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Ribalzo sgnificativo del sentiment… Prima conferma mercoledì con il CPI US

Lampi di Colore 994

Una brusca inversione di tendenza a metà seduta ha permesso all’S&P 500 di chiudere in positivo venerdi sera (+1.5%) contenendo al 5% la perdita della settimana, e mettendo a segno un segnale di inversione di breve sul grafico daily.

Lampi di Colore 992

Vista la  violenza della  recente price action (il range di venerdi ha superato i 4 punti percentuali di ampiezza) non è il caso di fidarsi troppo di questi segnali di breve. Detto questo, un paio di circostanze accrescono un po’ la  significatività del  minimo segnato la scorsa seduta. Intanto, il minimo intraday, a 2532 punti, corrisponde alla media mobile a 200 giorni (lambita l’ultima volta a novembre 2016). Non solo, ma il  Future S&P 500 è rimbalzato sullo stesso  livello che aveva toccato nella mattina di martedi scorso, il  che costituisce un progetto di doppio minimo. Diciamo che a prescindere dalla conferma o meno del hammer oggi tramite un ulteriore recupero,  il livello di 2530 si può considerare un buon supporto, ospitando la MM200 ed essendo stato testato 2 volte.

Il rimbalzo di Wall Street ha dato  un comprensibile sollievo, all’Asia,  anche se in realtà alla  fine i recuperi non sono poi cosi marcati. Va detto che la regione questa settimana osserva importanti festività, tra cui Giappone  oggi, India  domani, e da mercoledi per una settimana intera tutti i mercati cinesi.
Dopo la mazzata della  scorsa  settimana (-10%), l’azionario cinese ha mostrato solo una modesta stabilizzazione. Le “H” shares hanno cancellato nel finale di seduta i guadagni, mentre Shanghai si è difesa un po’ meglio, con una sorprendente outperformance delle small cap. A mercati chiusi, gli aggregati monetari cinesi di gennaio hanno mostrato un esplosione dei new loans (2.9 trilioni di yuan da 0.58 e vs 2 trilioni attesi) ma il total social  financing in realtà ha mostrato il consueto balzo di gennaio ma è  terminato sotto  attese (3.06 trln vs 3.15 attesi). Al di la dei consueti effetti stagionali, l’impressione è che il balzo dei new loans, a fronte del calo del total  financing rifletta un brusco calo dello shadow banking system e la  concentrazione del  credito sui bilanci bancari,  dove può  essere meglio controlloto e indirizzato verso l’economia. Per il momento il quadro non mostra sostanziali modifiche.

L’apertura europea ha visto gli indici fattorizzare rapidamente il  rimbalzo di Wall Street, mostrando da  subito un buon tono. Risultati un po’ controversi da parte di alcune banche italiane (Paschi, Carige, Ubi) hanno gravato un po’ su  Milano,  e sul  settore. Oggi in Eurozone non erano previsti dati e cosi i mercati si sono messi in attesa dell’apertura di Wall Street per vedere se anche oggi avrebbe guastato la festa.
Ma gli  USA (privi di dati anche loro  oggi) dopo un iniziale fase di prese di beneficio,  ha ripreso (per ora) il rimbalzo,  consentendo all’Europa  di portare a casa il  progresso maturato.
Il ritorno del  risk appetite ha levato un po’ di supporto al  dollaro, che negli  ultimi giorni si era avvantaggiato del derisking sui cambi. Pochi movimenti sui bonds,  dove gli spreads periferici si sono stretti un poco.

Il clou della settimana in termini di dati è rappresentato dal CPI US di gennaio, in pubblicazione mercoledi alle 14.30. Visto che il consenso è  unanime nell’  indicare nel rialzo dei tassi il principale motivo  di questa fiammata  di volatilità  (anche per mancanza di altri candidati, visto che macro  e earnings sono OK) è  comprensibile il focus degli investitori, in particolare dopo il dato dei salari orari nel  labour market report di gennaio, che ha accentuato lo storno dei bonds US.
In effetti, un dato particolarmente forte potrebbe riaccendere la volatilità  sui tassi, e con essa quella sull’azionario.
Pur essendo convinto (come dichiarato più  volte nei mesi passati) che il 2018 vedrà l’inflazione salire in US e nel mondo, nel breve osservo   sul  singolo dato  tutto è possibile (gli stessi salari orari sono stati protagonisti di numerose false partenze).
A fronte di ciò, il mercato ha assunto un posizionamento sui tassi estremamente difensivo,  e quindi eventualmente vulnerabile ad un pullback. Il Report CFTC riporta un ammontare record di corto sui tassi, per la scorsa settimana, mentre la categoria dei dealers, che ha un buon track record, ha accumulato una posizione lunga ai massimi da  vari anni (vedi grafico, courtesy of Deutsche Bank).

Lampi di Colore 993
L’impressione è che, in assenza di un dato di CPI molto forte o di altri catalyst, il positioning sui tassi dovrebbe costituire un ostacolo a ulteriori robuste salite dei rendimenti, mentre potrebbe causare una robusta correzione in caso di un dato particolarmente deludente.
Una stabilizzazione dei tassi US leverebbe al  mercato una preoccupazione, consentendo agli investitori di  tornare a guardare dati macro e  earnings, che restano buoni.