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Reazione ritardata degli asset italiani all’impasse politica


Uno dei principali temi della giornata odierna l’ha fornito Trump ieri sera, ad un ora della chiusura di Wall Street, quando ha annunciato – via Twitter  – per stasera alle 20 ora italiana,  la  sua decisione riguardo l’uscita o meno dall’accordo con l’Iran sul nucleare. Il Tweet ha prodotto l’annullamento dei progressi di Wall Street,  prima che un rimbalzo finale restituisse un po’ di performance all’S&P 500. Ironicamente, anche il  petrolio ha avuto un round di prese di beneficio in seguito alla news, con gli speculatori timorosi di un outcome meno drastico delle  attese.

La seduta asiatica ha visto nuovamente l’azionario cinese spiccare, in un contesto altrimenti estremamente tranquillo. Tra i motivi della bonanza, il rimbalzo del trade evidente nei dati di bilancia commerciale cinese di aprile. I dati di marzo (probabilmente distorti dal capodanno cinese) avevano alimentato timori di un forte impatto delle frizioni commerciali sugli scambi (le esportazioni si erano addirittura contratte e la bilancia aveva presentato un deficit) e  il forte rimbalzo  di import e export (rispettivamente da +14.4% a +21.5 da -2.7% a +12.9%) ha rasserenato gli animi. Inattese buone notizie anche sul fronte trade, con il top advisor del Presidente cinese  XI in arrivo negli USA per un ulteriore round di colloqui. Trump ha annunciato  un colloquio telefonico per oggi alle 14.30. Il dialogo continua.
Infine, forte anche il settore assicurativo dopo la pubblicazione di nuove guidelines ad opera del regulator. In generale le “A” shares stanno dando segnali di miglioramento dopo il  periodo di fine aprile che le  ha viste trattare sui livelli di 12 mesi fa. Modersti guadagni per Tokyo, frenata dal fatto che lo Yen è l’unica delle principali divide a tenere contro dollaro  in questi giorni. Marginali progressi dagli altri indici ad eccezione di Seul.

In apertura di seduta europea, Powell ha tenuto un discorso in Svizzera, dai toni tutto sommato moderatamente hawkish. Il,Presidente del FOMC ha dichiarato che il mercato prezza bene lo scenario Fed e non dovrebbe essere sorpreso dalle prossime mosse. E si è dilungato un po sugli emergenti, sostenendo che non sono più cosi vulnerabili, non hanno più un debito cosi rilevante (tranne la Cina) e possono sopportare bene la normalizzazione della politica monetaria US . Insomma, perchè la   situazione internazionale diventi un ostacolo al tightenig FED, servirà un significativo peggioramento del quadro. Sorprende poco che il dollaro abbia tratto altro spunto dalle dichiarazioni di Powell, e che le divise emergenti nell’occhio del ciclone, Peso Argentino e Lira turca, abbiano aperto ben pesanti. Per il momento si tratta di casi isolati,  ma è evidente che il comparto emergente inizia a guardare con preoccupazione all’impennata del $.

L’apertura europea ha dovuto fare i conti anche con la reazione ritardata degli asset italiani alle news politiche. ovvero, l’opposizione di Lega e 5 stelle nei confronti del Governo proposto dal Presidente Mattarella . Al  solito, gli esteri non gradiscono affatto l’ipotesi concreta di nuove elezioni nel volgere di qualche mese (oppure lo considerano un buon catalyst per una correzione dopo un bel rally, che ai fini pratici è la stessa cosa).
In effetti l’idea di un altra campagna elettorale, presumibilmente dominata dai 2  partiti a vocazione più antieuropeista, e con gli altri che cercano di rivaleggiare con la loro retorica, non è  il massimo. C’è  poi lo spettro dello scattare delle  clausole  di salvaguardia a fine anno (+2.2% di IVA) se non viene approvata la legge di stabilità. E infine, come osservato  i giorni scorsi,  i dati macro non sono più cosi buoni. Personalmente, continuo a considerare elezioni entro l’anno solare un’eventualità remota. Ma  forse è presto per giocarci contro.

Sta di fatto che la piazza di Milano ha aperto più pesante delle altre, e ha rapidamente accumulato un passivo di oltre il  2%, zavorrata dal  settore  bancario, che condivide il  destino di quello Eurozone (con qualche fragilità in più). E lo spread ha preso  ad allargare nonostante il rendimento del bund salisse un po’ a sua volta. Sicuramente oggi parte della debolezza dell’€ in mattinata è da ascrivere a questa fonte di risk aversion. Aggiungiamoci l’appuntamento con Trump delle 20,  e il moderato contagio osservato sugli altri indici europei è  spiegato.

Se non altro, la  serie negativa dei dati macro  europei si è interrotta con la produzione industriale tedesca di marzo, che ha marginalmente battuto le stime (+1% da prec – 1.7% e +3.2% anno su anno). Sopra attese anche la bilancia commerciale tedesca per lo stesso mese, a dimostrazione di una domanda in crescita.

Dati positivi anche in US, con la Small Business confidence di aprile  sopra  attese (104.8 da prec 104.7 e  vs attese per 104.5. Il reperimento di manodopera qualificata resta il  problema più importante,  mentre i reports di “profitti in miglioramento” sono ai massimi storici e quelli relativi a “vendite basse ai minimi”.
E i Job opeenings di marzo sono risultati 6.550.000 vs attese per 6.1 mln, nonche nuovo massimo da inizio serie.
Xinhua ha riportato commenti costruttivi del  Presidente Cinese Xi dopo il colloquio con Trump.
Ma l’attenzione oggi era sulla comunicazione di Trump alle 20 e i rumors hanno preso a rincorrersi, trascinando in giro gli indici. Un indiscrezione targata CNBC secondo cui Trump avrebbe per il momento salvato l’accordo con l’Iran ha trainato in positivo Wall Street poco  prima  della chiusura europea, che per questo motivo è avvenuta per molti indici sui massimi della seduta e con perdite marginali. Anche Milano è  riuscita a mettere un po’  di distanza dai minimi di seduta, grazie a  sentori di colloqui febbrili tra Lega e 5 Stelle in giornata, anche se il calo resta cospicuo, cosi come il rialzo dei rendimenti del btp.
Successivamente, le indiscrezioni hanno preso la direzione opposta (*TRUMP IS SAID TO HAVE DECIDED TO PULL OUT OF IRAN NUCLEAR DEAL), il che ha causato un ritorno in rosso per l’azionario US, e un modesto ritracciamento per il  Dollaro.
Alle 20.15 Trump ha annunciato la sua quasi scontata decisione: gli USA si ritirano dall’accordo e ripristineranno sanzioni nei confronti dell’Iran. La reazione dei mercati è composta: l’azionario a lievemente accentuato il calo, mentre l’oil ha recuperato ma non cancellato le perdite. I tassi US continuano a salire. Sul fronte diplomatico, sdegnate reazioni dell’Iran e rammaricate da parte dei leader europei, che voglio continuare a osservare l’accordo.
L’impressione personale è che la questione iraniana resterà uno dei fattori di disturbo, senza risultare un problema eccessivo. Conoscendo le strategie di Trump (vedi TPP e NAFTA), la fase delle frizioni dovrebbe lasciare il posto ai tentativi di negoziazione di un nuovo trattato in tempi non troppo lunghi.