Capitulation sul tech, i tassi continuano a far paura.

Ieri sera Wall Street ha ripiegato nel finale. L’S&P 500 ha chiuso in calo dello 0.77%, e il Nasdaq 100 ha ceduto un più largo 2.63%, zavorrato da alcuni dei suoi campioni. Tesla ha perso l’8.5%. Pubblicizzando i suoi acquisti di Bitcoin, Musk sembra aver ottenuto il risultato di aggiungere all’azione della sua azienda, già volatile, l’estrema volatilità della criptovaluta. Il che non è sempre conveniente.
In ogni caso la fuga dal tech è continuata, con la scusa ufficiale che i tassi in rialzo danneggiano i titoli a multipli più elevati. In realtà io vi vedo solo una fase di liquidazione di tutti i temi che hanno trainato recentemente, come le rinnovabili, la cybersecurity, il cloud, i veicoli elettrici etc etc.
Stanotte, la risk aversion si è presa un po’ di pausa. I futures USA hanno recuperato un po’, il China complex ha avuto una performance un po’ più mista (anche se il tech ha continuato a soffrire), e tra gli altri indici (Tokyo chiusa per festività) solo Seul, un altra piazza tech-semis, ha ceduto marginalmente.
E’ possibile che, alla base della stabilizzazione, ci sia stata l’attesa per il discorso di Powell alla Camera oggi, previsto per le 16 italiane.
Per quanto riguarda il pacchetto fiscale USA, questo è stato approvato dal House budget Committee ieri sera, e dovrebbe essere votato alla Camera, verso la fine della settimana.  Peraltro, è probabile che la prossima settimana al Senato l’innalzamento del salario minimo, ed altre misure specifiche possano essere considerate “estranee” alla budget Reconciliation, ovvero la procedura che permette di evitare il filibustering e approvare il piano con 50 voti +1 invece di 60. Questo potrebbe far scendere un po’ l’ammontare dai programmati 1.9 trilioni, e richiederà un altro voto alla Camera. Ricordo che il 14 marzo scadono i gli schemi di estensione dei sussidi, che vanno rinnovati. Ma comunque il tempo c’è.
Sempre in tema fiscale, in Corea la prossima settimana dovrebbe vedere la luce il famoso pacchetto fiscale deciso per supportare in consumi (1-1.5% del GDP).
Riguardo i vaccini, qualche buona notizia nelle ultime ore dalla Scozia ( link ) sull’efficacia di Pfizer e Astrazeneca, e anche da UK ( link ).
In gran Bretagna, poi,  si parla di riaperture totali a giugno (vedi Lampi di ieri), e oggi il tema di normalizzazione si è riflesso sui mercati con grande domanda su temi di turismo, crociere e aviolinee. Sembra che gli inglesi si stiano scatenando (TUI REPORTS JUMP IN HOLIDAY BOOKINGS FROM JULY – BBG; TUI: DEMAND FOR GREECE, SPAIN, TURKEY UP SIXFOLD OVERNIGHT). Anche in US si notano segnali positivi, con la riapertura di eventi in New jersey (10-15% della capacità) e di cinema e teatri a NY (25%).
In Eurozone invece le misure vengono prorogate e implementate (vedi Italia) e in giornata è cresciuto l’allarme per una possibile terza ondata, prima con Bertolaso ( link ) e più tardi la Merkel (  *MERKEL: GERMANY IS IN THIRD CORONA WAVE link ). Not good.

Ci ha provato, l’Europa, ad aprire capitalizzando il sentiment ereditato dall’Asia. E’ durata davvero poco, e 5 munuti dopo l’apertura del contante, gli indici si sono incanalati in un trend discendente che li ha portati ad accumulare in media ben oltre il punto percentuale di perdita entro la tarda mattinata. Ma non bisogna pensare che il movimento sia stato equamente distribuito sui settori. A essere bersagliata dalle vendite è stata nuovamente la tecnologia, cosa che ha depresso il Dax, danneggiato anche dalla cattiva vena di auto e industrials. Sugli scudi, invece, come accennato sopra, viaggi e leisure. Bene anche energy e resources, dietro alla perdurante forza delle commodties. E le banche, che hanno continuato ad avvantaggiarsi del rialzo dei rendimenti, e del fatto che il settore, nonostante la recente performance, non è molto amato e detenuto.
Già, perchè nonostante gli ammonimenti della Lagarde di ieri, e l’incombere di Powell oggi, i rendimenti hanno mostrato una robusta tendenza a salire, questa volta però nuovamente guidata dalle aspettative di inflazione. Male i periferici, che dopo un iniziale spunto hanno visto gli spreads allargare, lasciando interdetti gli operatori, che si aspettavano un effetto più duraturo dalle dichiarazioni della Lagarde ieri. Il fatto è che da un lato gli spreads risentono della risk aversion, e dall’altro aspettative di normalizzazione della curva tedesca forse un po’ riducono l’appetibilità dei periferici. In altre parole, uno spread sotto 100 bps è più attraente con il Bund parecchio in negativo, ma se questo si avvicina a zero….
In ogni caso sicuramente la sofferenza degli acquisti fatti ieri sulla scorta delle dichiarazioni della Lagarde ha amplificato il movimento. la Presidente ECB ha ribadito più volte che le condizioni finanziarie devono restare all’attuale livello di espansività,  per cui se il movimento dovesse continuare, ad un certo punto è probabile che la Banca Centrale passerà dalle parole ai fatti.

