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Recupero del sentiment in chiusura di settimana, nonostante il bombardamento di headlines.

Alla fine, ieri sera, ha “pagato dazio” anche Wall Street (S&P500 -0.6%).
Il Dow Jones,  percepito come più impattato, ha infilato  l’ottava seduta negativa a fila. Apparentemente,  la circostanza del primo profit warning di un azienda (Daimler) a causa delle frizioni commerciali ha avuto la  meglio sulle indiscrezioni sul disgelo riportate da  Marketnews. Non ha aiutato la retorica  dura del Segretario al commercio Ross, secondo cui “se si finisce in una Trade War,  gli USA hanno parecchie munizioni in più degli altri paesi”. Una self confidence che ritengo giustificata fino a un certo punto, in particolare nei confronti della  Cina (vedi Lampi di martedi scorso).

Il newsflow è tornato a migliorare stanotte, con il circolare su vari media (vedi Bloomberg) di indiscrezioni secondo cui alla Casa bianca sarebbero divisi sull’atteggiamento da tenere, con alcuni membri del National Economic Council  che vorrebbero provare ad evitare l’entrata in vigore delle tariffe,  eventualmente invitando il Vicepresidente cinese Wang Qishan a Washington per una ripresa delle trattative in tempi brevi.
Sarà  per queste news che, in aggregato, l’Asia ha recuperato dalla debolezza in cui l’aveva precipitata, a inizio seduta, il mood ereditato da Wall  Street. Shanghai, Seul e Mumbai hanno rialzato la testa, mettendo a segno progressi, mentre Taiwan HSCEI e Tokyo hanno marcatamente ridotto le perdite.
Primo tra i PMI flash in pubblicazione oggi, il PMI manifatturiero giapponese ha mostrato un moderato miglioramento (53.1 da 52.8) restando su livelli discreti.  Si fa però notare un rallentamento degli ordini dall’estero, presumibilmente un sintomo di un inizio di impatto delle frizioni commerciali globali.

Avevo espresso ieri il mio pessimismo sui PMI flash europei in uscita oggi. Tutt’altro.
Il moderato calo del settore manifatturiero (ancora in sintomo dei venti di trade war?) è stato più che bilanciato da un rimbalzo dei settori servizi, tipicamente di natura più endogena. Il dato Composite Eurozone (54.8 da 54.1 e vs attese per 53.9) ha messo a segno un discreto rimbalzo dal  minimo da 18 mesi segnato a maggio, trainato dai servizi ( 55 da 53.8 e vs attese di invariato) mentre il manifatturiero (55 da 55.5 in linea con attese) ha segnato il minimo da 19 mesi. Dal punto di vista geografico Francia e Germania confermano il quadro, mentre l’ resto d’Europa (dettaglio non disponibile  in sede flash) sembra recuperare a sua volta.
Gli economisti di Markit osservano che i dati sono coerenti con una crescita al  ritmo di 0.5% trimestrale, ma mettono in guardia dal sovrastimare il  rimbalzo, che in parte può essere spiegato da un ritorno alla normalità dopo un maggio affollato di festività. Le  aspettative restano ai minimi da 18 mesi e la  produzione continua a superare gli ordini. I prezzi poi continuano a salire in particolare nel settore servizi.
Recentemente,  anche gli “hard data” europei avevano preso una brutta piega. Un loro miglioramento, nelle prossime settimane, confermerebbe quello delle survey. Vedremo

La notizia che le campane a morto all’economia Eurozone sono state un filo premature ha offerto supporto ad indici azionari che già beneficiavano un po’  della miglior vena generale. Il fatto che il comprensibile rafforzamento dell’€ non abbia infastidito più di tanto l’azionario continentale è una dimostrazione della matrice macro di questo rimbalzo.
Buone notizie anche sul fronte Grecia, con la decisione dell’Eurogruppo di offrire debt relief, sotto forma di dilazione dei rimborsi e sospensione del pagamento degli interessi, nonchè la costituzione di un buffer di 15 bln di liquidità atto ad agevolare un ritorno sui mercati del Tesoro greco. Certo, L’Eurogruppo si è astenuto dal tagliare lo stock di debito, una mossa che ha ancora dei costi politici troppo elevati. Se non altro è diminuito il suo valore attuale.
Su queste basi, l’azionario europeo ha chiuso la mattina con buoni progressi (banche in particolare),  lo spread ha ritracciato parte dell’allargamento di ieri,  e l’€ ha proseguito  il recupero, salvo venire un po’ frenato  in tarda mattinata da reports in cui si rivelava che il Segretario generale del SPD aveva tenuto alcuni meeting in preparazione di nuove elezioni ( “SPD Party Secretary General Lars Klingbeil held three internal meetings to prepare for possible new elections.”). Della serie “crisi di Governo in arrivo”.
In effetti le notizie non sembrano incoraggianti, con la Merkel intenta a mettere le mani avanti sull’outcome del pre-vertice di Domenica su immigrazione (*GERMANY SAYS SUNDAY MEETING WON’T PRODUCE A CLOSING STATEMENT). Come noto, il Ministro dell’interno tedesco e leader della CSU Seehofer avrebbe concesso alla Merkel 2 settimane di tempo per raggiungere con gli altri paesi EU un accordo per una strategia condivisa, ma se questo accordo non lo soddisfa, inasprirà i controlli alle frontiere, mettendo la Merkel di fronte alla scelta di adeguarsi o di licenziarlo, aprendo di fatto una crisi con l’alleato. Con quest’aria, il  Dax è oggi l’indice più pigro in Eurozone.

