Chiusura di settimana positiva per l’azionario grazie a buoni dati e retorica FED meno dura

NB: LAMPI SALTA 2 USCITE E TORNA MERCOLEDI’ 20 LUGLIO 

Il recupero è continuato ieri sera (giovedì) a Wall Street, con l’S&P 500 che ha chiuso con una frazione delle perdite maturate nella prima parte di seduta (-0.30%) e il  Nasdaq 100 addirittura in progresso (+0.34%).
Stanotte però il sentiment in Asia è stato sgambettato dal China Complex, che ha avuto un’altra seduta molto difficile, a coronamento di una settimana che ha visto l’azionario cinese correggere con molta più  forza rispetto a quello occidentale (il che è tutto dire).
I principali driver della debolezza odierna, sono stati 2:
** i casi covid, che hanno fatto segnare il massimo da  7 settimane in Cina (432 casi), grazie ad un focolaio nella  provincia  del Guangxi (China Sees Most Covid Cases Since May as Lockdowns Spread link ).
** I dati macro pubblicati stanotte hanno rivelato un GDP del secondo trimestre molto sotto attese, e in calo del 2.6% trimestre su trimestre, a indicare un impatto dei lockdown più forte di quanto stimato.

Ovviamente i 2 temi sono connessi. A deprimere il  GDP  sono stati i lockdown di aprile – maggio, e la  zero covid policy in Cina sta continuando. Non a caso, il GDP di Shanghai è calato del 14% nel trimestre scorso ( link Shanghai’s Economy Shrank Almost 14% as Lockdown Took Toll), e  qua e la si continua a chiudere aree e a fare campagne di test di massa.

Se non altro  i numeri di Giugno mostrano un rimbalzo, in particolare dei consumi, ma anche degli investimenti, grazie a infrastrutture e manifatturiero.  Ma il  timore è che il continuo nascere di focolai ostacoli la  crescita  anche nel trimestre in corso. E poi c’è la perdurante crisi dell’immobiliare, con i prezzi delle case nuove in calo per il decimo mese di seguito.

Inoltre in 20 città  cinesi i cittadini hanno smesso di pagare i mutui per le case che non sono state completate, perchè i costruttori  in crisi non riescono a finirle. E questo va ad acuire la crisi del  settore ( link CNN ). Questa pratica può alimentare un circolo vizioso peggiorando la situazione.
Questo spiega la frenesia delle autorità  nel varare misure a sostegno del ciclo. Lo scontro tra i fondamentali dell’economia deboli e il rischio Covid da un lato, e lo stimolo monetario e fiscale  dall’altro, continuerà a caratterizzare la  seconda parte dell’anno 2022.
Infine c’è stato un motivo di debolezza specifico. I giganti cinesi del tech hanno preso un’alltra bastonata a causa di una nuova inchiesta delle autorità su Ali Baba per un furto di dati di un miliardo di residenti ( link ).
Questa vicenda ha alimentato timori che la regolamentazione aggressiva del settore da  parte delle autorità, che tanti danni aveva fatto alle quotazioni delle varie Tencent, Baidù e ovviamente Ali Baba, possa riprendere. L’indice Hang Seng tech ha perso oltre il 3.5%.
Tra le altre principali piazze, performance positive di Giappone (dove pure crescono i casi Covid), Taiwan, India e Corea, e negative per Sydney e Ho Chi Min

La seduta europea è  partita  in catch up con la  forza di Wall  Street ieri sera,  e  dopo una fase di nervosismo iniziale l’azionario si è  incanalato sulla via del  rialzo.  Il  recupero ha coinvolto anche gli asset italiani,  in attesa  di capire come  si risolverà  la  crisi di governo, ma il  gap  accumulato ieri da piazza Affari nei confronti dei peers  europei è  rimasto invariato (nel  senso che ieri ha perso il  doppio e oggi ha faticato a tener dietro a Dax e Eurostoxx 50).
Anche l’€ dopo qualche incertezza iniziale, ha messo a segno un rimbalzo che forse può essere inteso come un consolidamento del biglietto verde, che ha ceduto su quasi la  totalità  dei cross.
Il sentiment a metà giornata ha subito un’ulteriore sferzata dalla trimestrale di Citigroup ( link Citigroup tops profit estimates as bank benefits from rising interest rates, shares surge 10%), che ha preso totalmente in contropiede un mercato il cui pessimismo era stato rafforzato ieri dai risultati di JP Morgan e Morgan Stanley.

Nel pomeriggio in US un bel po’ di dati. Come si nota, domina il verde,  cosa che ha forse un po’ attenuato  il mood cupo degli ultimi giorni.
E’  giustificato? Andiamo ad analizzare i numeri.

1) L’Empire manufacturing, prima  survey manifatturiera regionale di luglio,  ha sorpreso in positivo, e non di poco. Il balzo è  però dovuto in gran parte alla componente shipments (+21.3 a 25.3) mentre i new orders salgono poco (+0.9 a 6.2). Significativo rallentamento dei prezzi: prices paid -14.3  a +64.3, prices received -12.3 a +31.3. Bruttissimo il dato del 6 months-ahead business conditions index, calato di  20.2 punti a -6.2,  minimo dal settembre 2001.

2) le retail sales hanno sorpreso in positivo su tutta la linea ma in particolare a livello di control group (ex auto, benzina e materiali da costruzione). Chiaramente i numeri sono a livello di dati nominali e la  correzione per l’inflazione porta in contrazione (-0.3%) il dato headline e ad un magro +0.1% il numero control group.
In termini reali le retail  sales sono in calo anno su anno (grafico di EY –  Parthenon). Credo che il trend peggiorerà nei prossimi mesi.

