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Trump ridà un pò di smalto alla sua figura.. Effetto moderato sui mercati

Lampi di Colore 576

Il clima di attesa, percepibile già da ieri sui mercati, per il labour market report di Marzo e i toni del meeting tra Trump e il presidente cinese Xi è stato turbato dall’attacco ordinato dal Presidente americano ad una base siriana, come rappresaglia per l’utilizzo di armi chimiche da parte del dittatore Hassad.
L’attacco, preceduto da dichiarazioni bellicose del Segretario di Stato Tillerson, è consistito nel lancio di 59 missili Tomahawk, e ha prodotto poche vittime anche perchè apparentemente era stato debitamente preannunciato ai Russi, per evitare malintesi, ed eventuali vittime tra le truppe che collaborano col regime siriano.
La mossa, oltre a punire un crimine di guerra, da un segnale concreto che la politica estera US è definitivamente cambiata, ma soprattutto offre al Presidente US l’opportunità di :
** Distrarre l’attenzione dall’inconcludenza del suo esecutivo sulle questioni economiche sbandierate in campagna elettorale (e anche dopo la vittoria), e ridare smalto alla sua figura
** Allontanare i sospetti di connivenza con Putin, attaccando un suo protetto
** Ricompattare un po’ l’opinione pubblica su un ideale nobile, attenuando le divisioni che la sua elezione ha prodotto.

Naturalmente, questi indiscussi benefici hanno un costo, principalmente in termini di tensioni geopolitiche. Vedremo che deterioramento si produrrà nelle relazioni USA – Russia. Nel frattempo la mossa è un avvertimento alla Corea del Nord e chissà se è un caso che sia avvenuta mentre Trump incontra il presidente cinese, a cui giorni fà aveva già intimato di “risolvere il problema nordcoreano, o ci avrebbero pensato gli USA”.

Le news, comparse all’apertura della seduta asiatica, hanno prodotto una tipica reazione di risk aversion, con azionario in calo, bonds e oro in rialzo, insieme col petrolio che tradizionalmente reagisce positivamente a surriscaldamenti dell’area mediorientale. In generale l’impatto è stato però misurato, e dopo l’iniziale scarto, i mercati azionari in particolare si sono ricomposti. Tokyo, che per la verità veniva da una serie particolarmente negativa ed era particolarmente ipervenduta dopo una fase di smarrimento ha conservato un progresso apprezzabile a fine seduta. Positiva anche Shanghai, eventualmente favorita dai toni distensivi pre meeting, e trainata dal settore oil. Piatti o marginalmente negativi gli altri principali indici.

L’apertura europea ha risentito del clima geopolitico. Gli indici hanno aperto in calo, e i rendimenti dei bonds hanno continuato a scendere. Sul fronte macro, la produzione industriale tedesca e il trade balance tedesco di febbraio hanno sorpreso in positivo, inducendo alcune case ad alzare le stime di GDP per il primo trimestre. Finalmente un dato reale che collima con le survey. Peccato che la produzione industriale francese e quella spagnola continuino invece a deludere, la prima sonoramente.
In generale, bonds e divisa unica continuano ad essere ostaggio della retorica ECB e del quadro inflattivo in indebolimento, in assoluto e anche in relativo a FED e inflazione US.

Alle 14,30, i Payrolls hanno offerto emozioni nell’immediato, ma una lettura più attenta lascia la situazione abbastanza invariata a mio modo di vedere.
** I nuovi occupati a marzo sono stati 98.000 ben sotto i 180.000 attesi dal consenso e in calo rispetto ai 219.000 di febbraio. Brutto? Ma a marzo abbiamo avuto la tempesta Stella e diversi indizi mostrano che ha impattato sul dato (3.100.000 lavoratori impossibilitati a fare tempo pieno causa maltempo vs 350.000 media mensile, 6.000 lavoratori nel settore costruzioni vs la media di 29.000).
** Per contro, la disoccupazione è scesa al 4.5% grazie a un numero di nuovi occupati segnalato dalla household survey di 472.000 unità, a cui ha fatto fronte un entrata nella forza lavoro di 145.000 unità e un calo conseguente della disoccupazione di 326.000. Positivo il calo dei sotto occupati di 0.3% a 8.9%. In,linea salari orari e ore lavorate.

