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L’azionario europeo ha assorbito bene lo shock di Cohn….

Ieri sera, Wall Street  aveva  appena  archiviato la  terza  seduta  positiva a  fila,  che la notizia delle dimissioni di Cohn hanno inferto un colpo al  sentiment.  Il  primo consigliere economico dell’esecutivo US, considerato il  principale  oppositore delle  politiche protezioniste e sostenitore del  global trade,  lascerebbe perchè in disaccordo con l’istituzione dei dazi su acciaio e alluminio che Trump si appresta a firmare.
Il mercato  si era illuso i leader repubblicani e lo staff  potessero condurre Trump a più  miti consigli (ieri si parlava per  lo meno di esenzioni per alcuni paesi) e quest’ultima evoluzione lo ha riportato coi piedi per terra. Oltretutto, sono circolate  indiscrezioni che il  Presidente US potrebbe varare ulteriori sanzioni specifiche nei confronti della Cina (limiti agli investimenti e altri dazi),  per punirla per supposte violazioni di brevetti.
La  questione può essere sintetizzata in questi termini, a mio modo  di vedere: la recente furia protezionista di Trump può risolversi in un azione principalmente dimostrativa, volta a  supportare il proprio indice di gradimento  presso l’elettorato in vista delle  midterm elections. In questo caso gli  effetti non andranno oltre  qualche modesta fiammata di volatilità come quella  odierna.
Viceversa,  se veramente il Presidente  intende diventare aggressivo, e  intraprendere azioni più vaste e incisive, gli effetti risulteranno tanto più negativi sulla crescita US e globale quanto più scateneranno rappresaglie  da parte di  altri paesi, creando i presupposti per una vera e propria Trade War.
Personalmente,  propendo per  la  prima ipotesi,  nonostante le dimissioni di Cohn (che le aveva minacciate più  volte, anche dopo  i fatti di Charlottesville). Anche con la Corea, allo stile  aggressivo  di Trump non sono poi seguite azioni particolarmente decise.  Inoltre il  Presidente guarda all’elettorato,  ma non è affatto  indifferente alle richieste delle aziende. E le controparti, Cina in primis, hanno mostrato nei fatti atteggiamenti prudenti e costruttivi.
Detto questo, la probabilità di un escalation, a questo punto, non è trascurabile.

Intuibilmente, l’impatto sulla seduta asiatica delle notizie su Cohn si è notato.
Con i future sugli indici USA in calo di oltre un punto alla riapertura, e lo Yen in recupero, Tokyo non ha avuto scampo. Comprensibilmente negativi anche gli indici cinesi, alla  luce delle citate indiscrezioni. In ogni caso i cali, in particolare delle “A” shares, sono risultati tutto  sommato contenuti. A favore dei mercati locali forse le  rassicurazioni del  Ministro delle Finanze che nonostante il target di deficit più  basso la politica fiscale  resterà  espansiva. Dopo la chiusura del mercato, sono state pubblicate le riserve valutarie cinesi di febbraio, in calo  di 26 bln vs attese per un dato stabile.
Negativi gli altri indici dell’area.

Dopo un iniziale sbandamento, gli indici europei hanno assorbito bene la  notizia di Cohn. L’azionario continentale si è infatti stabilizzato sul livelli intorno al mezzo punto di calo, assai superiori rispetto a quanto implicito nel repricing dei future US. Praticamente indifferente, poi,il  listino milanese,  rimasto attorno alla parità durante la  mattinata per poi migliorare nel pomeriggio in linea con il sentiment. Discorso analogo per  lo  spread, tornato sui livelli pre week end elettorale. Evidentemente le  attese degli investitori circa  l’esito delle elezioni erano alquanto pessimistiche e il  posizionamento tattico assai difensivo sta continuando ad alimentare ricoperture.
In generale,  la  risk aversion si è notata anche sui rendimenti, in calo in mattinata dopo  il balzo di ieri.

A metà  giornata  il sentiment  è  migliorato  ulteriormente. Almeno un paio di catalyst possono essere citati a  supporto del recupero:
** L’ADP  Survey di febbraio ha sorpreso in positivo, segnalando 235.000 nuovi occupati del  settore privato, con gennaio rivisto in positivo di 10.000 (a 244.000). Vedremo cosa dirà  il  BLS venerdi ma sembra evidente che il mercato del  lavoro  US resta robusto, in linea con quanto mostrato  da  altri indicatori. Dovesse confermarsi un po’ di inflazione salariale, sembra sensato attendersi che i consumi US mantengano un buon ritmo di crescita.
** Trump  ha mandato  un tweet assai conciliatorio sulla questione cinese: la  relazione con la Cina di recente è  ottima e il  Presidente attende che giungano le  proposte per ridurre di 1 bln il deficit commerciale USA-Cina, come concordato mesi fa al meeting bilaterale. Non sembra davvero un target proibitivo. Il tweet ha anche depotenziato il dato di trade deficit sopra attese di gennaio.

Wall Street ha avuto la  gentilezza di aspettare la  chiusura europea,  prima  di correggere, cancellando il recupero della prima parte di  seduta. Ciò ha permesso all’Europa di chiudere con discreti guadagni una giornata iniziata con un considerevole passivo. Vale  però la  pena di osservare che l’azionario continentale, che nel recente passato avrebbe reagito assai pesantemente a news come quelle di ieri sera, oggi ha assorbito benissimo il colpo,  outperformando costantemente gli indici US. Ciò può costituire un sintomo di miglioramento del  tono di fondo.
Sul fronte cambi, le buone notizie macro hanno arrestato la discesa del Dollaro, alimentata negli ultimi giorni dai venti di protezionismo, ma nulla di più per  il momento. Lo scenario tecnico di doppio minimo è fallito alla neckline, ma per il momento siamo ancora all’interno del recente range.

Sul fronte tecnico, con l’S&P ancora in mezzo al  guado, al centro del  progetto  di triangolo (vedi lampi di Lunedi),  il quadro più interessante mi sembra quello offerto dal Nasdaq 100.  L’indice, che è stato il principale driver del rally azionario US, ed è il più vicino ai massimi, è stato respinto 2 volte dal livello di 7.000.

La figura, al  momento è da considerare un progetto di doppio massimo. Detto questo, il secondo rimbalzo al momento mostra intensità  assai inferiore al  primo e l’indice è  tornato a poco più di un punto dalla resistenza indicata. Se una discesa sotto 6700 rafforza lo scenario correttivo,  un superamento di 7.000 configura un brakout con “cup & handle” che indicherebbe la fine del consolidamento e la ripresa del trend rialzista.