Nessuna tregua sul fronte headlines

Non arriva,  la  tregua sul fronte headlines che auspicavo ieri.
Vero, la  situazione su fronte trade war USA – Cina si è un po’ rasserenata. Merito dell’atteggiamento conciliante del  Presidente Xi, ieri, sottolineato da Trump in un tweet (We will make great progress together!). Anche il  consulente Navarro ha confermato che i 2 paesi stanno compiendo  “misurati progressi”.

Ma i rifornimenti di headline esplosive sono comunque garantiti dal riemergere delle tensioni in Medio Oriente, con Usa e Russia che si affrontano sull’eventualità di una rappresaglia degli alleati contro il Governo Siriano di Assad. Nella  probabile imminenza di un attacco USA (con collaborazione di Francia e Inghilterra), le schermaglie si sono fatte sempre più aspre tra i 2 schieramenti.

In realtà le avvisaglie di ieri non hanno disturbato più   di tanto Wall Street, che ha chiuso decisamente forte. La seduta asiatica però non avuto il tono che ci si poteva aspettare,  in parte perchè aveva già beneficiato ieri del rasserenamento sul  fronte trade.
Nella seconda giornata del  Forum di Boao,  il Governatore PBOC Yi ha fornito  ulteriori dettagli sulle iniziative per aprire maggiormente l’economia cinese, e ha chiarito che il cambio non verrà usato come misura di ritorsione contro eventuali provvedimenti protezionistici USA. In sostanza, continuano i toni suadenti da parte cinese.
Ma,  come accennato sopra,  il  focus è progressivamente passato sui venti di guerra.  Al Jazeera ha riportato di frequenti voli di aerei alleati sulla  Siria e l’ agenzia Eurocontrol ha invitato un allerta per il traffico  aereo civile in quello spazio. Tokyo ha sofferto il recupero dello Yen, snobbando la sorpresa positiva sui machine orders.
In Cina, PPI e CPI di marzo hanno sorpreso significativamente al  ribasso (rispettivamente a 3.1% e 2.1% da 3.7% e 2.9%). Se parte del  calo è da attribuire alla scomparsa degli effetti legati al  capodanno, livelli cosi bassi sono been visti,  perche aumentano lo spazio di manovra della politica monetaria, il che ha forse contribuito al tono discreto sui mercati locali. Performance marginali dagli altri principali indici.

Al tono incerto dell’apertura europea europea ha contribuito la comparsa di una headline recante una dichiarazione dell’ Ambasciatore russo in Libano: ogni missile inviato dagli Alleati in Siria verrà abbattuto, e le basi di lancio verranno prese di mira. In assenza di dati  macro particolari in mattinata,  il palcoscenico è  rimasto interamente dedicato alla geopolitica, in attesa del CPI US. Azionario tendenzialmente debole, bonds supportati, petrolio e commodities forti, con particolare menzione per l’oro.

Alle 14.30 il CPI US di marzo è  stato abbastanza un non event. Il dato headline è sceso di 0.1% (-0.06% non arrotondato) a causa del calo dell’energy. In linea con le attese l’incremento dell’inflazione core (0.2%). Il dato anno su anno è balzato a 2.1% (+0.3%) come da attese, grazie all’uscita dal computo dei cali nelle tariffe telefoniche che lo avevano depresso un anno fa.
L’assenza di significative sorprese, ha lasciato i mercati in balia delle headline geopolitiche, che non sono mancate. A metà seduta europea è giunta la risposta di Trump (ovviamente con un Tweet) all’ambasciatore russo: “Se volete abbattere i nostri  missili preparatevi perché sono in arrivo. Proteggete un animale” Risposta del Ministero degli esteri Russo: “Dovreste colpire i terroristi e non il Governo. Voi sperate solo di rendere impossibile la raccolta di prove (inesistenti) dell’attacco con armi chimiche”. E così via… (sintesi delle dichiarazioni ad opera del sottoscritto)
Il pomeriggio ha visto anche l’intervcettazione, ad opera dell’Arabia Saudita, di un attacco missilistico rivendicato dallo Yemen.

In questo contesto, sono francamente sorpreso che l’azionario US al momento conservi larga parte dei guadagni di ieri, e che gli indici Eurozone abbiano perso in media poco più di mezzo punto. Meno sorprendente la tendenza al ribasso dei rendimenti globali e soprattutto la forza di petrolio e metalli preziosi.

Parte della recente resilience dell’azionario US alle numerose sfide geopolitiche è probabilmente dovuta all’incombere dell’inizio dell’earning season US, dopodomani con JP Morgan e Citigroup. Nonostante la recente volatilità sui mercati, il consenso sulla crescita degli utili è restato più o meno ancorato intorno ad un +17/18% a Wall Street (In Europa è più basso ma anche i multipli lo sono). La sostanziale tenuta può essere interpretata come un sintomo che le aziende sono abbastanza a loro agio con le stime degli analisti. Aggiungiamoci una sorpresa positiva aggregata in linea con gli scorsi trimestri e si può puntare a un 20% di earning growth.  Ex ante, non sembra un dato coerente con una prosecuzione della correzione. Anzi.

Al momento di inviare il pezzo, arrivano le headline relative alle minute dell’ultimo FOMC. I toni sembrano tutto sommato leggermente più aggressivi delle attese, il che sta offrendo un po’ di supporto a un $ che finora ha patito la risk aversion e l’assenza di sapore del CPI.

*STRONG MAJORITY OF FED OFFICIALS SAW TRADE WAR AS DOWNSIDE RISK
*FED SEES `SIGNIFICANT’ FISCAL-POLICY GROWTH BOOST NEXT FEW YRS
*FED SEES NO BIG GROWTH IMPACT FROM STEEL/ALUMINUM TARIFFS ALONE
*A FEW FED OFFICIALS SAW RISKS FROM PROLONGED ABOVE-TREND GROWTH
*A NUMBER FED OFFICIALS SAW OUTLOOK WARRANTING STEEPER RATE PATH
*ALL FED OFFICIALS SAW INFLATION MOVING UP IN COMING MONTHS