Continua il calo dei rendimenti e il sentiment si distende sull’azionario

Alla fine ieri sera (Mercoledì) Wall Street ha tenuto i modesti guadagni (S&P 500 +0.30%) interrompendo la piccola serie negativa.  A guidare, come di recente quando i rendimenti calano, il tech e le growth shares, con il Nasdaq 100 +0.77% e le FAANG +1.13%. Male le banche, colpite oltre che dall’appiattimento della curva, dall’accoglienza riservata agli earnings di JP Morgan.
Le minute FED hanno sostanzialmente confermato che il tapering potrebbe essere annunciato il  3 Novembre, e iniziare a metà  mese, per concludersi a metà  2022, prevedendo quindi una riduzione di 15 bln (10 di treasury e 5 di Mortgages) al  mese. Uno  scenario ormai abbondantemente scontato dal mercato. la maggioranza dei membri continua a insistere che l’inflazione è temporanea e il  PCE inflation tornerà sotto  il 2% nel corso del 2022.

La  seduta asiatica ha avuto un tono positivo,  se si eccettuano le “A” shares cinesi, rimaste al palo. Tokyo ha finalmente reagito al contesto positivo legato al  calo del  cambio e ripresa dei  settori tech citati i giorni scorsi. I media finanziari legano il rally odierno alle elezioni, in programma il  31 Ottobre, ma ovviamente questa non è una notizia di oggi. E’ però in effetti vero che le  elezioni giapponesi di solito  portano bene al Nikkei, come si nota da questo grafico di Bloomberg che mostra il guadagno post scioglimento (media 6%) e quello dei 3 mesi successivi all’insediamento del nuovo Parlamento (15%).

Venendo alla Cina, la pubblicazione del CPI e del PPI di  settembre ha visto ampliarsi la divergenza tra prezzi al consumo (+0.7% anno su anno da prec +0.7% e vs stime per +0.8%) e quelli alla produzione (+10.7% da  prec +0.5% e vs stime per +10.5%). La divergenza tra CPi e CPI ha raggiunto  il  record di di 10 punti percentuali.


L’effetto è  un po’ aiutato dal calo dei prezzi del  food, dovuto  alla normalizzazione della situazione sulla  carne di maiale,  ma l’inflazione core è comunque bassa. Questo è un segnale che la  domanda di consumi rimane debole (vedi anche importazioni sotto  attese nel trade balance di Settembre uscito ieri), e che quindi il  pricing power delle aziende è modesto. I prezzi alla produzione sono invece gonfiati da energy, commodity etc. Il  livello è  massimo da 26 anni e le ultime notizie sul costo del carbone e petrolio ci dicono che non abbiamo ancora visto tutto. Questa divergenza rischia di riflettersi sui margini aziendali.
A proposito di trade balance, ho letto un commento di Pettis nel quale  il  Professore osserva che il consenso degli analisti sull’export cinese è regolarmente troppo basso, perchè lega questa variabile alla domanda globale. Ma la forza del surplus commerciale cinese è dovuta anche a un deficit di domanda interna, accoppiato con una politica di sussidi alla produzione. Ergo, la Cina sottrae domanda al mondo e quindi un surplus forte non è interamente una buona notizia.
Il resto delle principali borse dell’area asiatica ha performato bene,  con punte di eccellenza per Jakarta e Seul.

L’apertura europea ha visto un ulteriore accelerazione del sentiment in mattinata. Sui bonds, il  movimento di correzione dei rendimenti partito ieri post CPI USA è continuato, aiutato anche dalle dichiarazioni caute della Lagarde
*LAGARDE: SO FAR NO EVIDENCE OF 2ND-ROUND EFFECTS ON INFLATION
*LAGARDE: RISK TO EURO-AREA GROWTH OUTLOOK BROADLY BALANCED
*LAGARDE: REBOUND PHASE OF ECONOMY INCREASINGLY ADVANCED
*LAGARDE: CRUCIAL POLICY SUPPORT NOT WITHDRAWN PREMATURELY

