronte Brexit, l’EU ha sostanzialmente rimandato la proposta di Johnson per la Brexit, chiedendo miglioramento su questioni concernenti il confine EU-Irlanda (che per l’EU necessità di dogane, ma che Irlanda e UK non vogliono). Difficile che la quadra possa essere trovata. Johnson ha scritto a 2 quotidiani inglesi ribadendo che il 31 ottobre UK uscirà dall’EU, e sostenendo che il fatto che questo avvenga con o senza accordo dipende da Bruxelles. Sui media UK circolano indiscrezioni secondo cui il Premier starebbe studiando il modo di evitare l’obbligo di richiesta di estensione, mediante l’invio di 2 lettere (una per chiederla e una per cancellare la richiesta) oppure attuando comportamenti che portino l’EU a negare l’estensione (come mettere Farage Commissario EU per la Gran Bretagna o promettere di disturbare le negoziazioni sul budget EU). Ci aspettano settimane volatili, con il Parlamento che cercherà di imporre l’estensione o con ulteriori provvedimenti legislativi, o come extrema ratio sfiduciando Johnson, che resisterà con tutte le sue forze.

L’azionario continentale ha approcciato metà giornata con qualche progresso, a fronte di una Wall Street che si avvicinava all’apertura con un tono cauto, ma non chiaramente difensivo. In assenza di dati, un paio di spunti sono giunti a supportare ulteriromente il sentiment nel pomeriggio. Reuters ha riportato che la Commissione Europea, in un documento preparato per l’Eurogruppo della prossima settimana dichiarerà che l’Eurozone ha bisogno di stimolo fiscale preventivo da parte dei paesi che hanno più margine di manovra, per evitate un periodo protratto di crescita bassa. lo stimolo monetario, a questo punto sarebbe meno efficace. Questo paper costituirà una base di discussione per i Ministri delle Finanze mercoledì 16.
Visto che è la Commissione Eu a fungere da cane da guardia delle finanze pubbliche dei vari paesi, sembra sensato attendersi maggiore flessibilità da parte loro nell’interpretazione delle regole fiscali EU. il problema è che i paesi che hanno spazio (Germania, Olanda) sono anche i più riluttanti a usarlo. Stiamo a vedere quali saranno gli sviluppi effettivi.
L’impatto principale è stato sui bonds europei che hanno invertito la marcia. L’azionario se ne è sicuramente giovato, mentre l’effetto sull’€ è stato modesto ed effimero.
L’altro elemento a supporto del mood è stata la dichiarazione di Kudlow secondo cui il delisting di azioni cinesi al Nyse è fuori discussione.
Così l’azionario preso ulteriore vigore e gli indici Eu iniziano la settimana con guadagni discreti. Stabili i cambi, i rendimenti salgono su Germania e bonds core, ma il BTP non ne approfitta per stringere in termini di spread, in quanto è stato annunciato un roadshow per portare un emissione in $ su diverse scadenze, che va comunque ad aumentare, in maniera inattesa, le emissioni nette del Tesoro. Anche la Grecia ha annunciato un ritorno sul mercato con una riapertura del 10 anni, e così il rendimento è salito di 7 bps. Sorprende poco, visti i rendimenti.

Dopo la chiusura, Wall Street ha trovato ulteriore spunto e sta testando con forza la resistenza in area 2945 punti, una situazione davvero difficile da prevedere, appena giovedì scorso. Un suo ritorno immediato nel range 2950 – 3030 costituirebbe una dimostrazione di forza niente male. Ma l’ipercomprato di breve lascia intendere che una rottura immediata è da prendere con le molle.

Se il rimbalzo tiene, l’Europa ha sicuramente margine di recupero, visto quanto è rimasta indietro nel breve.

La settimana propone meno eventi di quella passata, ma comunque il Calendario prende vita nei prossimi giorni:
Domani abbiamo la riapertura dei mercati cinesi, con pubblicazione dei PMI Markit servizi e composite di settembre. in US abbiamo la Confidence delle piccole imprese per settembre, e sarà interessante vedere se vi è il deterioramento notato su quelle più grandi. Inoltre parla di nuovo Powell.
Mercoledì abbiamo le minute FOMC
Giovedì abbiamo il CPi US di settembre, e l’inizio degli incontri USA – Cina di Washington