La regola che vuole che le giornate in cui l’America osserva una festività siano caratterizzate da attività ridotta e scarsi sviluppi hanno avuto un ulteriore conferma oggi, in occasione del “Columbus day” (anche se per la verità oggi Borsa e Futures US hanno lavorato). Ad incrementare il tono vacanziero anche le chiusure di Giappone e Corea del Sud.
Non che nel week end siano mancate le news, anche se il tono non è stato univoco.
Il quadro in Catalonia sembra essere un po’ migliorato. Sabato il Presidente catalano Puigdemont ha incontrato una delegazione in rappresentanza delle aziende della zona che gli ha richiesto un atteggiamento più negoziale. Domenica si è svolta una mega manifestazione a Barcellona (apparentemente 350.000 persone) a favore della permanenza con la Spagna. Dopo la cancellazione della seduta odierna da parte della Corte Costituzionale spagnola, Puigdemont ha annunciato una seduta per domani alle 18.00, all’interno della quale dovrebbe, se segue il programma che si era dato, dichiarare unilateralmente l’indipendenza della regione. Ma all’interno del Parlamento stanno crescendo le divisioni, e non è certo che non vengano percorse vie più moderate.
Riguardo la questione Nordcoreana, nessun missile è stato testato nel week end, ma Trump ha scritto un Tweet sibillino in cui ha sottolineato che 25 anni di diplomazia non hanno funzionato, e che “funzionerà solo una cosa”. Tra l’altro, domani in Nordcorea è festivo per la “Fondazione del partito dei Lavoratori”. Difficile dire se sarà l’occasione per il test segnalato dai Russi venerdi, ma mi stupirei di non sentire almeno una reazione verbale alle numerose provocazioni di Trump, che è tornato anche oggi sull’argomento.
Le relazioni tra USA e Turchia hanno sono bruscamente peggiorate dopo l’arresto di un cittadino turco, dipendente dell’ambasciata americana, da parte della polizia turca, per coinvolgimento nel golpe del 2016. Gli USA hanno sospeso l’emissione dei visti alla Turchia, ottenendo una rappresaglia analoga dal Governo Erdogan. L’effetto principale è stato un crollo della Lira turca, che inizialmente ha superato il 6% per poi assestarsi intorno al 3%.
La seduta asiatica odierna vedeva il ritorno dei mercati locali cinesi dopo una settimana di festività. La seduta è stata positiva, ma meno di quanto la spumeggiate performance di Hong Kong e HSCEI la scorsa settimana lasciasse intendere (non a caso entrambi gli indici oggi hanno corretto). Tra i motivi, eventualmente, il deludente PMI servizi calcolato da Markit per settembre, in chiara antitesi con il dato calcolato dall’ufficio statistico nazionale (il primo è sceso da 52.7 a 50.6, il secondo era salito da 53.4 a 55.4). Per effetto del dato, il PMI composite Markit cala di un punto a 51.4. In generale i PMI markit descrivono un livello di attività in Cina in rallentamento, e assai meno brillate rispetto a quanto mostrato dai PMI ufficiali. Parte della differenza può essere ascritta alla composizione. Le aziende sentite da Markit sono in generale private e di dimensioni inferiori, mentre se non erro il settore costruzioni ha un peso assai inferiore in queste survey rispetto a quelle statali. Detto questo, quando vedo una divergenza cosi grossa tra dati ufficiali e privati in Cina, mi insospettisco sempre un po’.
A mercati chiusi, la pubblicazione delle riserve valutarie PBOC di settembre ha confermato che le fughe di capitali sono assai rallentate. Le riserve sono salite di 17 bln a 3.108 trln, vs attese per 3.1.
