Continua il rally a Wall Street, favorito dal calo dei tassi e del Dollaro.

Ieri sera, Wall Street ha messo a segno un rialzo marginale (S&P 500 +0.15%) che però, grazie all’esiguità del consolidamento precedente, ha permesso al principale indice di marcare un nuovo massimo in chiusura ( a 4.080 punti circa). Con ieri, l’indice ha chiuso positivo 4 volte sulle ultime 5 sedute, segnando 3 record. Siamo anche fuori dalla Bollinger band superiore, una situazione che di solito produce un qualche tipo di reazione/consolidamento. Vedremo se la regola verrà confermata anche in una fase con fondamentali così forti (e con la reporting season che inizia la prossima settimana).

Le minute FED ieri sera sono state abbastanza ignorate. La locuzione “some time before” legata alla tempistica del tapering si è risolta in un moderato rialzo dei rendimenti, che non ha avuto impatto sul sentiment, ne sul Dollaro, al di la di un modestissimo recupero.

Moderati recuperi anche per l’azionario asiatico, se si esclude Tokyo, eventualmente disturbata dall’incombere di nuove misure contenitive per il distretto della capitale, dove sono emersi ieri 545 casi oggi, dopo i 555 di ieri. Tra gli altri indici spiccano Hong Kong, trainata dal balzo di AIA, l’assicurazione upgradata dal Morgan Stanley e Sydney, supportata dal rimbalzo dei miners. Per il resto, progressi marginali.

Sul fronte vaccini, dopo che ieri l’EMA ha stabilito che esiste un legame tra alcuni rari casi di trombi e l’utilizzo del vaccino, anche in UK hanno deciso di limitare l’uso ai candidati con più di 29 anni di età. Quanto rari sono questi casi? Apparentemente 62 nell’Europa continentale e 79 in UK ( su decine di milioni di vaccini somministrati). Direi che ha ragione l’EMA a sostenere che i vantaggi superano di parecchio i rischi. Esiste però un asimmetria tra i benefici per le fasce più giovani e più anziane, ben rappresentata nel grafico sottostante, che giustifica la scelta UK, e in parte quella degli altri 16 paesi che ne hanno destinato l’adozione a fasce molto più anziane.


Il problema è la pessima pubblicità a questo vaccino, in particolare tra le categorie che ne dovrebbero fruire. Non a caso le percentuali dei candidati che rifiutano questo vaccino stanno crescendo, e apparentemente solo il 60% delle dosi distribuite sono state erogate. In UK il Ministero della Sanità ha dichiarato che non ci dovrebbero essere effetti da questa decisione, e che il target di vaccinare tutti gli adulti entro fine luglio è sempre alla portata.
Anche in US, il nuovo aumento dei casi prodotto dal diffondersi delle varianti sta peraltro confermando l’efficacia dei vaccini, visto che le ospedalizzazioni per le fasce di età più avanzata sono calate molto di più, e continuano a calare (grafico NYT).

Draghi ha appena dichiarato che la copertura vaccinale delle categorie a rischio sarà uno dei criteri che informeranno le riaperture (DRAGHI SAYS GOVT WILL MAKE VACCINATION OF VULNERABLE CATEGORIES A CRITERION FOR EASING RESTRICTIONS). Entro metà maggio mi aspetto che il grosso degli Europei over 65 (che lo desiderano) saranno stati vaccinati, e la stessa cosa in Italia.

L’apertura europea è avvenuta con un buon tono, aiutata dai futures su Wall Street che in nottata avevano messo su ulteriori progressi. Sul fronte dati, la settimana dopo il labour market report è solitamente molto tranquilla, ma il poco che esce continua a confermare il messaggio di un economia europea resiliente. I factory orders tedeschi di febbraio hanno colpito in pieno il consenso (+1.2%), anche se il dato di gennaio è stato rivisto al ribasso. In compenso il PMI construction tedesco di marzo ha recuperato da 41 a 47.5 e quello UK è salito da 53.3 a 61.7 vs attese per 55. La strada per quello tedesco sembra indicata.
La price action della mattina si è confermata tranquilla, con l’azionario in moderato rialzo, l’€ in consolidamento, i rendimenti nuovamente in calo sia su periferia che su Core, e le commodities in spolvero, a parte il petrolio.
Nel primo pomeriggio, un raro (di questi tempi) esempio di dato peggiore delle attese in US, con i sussidi di disoccupazione settimanali in rialzo, a fronte di un consenso che li vedeva calare (744.000 da precedenti 728.000 e vs stime per 680.000). Uno sguardo ai singoli stati mostra che la salita è dovuta alla California (+44.000) e a New York (+22.000), esclusi i quali i sussidi sarebbero scesi di 43.000 unità. Sa di distorsione. Il totale dei percettori è calato moderatamente (-60.000 a 3.734.000), sempre peggio delle stime (ricordo che questo numero è relativo alla settimana precedente quella dei sussidi).
Sta di fatto che nel pomeriggio i rendimenti in US hanno accentuato la tendenza al calo della mattina, seguiti da quelli europei, e il Dollaro ha perso ulteriore terreno, con l’€ che ha rotto definitivamente quota 1.19.  A quel punto la composizione settoriale  dei progressi degli indici è definitivamente cambiata. Le banche e i ciclici hanno visto round di prese di beneficio e a supportare il rally sono stati i settori più difensivi: il tech, le utilities, il food, i pharma e i media.
La chiusura europea vede i principali indici mettere a segno discreti guadagni, ad eccezione del Dax, limitato dall’€ e dal peso del settore auto ad un marginale progresso, e Milano, che ha visto significativa debolezza nel pomeriggio a coronamento di una serie di sedute in cui si è mangiata la overperformance di marzo. Ironicamente, lo spread è tornato sotto 100 in un contesto di rendimenti in moderato calo. Bene commodities e preziosi, favoriti dal calo dei tassi (il rendimento dei treasury è tornato ai minimi dal 25 Marzo) e del Dollaro.
Wall Street mostra un andamento simile, con l’indice generale che flirta con 4.100, trainato da tech, semis (il Nasdaq a sua volta è poco distante dai massimi di febbraio) , retail, health care etc. mentre le banche soffrono ancora insieme ai beni di consumo durevoli e all’energy. Vediamo se l’S&P supererà stabilmente 4.100, oppure effettivamente consoliderà, tornando a testare 4.000, come mi aspetto io. A 2 ore dalla chiusura sembra intenzionato a mostrare la quinta seduta positiva su 6. I timori legati alla sostenibilità del rialzo dei tassi sono un ricordo lontano.
A tale proposito, dopo la chiusura europea, Powell ha tenuto un discorso al meeting virtuale IMF, in cui ha ribadito che la ripresa è incompleta e disuniforme. I diversi progressi delle campagne di vaccinazione nazionale costituiscono un rischio per l’economia globale. Per iniziare a considerare di ridurre gli acquisti servono progressi reali, e non solo nelle attese. Il report del mercato del lavoro di marzo è stato un assaggio di quello che lui intende come un brillante progresso. Per pensare di iniziare a rimuovere lo stimolo alla Fed devono vedere una serie di progressi come quello. L’inflazione non è un problema al momento. Una semplice salita dei prezzi non costituisce inflazione. Se dovesse arrivare inflazione reagiranno, ma gli USA hanno una storia di 25 anni di inflazione bassa. Insomma, la politica monetaria non è certo un ostacolo al rally azionario nei prossimi mesi. Si comincerà a segnalare un possibile tapering nel corso della seconda metà del 2021, se i posti di lavoro continueranno a crescere al ritmo di 900.000/1 milione al mese. Salute.