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Nelle ultime ore i mercati hanno incassato una bella serie di uppercut.

Non c’è che dire: nelle ultime ore i mercati hanno dovuto  incassare una bella serie di uppercut.
Partendo dagli ulteriori dazi per 100 bln annunciati da Trump (e relativa rappresaglia cinese) venerdi, abbiamo successivamente avuto il crollo degli asset russi, l’addensarsi delle nubi sulla Siria in reazione al raid di Assad, e, ieri sera – a temperare gli entusiasmi a Wall Street –  il raid dell’FBI negli uffici dell’avvocato di Trump.

Il fatto che gli indici Eurozone e US siano ancora a contatto con l’estremo superiore del range delle  ultime 2 settimane (dell’ultimo mese nel caso dell’  Eurostoxx 50) costituisce una dimostrazione che il  tono di fondo  sui mercati è decisamente migliorato. Certo, perchè la resilience si trasformi in recupero,  probabilmente serve un po’ di tregua sul fronte headlines.
Oggi abbiamo fatto qualche progresso in questo senso, tutto sommato.

In soccorso del sentiment, è venuto stanotte il discorso del Presidente cinese Xi Jinping al Boao Forum, caratterizzato da toni assai conciliatori.
Xi ha definito  superata la mentalità  da guerra fredda ed esortato all’apertura e alla ricerca di vantaggi reciproci. Ha aggiunto che la Cina entrerà  in una nuova fase, aumentando l’accesso estero ai propri settori produttivi e tagliando significativamente i dazi sul  settore auto e non solo. In generale il Paese non è una minaccia per l’economia mondiale e non cerca di ampliare le sfere di influenza: la globalizzazione è un trend irreversibile.
In realtà,  le  parti più concrete del  discorso (in particolare la riduzione dei dazi), erano sostanzialmente già note da precedenti comunicazioni. Nondimeno,  il ramoscello d’ulivo offerto da Xi consente eventualmente a Trump di esibire internamente i frutti della propria strategia (e assumersene i relativi meriti,  anche in vista delle  Midterm elections).  Vedremo se il Presidente US vorrà approfittare di questa opportunità, e passare a toni più negoziali,  o  sceglierà  di raddoppiare.
Naturalmente, tra le  principali piazze asiatiche, le più  allegre sono state le cinesi, ma anche il resto degli indici ha messo a segno progressi.

Buona anche l’apertura dell’azionario europeo, che ha recuperato i fasti della mattinata di ieri, e anche qualcosa in più, a tratti. Il settore auto ha ri-festeggiato l’annuncio del taglio ai dazi cinesi.
Peraltro,è continuata la turbolenza sugli asset russi, con la divisa oggi a farne le  spese più dell’azionario. Il tesoro Russo ha dovuto cancellare un asta di debito pubblico.
I contorni della vicenda sono ancora tutt’altro che chiari,  e  fioccano i paragoni con la  crisi del  2014 (invasione della Crimea). Probabilmente si tratta di un esagerazione: in quel caso fu soprattutto il crollo del  petrolio a causare danni all’economia locale,  mentre le sanzioni ebbero un impatto  modesto.
Il fatto è che, in questo caso,  il rischio è che l’embargo venga  esteso ad  altre aziende quotate,  aumentando l’impatto  sui mercati finanziari a prescindere dal danno economico. Finchè, in qualche modo,  non si attenua quella minaccia, il nervosismo sugli asset russi resterà alto. Ma finora, il contagio è stato alquanto limitato,perlo  meno rispetto alle mie attese.

Sul fronte macro,  ancora delusioni dalle produzioni industriali francese e italiana a febbraio. Ormai s’è capito che quel mese ha visto un pullback dell’attività economica in Eurozone, dopo  i fasti di Dicembre-Gennaio.
Ad agitare un po’ le acque, a metà  giornata,  è  intervenuto  uno stralcio di intervista a Nowotny,  in cui il  Presidente della Banca Centrale  Austriaca ha dichiarato che il  QE terminerà nel 2018 e che il  primo rialzo dei tassi potrebbe essere di 20 bps (a -0.2%), senza indicare però  quando.
Nulla di particolarmente aggressivo ne nuovo (che l’ECB speri di interrompere il QE entro dicembre è cosa nota, e comunque Nowotny è notoriamente un falco). Ma  i bonds hanno accusato,  perdendo supporto e l’€ ha recuperato terreno. Sul fronte equity le news hanno offerto un po’ di supporto al settore bancario, che continua a vivere ai margini del rimbalzo, in parte a causa delle mutate prospettive sui tassi, in parte per il positioning,  e  ora per legami, veri o presunti, con le aziende russe (in realtà le esposizioni sembrano marginali, a  parte casi sporadici).

La reazione di divisa e tassi, seppure ridotta, deve avere infastidito qualcuno  se è vero che nel pomeriggio è giunta una smentita parziale (ECB SPOKESMAN SAYS NOWOTNY’S VIEWS ARE HISOWN, THEY DO NOT REPRESENT THE VIEW OF THE GOVERNING COUNCIL). L’effetto, in particolare sui tassi, è  stato però ridotto, perchè nel frattempo prezzi alla produzione US di marzo ben sopra attese hanno messo sull’avviso il mercato su come potrebbe uscire domani il CPI.
Lieve ridimensionamento per lo Small Business optimism USA di marzo  (104.7 da prec 107.6 e vs attese per 107), che resta comunque nei pressi dei massimi storici. Il  problema principale per la piccola impresa US resta il reperimento di manodopera qualificata, e le  pressioni salariali sono sempre più alte.

Wall Street è partita con un tono robusto, non senza qualche scarto dovuto a headlines connesse con una possibile azione in Siria, che non hanno mancato di offrire supporto al petrolio (Trump ha cancellato il viaggio in America latina per occuparsi della reazione e vi sono indiscrezioni di movimenti di truppe NATO).
Cosi,  l’azionario europeo ha chiuso con discreti guadagni, con Milano e Madrid leggermente attardate (anche per il contenuto elevato di banche). Marginale recupero per l’€,  mentre i rendimenti Eurozone, che hanno concesso il beneficio del dubbio a Nowotny (e presumibilmente temono l’effetto  sul treasury del CPI di domani), salgono sia su core che periferia.
Vediamo se stasera il rally tiene. I  livelli da superare,  nei prossimi giorni, perchè il quadro torni railzista sull’S&P 500, sono 2670 e 2700.