L’apertura europea ha visto gli asset capitalizzare le news sul fronte spagnolo: robusto rimbalzo dei bonds periferici, moderato recupero dell’€ e apertura in positivo per le borse. Il sentiment ha ottenuto supporto eventualmente anche dalla fortissima produzione industriale tedesca di agosto (+2.6% miglior mese da 6 anni). Sorprendente, in questo contesto, la tenuta dei bonds core che hanno rapidamente cancellato lo storno iniziale per rimanere in positivo per tutta la seduta. Alcuni hanno visto in questo, come nel rimbalzo dell’ oro, una domanda di hedge contro eventuali sorprese nordcoreane. Altri un mercato caratterizzato da un basso numero di operatori a fronte di un programma di acquisti ECB in regime normale.
In ogni caso, come per ogni festività US che si rispetti, la direzionalità iniziale sull’azionario ha lasciato il posto a una price action erratica e incerta. A intorpidire il mood ha contribuito ancora il dibattito sulle nuove regole ECB-SSM per l’accounting delle sofferenze, che trovano ampio spazio sui media dedicati, e continuano a zavorrare soprattutto le banche italiane.
L’apertura di Wall Street nel pomeriggio non ha cambiato le cose. Nonostante la borsa aperta, l’attività è da giorno festivo, e gli indici oscillano poco sotto la parità .
La seduta europea finisce in archivio con marginali guadagni di indici azionari e divisa (un po meglio Madrid e Milano), rendimenti e spread in moderato calo, in attesa del ritorno della liquidità sui mercati domani.
Personalmente, continuo ad attendermi una moderata correzione.
Tra i principali motivi:
** Tra festività in Nordcorea, gli indovinelli di Trump, e le vicende turche, mi aspetterei un altro po’ di tensioni geopolitiche a breve. La questione USA -Turchia potrebbe rimanere confinata agli asset turchi, ma potrebbe, con la collaborazione di un po’ di risk aversion generale (o di $ e tassi US in rialzo), fornire il catalyst per una presa di beneficio su emergenti, visti i flussi che questi asset hanno attirato negli ultimi mesi
** La crisi catalana sembra aver preso una piega leggermente migliore, ma non è ancora detto che lo scontro istituzionale verrà evitato in settimana. In generale, è difficile che gli indipendentisti facciano una significativa marcia indietro, dopo quanto fatto e detto negli ultimi giorni. E questo è solo il principale dei potenziali sviluppi negativi sul fronte politico in Eurozone. Gli altri sono l’impatto delle elezioni tedesche sul quadro politico europeo, e l’avvicinarsi di quelle italiane. Domenica si vota in Austria e con ogni probabilità assisteremo ad un altra avanzata della Destra.
** Giovedi entra nel vivo l’earning season US, con le trimestrali di JPMorgan e Citigroup. Il consenso sugli EPS si è recentemente ridimensionato e attualmente sconta un +4% anno su anno per il terzo trimestre (dati di Citi). Ciò forse riflette in parte l’impatto degli uragani e come tale è considerato un effetto temporaneo. Detto ciò, a fronte di questo ridimensionamento l’azionario US è salito nell’ultimo mese, e quindi non si può dire che questo sia stato fattorizzato nei prezzi.
** I tassi US hanno mostrato una certa indifferenza per le risultanze del labour market report US di venerdi, nonostante la disoccupazione ai minimi da 16 anni, e l’impennata dei salari orari. Ma questa settimana abbiamo mercoledi le minute FED a fornire lumi sulla svolta hawkish della FED. E giovedi e venerdi rispettivamente il PPI e il CPI settembre. Dando un occhio anche ai sottoindici prezzi dei 2 ISM (rispettivamente a 71.5 e 61.3 manifatturiero e servizi), una prosecuzione del rimbalzo dell’inflazione non è affatto da escludersi. Dati forti non sono ovviamente da interpretare negativamente per il ciclo, ma potrebbero impattare sul pricing della normalizzazione dei tassi, inducendo in generale i mercati a scontare un inasprimento delle condizioni finanziarie.
** Infine, dal punto divisa tecnico gli indici EU e US incontrano ostacoli. L’Eurostoxx è al cospetto della resistenza in area 3.620, contro la quale cozza da alcune sedute. E l’S&P 500 è ipercomprati su frame temporali multipli (ha 75 di RSI su giornaliero, 72 su settimanale e 80 su mensile).