Nuovi massimi storici per le Small Cap USA


Lo sviluppo più  interessante della seduta a Wall Street ieri, è che il  Russell 2000 Small Caps ha chiuso a nuovi massimi,  primo tra i principali indici azionari USA a farlo (all’S&P 500 mancano ancora 4 punti percentuali, al  Dow oltre 7,  mentre al   Nasdaq 100 ne basterebbero poco più di 3.

L’outperformance delle Small  Cap tradizionalmente viene interpretata positivamente, sia come  segnale per  il  ciclo macro che per i mercati azionari americani. Si tratta di aziende dal business maggiormente domestico,  e come tali più  sensibili alla performance dell’economia USA. Ed è la piccola e media impresa US a creare il maggior numero di posti di lavoro, e quindi la sua salute  determina in gran parte la direzione del  mercato del  lavoro.
In quest’occasione, l’outperformance ha dei motivi oggettivi di esistere. Le aziende di dimensioni medio piccole, dal business più domestico, traggono maggiori benefici dalle migliori condizioni dell’economia US rispetto a quella globale, soffrono meno il rimbalzo del  $, e le  frizioni commerciali.  Anzi,  possono trarre qualche vantaggio specifico dalla  politica “America first” di Trump,  anche se naturalmente soffrirebbero enormemente un peggioramento generale delle condizioni di business, derivante da una trade war.

Dal punto di vista tecnico è ovviamente un segnale positivo, cosi come  lo è il fatto che l’S&P 500 abbia interrotto la serie di massimi decrescenti, e stia cercando di inaugurarne una di massimi e minimi crescenti.

La price action delle ultime sedute non è stata granchè ispirata, ma considerando che i tassi treasury a 10 anni e dollaro hanno fatto rispettivamente i massimi dal 2011 e da dicembre scorso, un consolidamento è da considerare il minimo sindacale, e forse potrebbe durare qualche seduta ancora.

La  seduta asiatica non si è fatta  contagiare dalle news. La salita  continuata dei tassi americani (3.12% il  massimo toccato dal 10 anni all’apertura europea) continua ad essere un fattore di disturbo per l’area emergente, e non è un caso che solo Tokyo, tra i principali indici, abbia mostrato un progresso. Un altra seduta opaca per  gli indici cinesi, forse irritati da un nuovo  inasprimento dei toni tra Washington e Pechino. Trump, dopo aver annunciato  i giorni scorsi di aver incaricato il Ministero del  Commercio di trovare una soluzione per ZTE, ha negato che per il colosso della  telefonia sia cambiato qualcosa perchè “la  questione non può  essere trattata disgiuntamente da  un accordo generale”. Il  Ministero del Commercio cinese ha risposto che si augura che la soluzione arrivi in fretta per ZTE, non desidera una trade war, ma è pronto ad ogni evenienza e non ha intenzione di mediare sui propri interessi principali. L’unica nota positiva è che pare che il consulente della Casa Bianca Navarro, tra  i più intransigenti sulle questioni commerciali, vedrà il suo ruolo ridotto negli incontri che iniziano oggi.
A parte ciò, a zavorrare Shanghai  hanno contribuito il settore auto,  dopo l’indicazione dell’eliminazione di 300 modelli ibridi dal numero di quelli con diritto all’esenzione, e quello bancario. Marginalmente negativi gli altri indici dell’area.

L’apertura europea ha visto gli asset italiani tentare un rimbalzo, sulla scorta della comparsa sui media della nuova bozza di accordo tra Lega e Movimento, sulla quale ci sarebbe accordo tra le parti.
Il nuovo documento, non prevede più la richiesta di un meccanismo di uscita dall’€, mentre quella relativa alla cancellazione del debito in mano alla Banca Centrale è sostituita dalla proposta di non considerarlo ai fini del calcolo del rapporto Debt/GDP. Restano le richieste di revisione dei trattati EU (Patto di Stabilità,  Fiscal  Compact e Politica Monetaria), la  riforma delle pensioni, la flat tax e il reddito di cittadinanza, ma senza l’indicazione delle coperture. Al momento si sta lavorando sulla scelta del candidato Premier.
Difficile immaginare se  effettivamente Salvini e Di Maio riusciranno a presentare al  Quirinale un progetto completo di nomi, e soprattutto capire se Mattarella lo sottoscriverà, mandandoli in Parlamento. Certo è che, dovesse il  progetto naufragare per motivi non interamente imputabili ai 2 leader,  una piattaforma cosi munifica strizza l’occhio in maniera evidente all’elettorato italiano, in vista di potenziali nuove elezioni.

In questo contesto, l’azionario europeo ha continuato a giovarsi della debolezza della divisa unica e a mostrare scarso  coinvolgimento nelle vicende italiane (ad eccezione del  settore bancario).

L’arrivo degli USA sui mercati a metà giornata. ha visto un nuovo round di vendite sugli asset italiani, che ha ottenuto l’effetto di azzerare i progressi di Piazza Affari e spedire il BTP a 158 bps vs Bund.  Offerto anche l’€, che però si è tenuto a distanza dai minimi di seduta di ieri. Come ieri, l’impatto sugli altri indici europei è stato  pressochè  impercettibile.

Nel  primo pomeriggio, ancora buone notizie in US sul fronte macro. Se i sussidi di disoccupazione restano a livelli frizionali, il  Philly FED di maggio ha riservato una bella sorpresa positiva, battendo di larga misura le stime che lo vedevano calare marginalmente (34.4 da 23.2 e vs attese per 21). Spettacolare il livello dei new orders (40.6 da 18.4) ai massimi dal 73.
Dopo l’Empire, è la seconda survey manifatturiera regionale a sorprendere in positivo. Vedremo le  prossime, a  cominciare da  Richmond luendi.

Ironicamente, sono stati gli indici europei ad accelerare nel pomeriggio, emergendo dai recenti consolidamenti. Significativo il breakout del CAC40, che ha superato  i massimi del 2018, segnando il record post crisi. L’ultima parte di seduta ha visto anche ricoperture sugli asset italiani, che hanno sostanzialmente recuperato le perdite accumulate in giornata. Generalmente  stabili i tassi US e il  $. Dopo la chiusura europea Wall Street ha preso un atteggiamento un po’ più cauto,  e  solo il  Russell 2000 conserva un progresso. Come accennato sopra, altro consolidamento non è da escludere visti i livelli di tassi e divisa.

Pur senza il lustro del Cac40, anche i quadri tecnici di Eurostoxx e Dax hanno una buona impostazione. Entrambi hanno concluso il recente consolidamento senza cedere nulla e hanno oggi allungato bruscamente sopra il massimo precedente (Nel grafico ho proposto l’Eurostoxx ma sono simili)


Gli ostacoli sono costituiti dall’ipercomprato di breve (gli indici salgono senza sosta da un mese e mezzo) e dall’incombere delle resistenze costituite dai massimi di gennaio, più o meno nell’area dei massimi del  2017 fatti in ottobre.