Sul fronte macro, poca roba stamattina. ordini e fatturato all’industria italiani di dicembre sono rimbalzati, e l’inflazione EU di gennaio finale ha rispettato i dati flash, con la core confermata a 1.4% anno su anno da 0.2% di dicembre. Il brusco rimbalzo è frutto dello scadere del taglio IVA in Germania, e di numerose distorsioni, ed era atteso.
Il dato macro più importante di oggi era nel pomeriggio, la Consumer Confidence USA di febbraio. A 91.3 da precedente 88.9 l’indice ha sorpreso in positivo  le attese, che erano per 90. Ma questo è interamente dovuto alla componente coincidente (+6.5 a 92) mentre le expectations (-1.7 a 90.8) sono sorprendentemente scese. Migliorata marginalmente la percezione del mercato del lavoro. Il Richmond Fed di febbraio è rimasto stabile contro attese di un aumento di un punto, ma a 14 resta decisamente decente.

Il mercato non ci ha guardato minimamente, preso com’era nella sua correzione selettiva degli eccessi su alcuni settori. A mezz’ora dall’apertura il Nasdaq 100 perdeva il 3.5%, davvero non male, dopo il -2.6% di ieri, e in calo per il sesto giorno di seguito. A quel punto la risk aversion era generalizzata e se sui tech fioccavano i cali a 2 cifre, anche settori in denaro, come le banche europee, hanno rimesso piede in negativo. A completare il quadro, i rendimenti hanno mostrato salite di manciate di basis points, Bitcoin ha continuato a mostrare passivi a 2 cifre,  l’oro è tornato sotto 1.800$ e perfino il rame ha accusato perdite.
Infine, si è visto un po’ di effetto Powell, con una stabilizzazione degli indici, il ritorno in verde dei settori più in domanda, e una riduzione dei rialzi dei rendimenti.
Francamente, è dura trovare qualcosa di veramente nuovo nel discorso del Presidente FED. Jay ha osservato che la ripresa ha perso momentum negli ultimi 3 mesi, ma ha aggiunto che si attende un recupero nella seconda parte dell’anno. Chiaramente dipende tutto dai vaccini, e comunque gli obiettivi della Fed sono lontani e le attuali misure continueranno a lungo, mentre la loro attenuazione verrà segnalata con molto anticipo. La salita dell’inflazione sarà temporanea e dovuta a effetti base e loro guarderanno al medio termine. La crescita dei rendimenti riflette uno scenario macroeconomico migliorato. In effetti, è un po’ quello che gli operatori dovrebbero cacciarsi in testa: in questa situazione è impossibile che le curve dei tassi restino ancorate ai livelli di 6 mesi fa. L’importante è che i tassi reali non salgano troppo a rendere insostenibile il debito e ad aumentare il costo reale del capitale.
*POWELL: RATES ARE MOVING UP DUE TO HIGHER GROWTH EXPECTATIONS
*POWELL: MOVE IN YIELDS REFLECTS MORE CONFIDENCE IN THE ECONOMY
In ogni caso, il mercato oggi aveva intesta altro, in un certo senso. La frenetica rotazione settoriale ha contribuito a causare la crisi di un positioning massiccio e vulnerabile, su settori troppo affollati. Una buona rappresentazione di questo rebalancing la offre l’indice US Momentum di Morgan Stanley, ovvero una serie costruita calcolando la performance di un trade lungo del 15% dei titoli del Russell 3000 con miglior performance a 12 mesi, e corto del 15% dei titoli con performance peggiore. Quest’indice, che fornisce una rappresentazione di come performano in giornata i titoli con maggior momentum, ha ceduto il 19% in 5 sedute

Tra l’altro, la sua correlazione con l’S&P 500, ad occhio, non è così buona. Discese e minimi dell’indice non hanno un significato univoco per la direzione del mercato.

La stabilizzazione dell’azionario è continuata, andando verso la chiusura europea, con il risultato che gli indici mostrano perdite educate, ed in alcuni casi guadagni (Parigi Londra e soprattutto Madrid). Anche i rendimenti mostrano salite più contenute in Eurozone e calano in US, e le commodities vedono ancora Rame sugli scudi, con le commodities agricole, ma l’argento nega al momento il movimento di ieri. Inconsolabile Bitcoin.
Anche Wall Street al momento ha ridotto molto le perdite, anche se permangono le differenze tra settori e indici. Nel breve il mercato è ipervenduto, e un consolidamento ci sta. Ma vale la pena di considerare che serie negative come queste solitamente danno luogo a colpi di coda nelle sedute successive, prima che la volatilità si riassorba.