Ovviamente, le condizioni per un calo analogo dei breakeven inflation non ci sono, e quindi queste ricoperture / acquisti creano forti cali dei tassi reali, che costituiscono un easing delle condizioni finanziarie.  Un effetto gradito dall’azionario in generale (anche se le banche soffrono in relativo). Il resto lo ha fatto probabilmente l’entrata in gioco delle condizioni tecniche illustrate nel lampi di ieri ( link ) ovvero un contesto di sentiment e positioning resi difensivi da un consolidamento che dura da un mese circa, e da timori di un impatto dell’esplosione dei costi energetici su crescita e stance delle banche centrali. Un rischio tutt’altro che sopito, beninteso. Ma oggi i tassi correggono e oil e gas è qualche giorno che non fanno nuovi massimi.
La mattinata è così trascorsa con l’azionario in recupero, il Dollaro in arretramento come ieri, i rendimenti in calo, e commodities e preziosi ancora supportati, in una prosecuzione del movimento di ieri.
Nel primo pomeriggio, un po’ di numeri in US hanno dato ulteriore sprint al rally.

** I sussidi alla disoccupazione hanno di nuovo sorpreso al ribasso, terminando finalmente sotto 300.000 per la prima volta da post pandemia. Numeri che finalmente cominciano ad avvicinarsi alla normalità (Prima del Covid i claims erano circa 220-230k a settimana). Calo anche nei continuing claims
** I prezzi alla Produzione USA di Settembre sono terminati a loro volta sotto attese (in particolare la componente core). In realtà il dato presenta un po’ le caratteristiche del CPI di ieri, con il brusco calo delle tariffe aeree a pesare sul dato e componenti meno volatili come i core goods a mostrare salite brusche. E ovviamente i rialzi della componente energy devono ancora riflettersi appieno. Ma comunque questo report lascia intendere un PCE inflation più basso.
In particolare il  PPI ha dato ulteriore forza al rally dei treasuries e in generale il buon tono dei numeri ha accentuato la  forza del sentiment. Aggiungiamoci i risultati positivi delle grandi banche che riportavano oggi (CitiWells FargoMorgan StanleyBank of America ), tutti con EPS ben sopra attese, supportati da grandi ricavi su investment banking e trading, meno da loan growth, e – viste le  considerazioni tecniche fatte ieri e richiamate sopra – il quadro per un rally corale c’era tutto.
Wall Street è partita di  slancio ed ha accumulato un bel  rialzo senza più guardarsi indietro. Alla luce del calo dei rendimenti, il Nasdaq si fa preferire (mentre ironicamente le banche salgono ma restano seppellite nel gruppo) ma in realtà tutti gli indici e i settori performano abbastanza bene.
La chiusura europea riflette questo stato di cose, con i principali indici a mostrare buoni guadagni, e i rendimenti a conservare i cali. Rispetto alla mattinata il rally dell’€ è scomparso, anche perchè, diversamente da ieri,  i tassi reali scendono più  in Eurozone (-6bp) che in US (-2). Attenuato anche quello della Sterlina, favorito in mattinata dalle proposte EU di ieri per risolvere la questione della Nord Irlanda, ritenute più amichevoli delle attese. Ma in serata le dichiarazioni di parte UK sono state tiepide e un paio di membri BOE hanno gettato  acqua sulla possibilità  di alzare i tassi.
*U.K.’S FROST TO MEET EU’S SEFCOVIC IN BRUSSELS ON FRIDAY
*`SUBSTANTIAL GAP’ BETWEEN CURRENT BREXIT POSITIONS: U.K.
*`MUCH WORK TO DO’ TO BRIDGE BREXIT DIVIDE: U.K. SPOKESPERSON

*BOE’S MANN SAYS `I CAN WAIT’ ON TIGHTENING BANK RATE
*BOE’S TENREYRO SAYS INFLATION SHOULD BE TRANSITORY:BUSINESSLIVE
*BOE’s Tenreyro Sees Risk of ‘Self-Defeating’ Interest-Rate Hike

Personalmente, mi attendevo una correzione del movimento di rialzo dei rendimenti, ma ritengo che si tratti – appunto – di una correzione.  Come tale mi aspetto che esaurisca la  sua forza in tempi non troppo lunghi, anche perchè andiamo verso il  tapering, e costi dell’energy e colli di bottiglia non hanno finito di impattare. Sull’azionario, sembra che il rimbalzo sia partito, e mi attendo che, con fasi alterne, abbia ancora un po’ di spazio. Al momento l’S&P 500 sta testando dal basso la  media mobile  a 200 giorni. Una rottura oggi mi pare ambiziosa, ma nei prossimi giorni è alla portata, a  mio modo  di vedere.