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Bank of Canada e dalla Bank of England più hawkish… Mercoledì spetta alla FED

Lampi di Colore 791

Dopo gli attentati, i mercati si stanno abituando anche alle provocazioni della Corea del Nord.
Almeno questo è quello che si evince dalla price action odierna. Stanotte Pyongyang ha effettuato un altro lancio a lungo raggio ( 3700 km più che sufficienti a colpire la base US di Guam) facendo sorvolare nuovamente il Giappone dal missile. La reazione dei mercati è stata sorprendentemente effimera, con il balzo dello Yen  ritracciato interamente nel volgere di un paio d’ore. L’affronto non ha impedito alla seduta asiatica di avere un tono costruttivo, con Tokyo e Seul in grado di mettere a segno performances positive. Chapeau.
Umori un pò meno ispirati a Shanghai e Hong Kong, che continuano a risentire dei “segnali di rallentamento” comparsi negli ultimi giorni. Tra l’altro, gli aggregati di credito di agosto hanno accelerato più delle attese (sia new loans che total social financing) a dimostrazione che il credito continua a crescere a ritmi elevati.

La seduta europea è iniziata con un tono dimesso,  un occhio alle retail sales US in arrivo alle 14.30, un altro all’account Twitter di Trump in attesa di anatemi. Nulla per il momento, vedremo che succede stasera alla riunione del consiglio di sicurezza ONU.
Intanto, il trade balance Eurozone di luglio ha visto un significativo ridimensionamento del surplus (da 21.7 bln a 18.6 bln vs attese per 20.3), con buona probabilità dovuto alla rivalutazione dell’€.

In attesa delle retail sales è stata nuovamente la sterlina a creare un po’ di scompiglio sul mercato dei cambi. Il catalyst odierno è stato fornito dal membro BOE Vlieghe, tra i più moderati del board, che ha dichiarato che l’evoluzione dei dati segnala che ci avviciniamo al momento in cui sarà necessario alzare i tassi, e il tightening potrebbe più che compensare il taglio fatto ad agosto 2016.
Il definitivo passaggio della Bank of England tra il ristretto gruppo delle Banche centrali in fase di rialzo dei tassi ha inflitto un’altra sferzata alla Sterlina, che in giornata ha segnato il massimo contro $ dal giorno dopo il referendum sulla brexit.
Il movimento ha avuto un certo effetto traino sull’€ e divise collegate, che hanno a loro volta recuperato un po’ vs $ in simpatia con la divisa angolosassone. Sorprendentemente, in una giornata caratterizzata da una moderata risk aversion, lo yen ha preso la direzione opposta, perdendo vistosamente terreno contro tutti i principali cross. La spiegazione che mi do è che, con la BOE passata dall’altra parte della barricata, la Bank of Japan resta l’unica delle principali banche centrali incondizionatamente dovish.

Alle 14.30, le retail sales US di agosto hanno francamente deluso su tutta la linea, mostrando marginali contrazioni sia nel dato headline che ex auto e gas che control group,  a fronte di attese di lieve incremento, e con revisioni al ribasso del mese precedente. Sicuramente l’uragano Harvey ha avuto un effetto, cosi come lo ha avuto il contributo negativo delle vendite online, dopo il balzo causato a Luglio dall’Amazon prime day.
Ma comunque il dato peserà un po’ sulle stime di GDP, e a settembre dobbiamo scontare Rita. Evidenti effetti anche sulla produzione industriale di agosto, mentre la U. of Michigan confidence di settembre è uscita forte ( e qualcuno ha sottolineato il rimbalzo delle attese di inflazione), mentre l’Empire Manufacturing di settembre (NY) ha sorpreso parecchio in positivo.

Come ieri con il CPI, l’impatto del dato sul mercato è stato modesto. Il $ ha avuto un piccolo sussulto, ma successivamente si è ripreso, e al momento recupera anche parte del terreno perso oggi in seguito al movimento della sterlina. Quasi assente l’effetto sui bonds, se si esclude un ulteriore tendenza della curva ad appiattirsi.
L’azionario europeo ha chiuso in moderato calo, scontando un po’ la presa di beneficio sulle banche e la risalita dell’€ mentre Wall Street continua a flirtare con quota 2500 di S&P 500 senza avere la forza di toccarlo, in un regime di volatilità bassissimo (le ultime 4 sedute sono comprese in meno di 0.5%, appena 13 punti).

L’evento clou della prossima settimana è il FOMC del 20 settembre.
Come osservato i giorni scorsi, il rinvio delle deadline su Budget e Debt Ceiling a dicembre e marzo leva un ostacolo per l’inizio della balance sheet reduction, e il rimbalzo del CPI permette a Yellen e C. sia pure con qualche limatura alle attese di inflazione e ai Dots, di confermare l’intenzione di alzare i tassi a dicembre, e di proseguire la normalizzazione l’anno prossimo, se il quadro non muta.
In questi ultimi giorni abbiamo avuto atteggiamenti più hawkish delle attese dalla Bank of Canada (ha alzato i tassi), e dalla Bank of England. Non mi stupirei che anche la FED errasse un po’ in questa direzione. Gli ingredienti ci sono.