3) Gli import ed export prices sono usciti sotto attese.
4) la  produzione industriale  di Giugno è leggermente calata ed è marginalmente sotto consenso. Nulla di particolare
4) la  recentemente seguitissima University of Michigan Confidence è leggermente rimbalzata (per merito delle current conditions, le  attese restano sui minimi), ma il mercato ha tratto particolare sollievo  dal calo delle aspettative di inflazione. Credo che l’inflazione sia vicino a un picco in US (non in EU) ma non condivido l’eccitazione per questo sottoindice, assai volatile e poco significativo secondo me.

In generale  numeri positivi, quanto meno rispetto al consenso, ma che a mio modo di vedere non cambiano granchè il  quadro di marcato rallentamento. I segnali sui prezzi però lasciano intendere che il peggio potrebbe essere alle spalle.
Il mercato ha ovviamente preso bene i numeri, perchè al momento il pessimismo domina e quindi i dati positivi  impattano.

Come mai allora i tassi e il Dollaro mostrano una tendenza a calare?
Al  di  la  del  fatto che per il Biglietto Verde un consolidamento  alla fine di una settimana del genere, e con l’ECB in arrivo, ci può  stare, è un fatto che, dopo Waller ieri,  anche i membri FED che hanno parlato oggi  (Bostic, Daly, Bullard) hanno avuto toni meno aggressivi di quanto temuto dopo il report mostruoso di mercoledì.  In generale l’impressione è che ci sia poca voglia di fare rialzi da 100 bps.
*BOSTIC SAYS INFLATION IS TOO HIGH, FED NEEDS TO LOWER IT
*BOSTIC SAYS FED WANTS POLICY ACTION TO BE ORDERLY
*BOSTIC SAYS A 75 BPS WAS VERY LARGE FED HIKE VS PAST EXPERIENCE
*BOSTIC: `MOVING TOO DRAMATICALLY’ COULD UNDERMINE OTHER THINGS
*FED’S BULLARD: US ECONOMY CONTINUES TO DO VERY WELL
*BULLARD: IT DOESN’T FEEL ON THE GROUND LIKE US IS IN RECESSION
*BULLARD: INFLATION HAS SURPRISED TO UPSIDE, HAS BROADENED OUT
*BULLARD: WE MAY HAVE TO HIT 3.75%-4% FED RATE BY END OF 2022
*BULLARD: MARKET INFLATION COMPENSATION MEASURES HAVE DROPPED
*BULLARD: OVER NEXT 18 MOS., INFLATION COULD GO BACK TO 2%
*BULLARD: DOING 75 OR 100 BPS NOW MAY NOT MAKE MUCH DIFFERENCE
*BULLARD: AFTER GETTING TO 3.75%-4%, COULD MAKE MORE ADJUSTMENTS
*DALY: FED TALKING ABOUT RAISING RATES TO SOMETHING IN 3% RANGE
*FED’S DALY: DON’T HAVE A RECESSION HIGH ON MY LIST OF OUTCOMES

Abbiamo così che la probabilità di 100 bps di rialzo scontata dalla strip scende al 20%, contro il  90% di ieri mattina. Il  2  anni treasury che ieri all’apertura di Wall Street era al 3.26% ora gira attorno al 3.12%.
Questo ha  facilitato l’assestamento del  Dollaro, e  alimentato il mood costruttivo della seduta odierna.
Ciò detto, la  curva USA resta però invertita, con il punto più  alto sul  3 anni al 3.14%, il 10 anni oltre 20 bps sotto  il 2 anni, e anche il  30 anni sotto  il 2 e il 3 anni. Il quadro recessivo è ancora ben incorporato nel mercato dei tassi.

La chiusura europea vede ottimi progressi degli indici, che riescono a chiudere la settimana con cali moderati (tranne Milano -3.8% per ovvii motivi). Rendimenti in calo in Eurozone, tranne che per il BTP, che vede lo spread salire ancora, con l’idea che la  matrice dell’allargamento dello spread (instabilità politica) fa si che l’ECB non possa considerarlo a pieno titolo “unwarranted” (ingiustificato) e quindi il tool  antiframmentazione non possa essere dispiegato appieno. L’€ però mette un po’ di ulteriore distanza tra se e la  parità, anche se l’incombere dell’ECB giovedì prossimo garantisce volatilità la prossima settimana. Rimbalzo anche per le commodities,  dopo una settimana di passione, ma l’oro resta sui minimi e il grano ha praticamente cancellato il  rialzo seguito all’invasione ( *WHEAT FUTURES ERASE 2022 RALLY TRIGGERED BY WAR IN UKRAINE) nonostante i problemi di approvvigionamento persistano.
Wall Street a 2 ore dalla  chiusura sembra intenzionata a imitare le controparti europee.  Con la  FED in blackout period (sempre non decidano di violarlo come la volta scorsa), la  settimana prossima la direzinalità  dipenderà  in massima parte,  oltre che dal tono dei dati, dalle trimestrali. Come abbiamo visto oggi, il mercato è  pessimista. Se non escono troppo brutte, potremme vedere un ulteriore squeeze. L’ECB terrà  presumibilmente a freno l’Europa fino a metà  settimana, con l’eventuale collaborazione della crisi di governo italiana.