Nel pomeriggio, un altro po’ di “headline trading” sul BTP.
Hanno fatto la loro comparsa sui media dichiarazioni di Salvini tratte da un intervista allo Spiegel che dovrebbe uscire domani (SALVINI: WE’LL KNOW IN A YEAR IF UNITED EUROPE STILL EXISTS). Immediata reazione dei future btp,  con il  2 anni giunto a tratti ad azzerare i guadagni di giornata. Impatto anche sull’azionario, che ha significativamente ridimensionato i guadagni.
Personalmente, ritengo che i principali rischi per la mia view di normalizzazione degli spread BTP (parte breve in primis) siano 1) la rottura, per qualsiasi motivo, del  patto di Governo, e approdo a elezioni in tempi brevi, perchè riporterebbe tutto nell’incertezza (che i mercati odiano) 2) un marcato rallentamento del quadro macro globale, tale da  produrre un forte aumento della volatilità  e stress sulle  finanze pubbliche europee.
Il  primo caso non è  comunque da escludere: al primo serio screzio la Lega potrebbe farsi allettare dalla possibilità di consolidare gli oltre 10 punti in più che le attribuiscono i sondaggi. Il Movimento ha un interesse opposto. Il secondo caso è improbabile, con gli USA che tirano cosi,  ma non impossibile se la situazione sul trade prende una brutta piega.
Per  il resto  direi che eventuali correzioni sono occasioni di acquisto. Peraltro, non sono cosi ottimista da attendermi che lo spread torni a livelli e price action sonnolenta del primo trimestre o o che il 2 anni Italia torni significativamente in negativo. Già il tornare stabilmente sotto 200, e a zero per il rendimento del BTP 2 anni, costituirebbero ottimi risultati.

Tornando  ai PMI, ironicamente, quelli USA hanno marginalmente deluso, grazie a un significativo calo del manifatturiero (54.6 da 56.6 e vs attese per 56.1) mentre i servizi hanno sostanzialmente tenuto (56.5 da 56.8 e in linea con attese). Essendo il manifatturiero meno del 20% (meno del 15% secondo alcune stime) dell’economia USA, non è un dato granchè preoccupante. Le survey segnalano pressioni sui prezzi, e allungamenti dei tempi di fornitura lungo le supply chains nel manifatturiero. Situazioni che l’imposizione di dazi non farà che peggiorare. Chissà se qualcuno alla Casa Bianca ci guarda.

Nel pomeriggio il sentiment si era sufficientemente ripreso,  grazie a una Wall Street in vena, quando la più scontata delle headline ha riportato un po’ di nervosismo sull’azionario e limato ancora qualcosa della performance dell’€. In sostanza,  Trump ha scelto ovviamente oggi,  giornata in cui entra in vigore la modesta rappresaglia EU (2.8 bln) contro i dazi sui metalli industriali, per annunciare che se le tariffe sui beni US non vengono rimosse, gli USA applicheranno il 20% di dazi sulle auto europee.
In realtà, si tratta di un argomento nient’affatto nuovo,  tanto è vero che i produttori tedeschi avrebbero già  offerto  il loro supporto,  2 giorni fa, all’abolizione dei dazi sul settore auto tra USA e EU (WSJ).
Non a caso,l’effetto è  stato effimero sull’azionario, e  le  chiusure europee, con la collaborazione di Wall Street,  si collocano ai massimi di seduta (Milano poco sotto). Meno forte il movimento dell’€, che chiude la seduta europea al  centro del  range odierno (ma un punto percentuale sopra i minimi di ieri). L’impatto della headline dello Spiegel  ha lasciato al BTP le briciole del restringimento che mostrava stamattina, ma siamo forse di fronte ad un effetto “week end”, ovvero traders riluttanti a entrare nel fine settimana con posizioni rilevanti, avendo 48 ore di possibile  headline risk a mercati chiusi (Domenica a Bruxelles c’è in programma il pre-vertice a Bruxelles sui migranti ).