Quelle surprise!
Il muro contro muro tra Salvini e il Quirinale sul Ministero dell’ Economia ha affossato il tentativo, portato avanti dal Prof. Conte di formare un esecutivo politico con Lega e 5 Stelle.
Si può discutere per giorni sul chi ha, nella pratica, la maggiore responsabilità della rottura, Salvini con l’imposizione di Savona, o Mattarella rifiutandosi di avallarlo. Personalmente, resto convinto che anche se il Quirinale avesse ceduto, il leader della Lega avrebbe cercato quanto prima di tornare alle urne con un pretesto. Troppo allettante la prospettiva di consolidare l’enorme vantaggio che i sondaggi gli attribuiscono, quegli stessi sondaggi che hanno sottostimato di 3 punti il suo risultato il 3 marzo. Un quadro meno attraente per Di Maio, che ha cercato in ogni modo di entrare a Palazzo Chigi, ma ha dovuto, alla fine, adeguarsi alla linea della Lega. Il rischio era di mostrarsi troppo benevolo verso l’establishment e lasciare interamente a Salvini la parte del rivoluzionario anti-sistema, che in questa fase risulta cosi premiante con l’elettorato.
L’incarico a Cottarelli offre al Quirinale le garanzie che cercava in termini di responsabilità fiscale, attenzione ai temi europei, ed esperienza, ma regala al vincitori delle elezioni del 3 marzo un opportunità ideale di dimostrare all’elettorato che le istituzioni li hanno espropriati del diritto di governare a favore dei soliti tecnocrati filo Europei.
Al momento, la situazione di breve resta fluida. Cottarelli ha dichiarato che l’intento dell’esecutivo che cercherà di mettere insieme è di approvare la legge di bilancio e traghettare il paese alle elezioni in primavera prossima. Nel caso il Governo non ottenesse la fiducia in Parlamento, verrà gestita l’ordinaria amministrazione e le elezioni avverranno dopo l’estate. A dar credito alle dichiarazioni delle forze politiche, sembra che con ogni probabilità andremo verso questo secondo caso. Lega e 5 Stelle sono più che sufficienti a mandare in minoranza il Governo, e apparentemente anche Forza Italia e FDI si allineeranno. Detto questo, se una cosa hanno dimostrato questi 2 mesi e mezzo, e che il quadro politico italiano può cambiare rapidamente. In questo senso, non sarei cosi sorpreso che un Governo Cottarelli potesse contare su un certo numero di transfughi “Responsabili” che, principalmente per non perdere il seggio conquistato a marzo, gli offrano un traballante supporto. Non è probabile, ma certo non impossibile.
Ma fa tutta questa differenza, a medio termine, elezioni in autunno, o un Governicchio per qualche trimestre?
Nel primo caso ci attendono 4 mesi di campagna elettorale incendiaria su temi come austerity, sovranità, autodeterminazione, pensioni, e immigrazione (proprio quando il problema diventa acuto, nella stagione estiva). Il tutto con le forze politiche a contendersi la palma del più radicale, per proteggere la propria percentuale di elettorato.
Nel secondo caso avremmo un esecutivo di breve respiro, eventualmente in grado di gestire questioni impellenti come la legge di stabilità e l’aumento dell’IVA, ma con un supporto traballante, e con l’ opposizione scatenata a criticarne aspramente ogni atto.
Il comune denominatore di questa situazione sarà l’incertezza, un fattore decisamente sgradito agli investitori.
Incertezza sul risultato elettorale, sulla traiettoria fiscale del paese, sulla relazione con l’Europa e con gli alleati, sulle regole nei settori regolamentati, nel primo caso. Un quadro sicuramente in grado di impattare sull’appetito degli investitori per gli asset italiani, e, col tempo, anche sulla confidence di imprenditori e consumatori.
Incertezza sulla durata dell’esecutivo e sulla sua efficacia, nel secondo, e con la prospettiva di trovarsi da un momento all’altro nello scenario 1), nel caso il Governo perda la fiducia in parlamento. Per questo motivo lo scenario 2, al momento il meno probabile verrebbe forse accolto con iniziale sollievo dai mercati, ma finirebbe col prolungare la fase di incertezza. Anche in questo caso l’appeal degli asset italiani ne risentirà, e la confidence pure.
Si tratta di scenari, non di sentenze. Come accennato sopra, il quadro politico italiano ha mostrato una certa dinamicità, ed è lungi da me la pretesa di prevederne con esattezza le evoluzioni. Ma in questo momento fatico, onestamente, a intravedere uno sviluppo che i mercati possano prendere positivamente.
Venendo alla giornata odierna, la festività in USA e UK sconsiglia di attribuire troppo peso alle variazioni. Solitamente la chiusura di mercati così importanti riduce l’attività al lumicini e rende erratici gli asset. In ogni caso il tentativo in corso di recupero del meeting USA Nordcorea del 12 giugno ha dato un tono discreto alla seduta asiatica, coi principali indici positivi o invariati.
La sostituzione di Cottarelli a Conte come Premier incaricato ha prodotto, all’apertura europea, un brusco quanto effimero rimbalzo degli asset italiani e dell’€. Piazza affari è arrivata a recuperare un 2% e lo spread è temporaneamente sceso sotto 190. La divisa unica si è arrampicata a 1.173.
Per metà mattinata,però i progressi erano già evaporati e successivamente il FTSE Mib si è inabissato, zavorrato dalle banche, e lo spread è esploso a 230, con un ulteriore fiammata dei rendimenti sulla parte breve. Contagio anche per gli asset europei, con gli indici tutti in negativo, e il settore bancario europeo ancora assai penalizzato. In moderato calo l’€, che oscilla poco sopra 1.16. Scarsi gli impatti fuori dall’area Euro, con i future su Wall Street marginalmente positivi.
Non credo che la presenza degli anglosassoni avrebbe cambiato granchè il quadro. Recentemente non sono stati teneri con gli asset nazionali. Vedremo domani se il loro ritorno porterà novità, ma dubito che la volatilità sugli asset italiani si attenuerà in tempi brevi, e l’azionario e obbligazionario europeo dovranno farci i conti.