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Segnali di disgelo tra Cina e USA sul trade.


La settimana si è  aperta con un buon tono in Asia.
Il principale fattore dietro il buon sentiment è  stato,  manco a  dirlo,  un tweet di Trump, in cui il Presidente US ha annunciato di aver incaricato il Dipartimento del Commercio di studiare un modo per rimettere in l’azienda di telefonia cinese ZTE in condizioni di fare business.
Come noto, tra le  sanzioni varate dall’esecutivo US nei confronti della Cina in seguito all’inchiesta sul furto di proprietà intellettuali US,  vi  era il  divieto per  le  aziende americane di commerciare con ZTE,  cosa che aveva lasciato il  colosso  asiatico  senza fornitori. Alla vigilia del  secondo round di colloqui, previsto con l’arrivo a Washington del primo advisor del  Presidente cinese Xi in settimana, questo segnale di disgelo coglie un po’ di sorpresa una comunità degli investitori che temeva invece di vedersi recapitare i dettagli di un secondo round di sanzioni.
Le news hanno offerto un bel supporto ai “big tech” dell’area. Hong Kong, HSCEI, Tokyo e Taiwan ne hanno beneficiato, mentre le  “A” shares, pur positive hanno visto  la  forza concentrata nelle large caps. Gli indici generali hanno mostrato progressi più contenuti. Sul sentiment dei mercati locali può aver pesato l’incombere della  pubblicazione dei dati macro  di aprile (Produzione industriale, retail sales e investimenti fissi),  in uscita stanotte. La speranza è che i report confermino i segnali di moderata riaccelerazione forniti dalle survey, ma  già a  marzo vi erano state sorprese  positive e forse i locali temono che questo mese vi sarà un payback.
Recentemente il  quadro dell’economia cinese è più enigmatico del  solito. Se la  crescita è stabile, come mai le  autorità hanno ridotto  il  focus sul deleverage e annunciato politica di sostegno della domanda interna? Dubito che la  risposta la avremo stanotte, ma mi aspetto dati buoni.

Altri segnali di distensione sono giunti da Pyongyang, con l’annuncio che i siti nucleari verranno smantellati entro 2 settimane. Il Segretario di Stato Pompeo ha dichiarato che la Nordcorea avrà accesso ai capitali US appena la denuclearizzazione sarà completa, irreversibile e verificabile. Stranamente, Seul è stata l’unica tra  le principali piazze dell’area a restare  al  palo.
E pensare che il week end era iniziato con indiscrezioni che Trump voleva inserire dazi del 20% sulle importazioni di auto , e gravarle di standard anti inquinamento più restrittivi di quelli destinati alle auto US.
Newsflow ambivalente sul fronte Iran. Il consulente per la  sicurezza nazionale Bolton ha dichiarato che le aziende europee che proseguono i rapporti con l’Iran potrebbero andare incontro a sanzioni. Pompeo ha però dichiarato che Washington ha intenzione di collaborare con l’Europa per ottenere un nuovo deal.

L’apertura europea è stata dominata dalle news dei passi avanti fatti da Salvini e Di Maio verso la formazione di un Governo Lega – 5 Stelle. In attesa di capire se le  consultazioni evolveranno in un incarico (al momento manca ancora il nome del Premier e comunque Mattarella potrebbe rifiutarsi di avallare le scelte dei 2 leader) il dibattito si è concentrato sui dettagli della piattaforma, l’attuabilità, ed il loro  potenziale impatto sulle finanze pubbliche. Le  misure economiche presentate (smantellamento riforma Fornero, raggruppamento in 2 aliquote del 15% e 20%, reddito di cittadinanza) ammontano ad spanne ad  oltre 50 bln di spesa, per la quale non è stata presentata per ora alcuna ipotesi di copertura. A ciò si aggiungono i 12 bln necessari per evitare lo  scatto  dell’IVA.
La reazione del mercato (spread in calo di un basis point) mostra che gli investitori  al momento non credono che il  governo riuscirà a realizzare interamente il  programma.
Non gli do torto. Ammesso che veda la  luce, l’esecutivo sarà fragile e litigioso, principalmente a causa della diversità delle 2  basi elettorali, ed in secondo luogo per l’inesperienza di parte della compagine. In questo senso, mi pare improbabile che brilli per capacità  realizzativa. E comunque esistono dei meccanismi di garanzia (il via libera della Ragioneria dello Stato e la  Firma del Presidente della Repubblica) contro la promulgazione di leggi troppo fiscalmente spregiudicate.
Detto questo, la probabilità che l’esecutivo ottenga qualche risultato in direzione di smontare parte delle riforme fatte su lavoro e  pensioni negli ultimi anni non è trascurabile, a mio modo di vedere. E naturalmente questo non verrà  visto di buon occhio dai mercati.

Politica italiana a parte, l’apertura europea non ha avuto il tono frizzante che ci si poteva aspettare. Di primo mattino sono comparse su Reuters alcune dichiarazioni del Governatore della Bank of France e membro ECB Villeroy:
** Il momento di porre termine al  QE si avvicina e che sia settembre o dicembre non è  una questione fondamentale (Quindi anche settembre è “live”)
** Circa il timing del  primo rialzo, potremo essere più  chiari, ma la locuzione “well past the end of QE” usata per l’attuale guidance deve essere intesa come trimestri, non anni.
** Il recente arallentamento è temporaneo, e l’ECB non rinvierà la normalizzazione a causa di preoccupazioni sul debito pubblico (capito Italia?) e il Governing Council si aspetta che l’inflazione recuperi.

I toni proattivi hanno levato supporto ai bonds europei, e lo hanno offerto invece all’€, il che ha certamente contribuito a frenare l’azionario europeo, che non ha mai dato l’impressione di poter accelerare significativamente al rialzo.

Scarse novità nel pomeriggio.
In assenza di dati macro anche in US, Wall Street è partita con un tono discreto, aiutata anche dalla comparsa sul WSj di ulteriori indizi di trattative serrate tra Cina e USA (in cambio di una soluzione per ZTE, le autorità sarebbero disposte a non elevare dazi sui prodotti agricoli US). Il buon mood US ha concesso all’azionario europeo di chiudere nei pressi dei massimi di seduta (ovvero invariato). Successivamente, delle dichiarazioni un po’ meno concilianti del Segretario al commercio US Ross (*ROSS: US TO IMPOSE EU STEEL TARIFFS IF NO DEAL BEFORE JUNE 1) hanno levato  un po di linfa ai mercati US, e anche all’€ che dopo aver sfiorato 1.20 vs $ si ritrova invariato.

Sul fronte dati macro, il clou della settimana è domani, con i citati dati cinesi, il GDp del primoi trimestre preliminare tedesco e EU, e  le retail  sales  US, che sono tra i motivi per il  ritracciamento del $, visto che i segnali non sono granchè: l’inflazione è stata sotto attese (i dati sono nominali) e la spesa riportata dalle carte di credito  non eccezionale. Nei giorni successivi spiccano i prezzi delle case in Cina e dati immobiliar e e produzione industriale  in US (domani) e  il Philly Fed di maggio in US (giovedi)