In generale un report probabilmente impattato dal clima (resta da capire perchè gli analisti non tengono conto di questi fattori noti, cosa che dovrebbe far riflettere sulal qualità delle stime) e comunque coerente con un mercato del lavoro in salute e più o meno alla piena occupazione.

Venendo alla reazione dei mercati, il numero basso ha fatto schizzare al rialzo i bonds, ironicamente con maggiore impeto da parte di quelli europei, senza distinzione tra core e periferia. Il biglietto verde si è fatto ingannare ben poco dal dato, e ha immediatamente ripreso a macinare terreno, in particolare contro l’€, visto il collasso dei tassi nell’ Eurozona (il bund a tratti è terminato sotto l’ 1.22%), ma anche contro il resto. L’azionario ha avuto qualche sussulto ma è rapidamente ritornato alla compostezza, con gli indici europei in grado di recuperare le perdite in extremis, eventualmente aiutati dalla debolezza dell’€.

A mercati europei chiusi, il Presidente della Fed di New York Dudley ha rilasciato un intervista in cui ha dichiarato che:
** si attende l’inizio della riduzione del bilancio FED più avanti quest’anno (conferma delle minute di ieri, che a questo punto personalmente sospetto vengano confezionate “ad hoc”)
** La decisione di iniziare la riduzione comporterà solo una “piccola pausa” nella normalizzazione dei tassi.

Le dichiarazioni hanno levato supporto ai bonds (anche quelli europei che hanno chiuso distanti dai massimi) e dato ulteriore spunto a un Dollaro che da quando è stato dato per morente a fine marzo sembra non volersi fermare più. Marginale supporto ad un azionario US che ormai in consolidamento da oltre un mese, in attesa eventualmente che il quadro a Washington si chiarisca in un modo o nell’altro (e dell’inizio della earning season tra un paio di settimane).
L’azionario europeo continua a brillare in relativo forte di robusti flussi in entrata anche dall’estero. Deutsche Bank riporta che la settimana conclusiva di marzo ha visto i flussi in entrata più forti nei fondi europei da 13 mesi e che il primo trimestre in aggregato è stato il più positivo dal quarto trimestre del 2015. Uno sguardo al grafico dell’Eurostoxx (anche in relativo verso S&P 500) mostra che questi flussi hanno certamente accelerato a marzo, quando i dati EU hanno ripreso forza, l’ECB è tornata ultraespansiva e in US l’esecutivo Trump si è arenato, e il quadro macro ha perso un po’ di smalto.

A proposito di Macro US, a fine settimana uno sguardo ai modelli di previsione del GDP del primo trimestre ci fa trovare la FED di Atlanta ad un misero 0.6%, dimezzato a causa delle vendite d’auto, dell’ISM non manufacturing e dei payroll odierni, mentre la Fed di NY scende a sua volta, ma solo di 0.1% ad un assai più confortante 2.8%.
Resta da capire come il GDP quasi in stallo proiettato dal più collaudato modello di Atlanta possa essere coerente con le survey di attività degli ultimi mesi e con la percezione di accelerazione ciclica dell’ultimo periodo.
Vedremo. Nel frattempo, il Research dept di Citigroup è andato a ricercare altri casi in cui dati e  survey hanno mostrato divergenze cosi rilevanti rispetto a questo modello, individuandoli nel 2012, e, in minor misura, nel 2013. In entrambi i casi l’indicatore anticipatore è risultato essere il modello, il che ha comportato fasi di volatilità più o meno pronunciate su azionario US (-10% nel 2012 e 2 correzioni del 5% nel 2013) e cali dei tassi.

Lampi di Colore 575

Onestamente, non è che un campione di 2 osservazioni sia cosi esaustivo, ne le performance di quegli anni cosi brutte nel complesso (2012 +13% e 2013 +29%). Ciò detto, effettivamente la validità di leading indicator del modello si intravede nel grafico.