Non è ancora chiaro se i tempi supplementari nelle consultazioni riusciranno a produrre un accordo tra Salvini e Di Maio (in particolare uno con caratteristiche tali da poter essere approvato da Mattarella), ma un risultato sicuramente è stato ottenuto: la ricomparsa del rischio politico sui mercati europei.
Il circolare sui media, ieri sera, di una bozza di contratto tra Lega e Movimento per un programma di governo condiviso, ha eventualmente imposto agli investitori di riconsiderare quanto anti-establishment, antieuropeista e anti-sistema sia l’anima delle formazioni che stanno tentando di formare il Governo.
Il fulcro della bozza ( o quanto meno gli aspetti sui quali più si sono focalizzati i mercati), sono le aspre critiche all’ordinamento europeo (fiscal compact e altre normative), la proposta di cancellare i 250 bln di BTP in mano all’ECB alla fine del QE, e la richiesta di un meccanismo di uscita dall’ Euro.
Naturalmente, si tratta per lo più di proposte assolutamente irrealizzabili. Il Trattato europeo non prevede meccanismi di uscita, e vieta alla Banca Centrale di finanziare direttamente uno stato sovrano. E’ il caso di osservare che l’eventuale cancellazione di debito pubblico dovrebbe per lo meno riguardare pro quota gli altri paesi, il che scaverebbe un cratere negli attivi dell’ECB, pari ad un multiplo della sua capitalizzazione. Ripianare il bilancio richiederebbe un drenaggio di risorse monetarie dal sistema, o la creazione di moneta in misura tale da colmarlo, con effetti monetari e macroeconomici imprevedibili.
Oltre a ciò, c’è da dubitare seriamente che Mattarella conferisca un incarico a fronte di un programma cosi aggressivo.
I protagonisti si sono affrettati ad aggiustare il tiro, pressati almeno in parte, presumibilmente, dlla vista della reazione del mercato. La bozza è stata definita superata, la richiesta del meccanismo di uscita è stata stralciata, e dopo qualche titubanza, è rientrata, in serata, anche la proposta di cancellazione.
Il fatto è che forse i mercati si erano illusi che questioni come la permanenza nell’€, la guerra aperta al fiscal compact, e l’attacco sistematico alle istituzioni europee fossero ormai questioni superate, e che il maggior rischio connesso con la coalizione giallo verde fosse un parziale annacquamento delle riforme ottenute dal precedente esecutivo. La comparsa della bozza è stata un po’ la goccia che ha fatto traboccare il vaso, e forse ha offerto alla speculazione un opportunità d’oro per maramaldeggiare sugli asset italiani.
Ribadito che gli aspetti più aggressivi della bozza sono assolutamente irrealizzabili, probabilmente gli investitori guardano preoccupati ad alcuni possibili sviluppi della situazione. Il rischio è che, in assenza di un accordo di governo, o perche Salvini strappa, per mirare a nuove elezioni, o perchè Mattarella non ritiene che i candidati meritino una possibilità, a questo punto si vada veramente ad elezioni anticipate. Ad dar retta, per quel che può valere, ai sondaggi, il principale beneficiario di nuove consultazioni sarebbe la Lega, ovvero il partito in cui la spinta anti euro-establishment-sistema è più forte. Un epilogo tutt’altro che tranquillizzante.
Venendo alla seduta odierna, la price action su equity, divisa e tassi di ieri a Wall Street non è certo stata un buon viatico per l’area asiatica, ad alta componente emergente. Tutto sommato, però, la reazione è stata modesta, con i principali indici compresi tra il -0.7% di Shanghai, e il + 0.15% di Sydney. Tra l’altro, c’è stato anche il passo indietro della Nord Corea, che ha minacciato di disertare ilo summit con gli USA se questi pretenderanno l’abbandono unilaterale dell’arsenale nucleare.
Su un piano più costruttivo, I prezzi delle case nelle prime 70 città cinesi hanno continuato a salire ad aprile, con particolare vigore nei centri medio piccoli. Finchè l’immobiliare tiene in Cina, un rapido deterioramento del ciclo è un’eventualità remota.
L’apertura europea ha ovviamente visto le news politiche italiane impattare sugli asset. BTP e Piazza Affari hanno cominciato a cedere terreno fin dalle prime battute, e l’€ ha sentito progressivamente la pressione aumentare. Naturalmente l’allargamento dello spread ha offerto supporto alla carta tedesca e core, il che ha accentuato la pressione sul settore bancario europeo , zavorrato anche dalla sottoperformance degli istituti italiani. Ciò detto, il contagio nei confronti degli altri indici è stato davvero ridotto, anche in virtù del supporto che all’azionario europeo arriva dalla prospettiva di un € più basso.
L’arrivo degli USA, a metà giornata, ha messo ulteriore pressione agli asset Italiani, e spinto la divisa unica sotto la soglia di 1.18%, facendogli segnare i minimi da dicembre. Le dichiarazioni del responsabile economico della Lega che la cancellazione del debito non fa più parte del programma ufficiale sono valse un sollievo effimero, e cosi, se nel pomeriggio Piazza affari ha recuperato qualcosa dai minimi di seduta, lo spread ha chiuso sui massimi di giornata, salendo la bellezza di 19 basis points, a 150.
In questo contesto, la chiusura pressochè invariata dell’Eurostoxx e i marginali guadagni dei principali indici costituiscono una discreta dimostrazione di resilience, anche se il rimbalzo di Wall Street vi ha certamente contribuito.
Il Dollar Index recupera ancora, principalmente grazie alla discesa dell’€ (57% del paniere). Ma la picchiata delle divise emergenti si è arrestata, e con i tassi US tendenziamente stabili a loro volta, l’indice emergenti recupera una buona porzione di quanto perso ieri.
Per il momento questa resta una crisi italiana, con interessamento parziale dell’€. Attendiamo i prossimi sviluppi.