L’earning season continua a supportare l’azionario.

Una calma relativa  sui fronti trade e geopolitica, e un buon set di earnings (Netflix,  J&J, United health) e upgrades (Twitter) hanno contribuito alla buona vena dell’S&P500, che ieri ha avuto ragione di un paio di resistenze (è tornato sopra la media mobile  a  50 giorni, e ha chiuso sopra 2700).
Il Vix, dal  canto suo,  alla  fine ha chiuso appena sopra la soglia di 15 violata intraday.  D’altronde, l’indice di volatilità implicita ha perso 5 punti (il 25%) in 4 sedute,  terminando a contatto con la  bollinger band inferiore (la linea che demarca 2 standard deviations dalla media mobile a  20 gg. The Fat Pitch (vedi grafico) nota che raramente il Vix prosegue al  ribasso dopo un movimento del genere,  senza un rimbalzo o un consolidamento, e Sentimentrader.com esprime un concetto simile,  sostenendo che nelle  precedenti occasioni in cui il  Vix ha concluso un lungo  periodo sopra 15,  spesso vi è  stato  un ritorno di fiamma.


Su queste basi,  sembra sensato attendersi una qualche forma di consolidamento entro breve, da parte dell’azionario US.
Personalmente,  osservo che il crollo del  VIX è stato  probabilmente accentuato da un positioning a livelli record, confermato anche dall’ultima pubblicazione del CFTC report (aggiornato a martedi scorso).

Inoltre, come si vede dal primo grafico,  il livello di 15 era già stato testato, in una certa misura, a metà marzo. Tutto ciò forse indebolisce un po’ il  significato delle statistiche sopra citate, ma in ogni caso restano evidenze da tenere a mente, al pari di quelle che,  giorni fa,  indicavano buone prospettive per l’azionario US (il  numero di chiusure nella  parte bassa del range giornaliero del 26/3, il reversal indicato  il 5 aprile, i livelli del sentiment di venerdi 13 aprile).

L’Asia stanotte si è fatta contagiare almeno un po’ dall’entusiasmo USA. Ciò vale  in particolare per Tokyo,  che si è  giovato del  rimbalzo dei tecnologici come del calo  odierno dello Yen. Il tech è anche alla base del recupero di Seul. Nuovamente deludente la   reazione dei mercati cinesi, che hanno mostrato performance positive principalmente grazie a un colpo di reni finale. Il  taglio alla riserva obbligatoria di ieri ha dato forza  alle banche,  ma qui il tech è pesante, presumibilmente per timore  di  altre sanzioni sul  tipo di quelle varate nei confronti di ZTE. Continua, poi, a incombere la pubblicazione delle proposte di ulteriori dazi richiesti da Trump, a cui le  autorità  cinesi hanno già  annunciato una reazione. In generale l’aria asiatica continua a risentire più delle altre del  rischio di ulteriori botta e risposta sul fronte trade.

La mattinata europea ha offerto pochi spunti, con i principali indici apparentemente in attesa di capire se Wall Street sarebbe stata in grado di costruire sui guadagni di ieri. Ne è emersa una price action erratica e inconcludente.
Sul fronte macro, i dati odierni continuano a mostrare la  difficoltà  dell’Eurozone nel  produrre un po’ di inflazione. Dopo  il CPI marzo italiano sotto  attese di ieri,  oggi è stata la  volta dell’UK di deludere, mentre il dato  europeo headline per marzo ha subito una delle rare revisioni rispetto al  dato  flash, al  ribasso. Le news hanno dato un buon tono ai bonds, rimasto finchè il membro ECB Villeroy ha dichiarato che “..il GDP del primo trimestre potrebbe deludere  ma il momentum sottostante dell’economia resta solido e diffuso.. “. A quel punto è stato l’€ a ottenere supporto mentre i tassi Eurozone core hanno cambiato gradualmente direzione,  confortati anche dalla ripresa del rally del  petrolio (Calo scorte US e incombere meeting OPEC venerdi), e  dalla forza delle  altre  commodities,  metalli industriali in particolare.

Oggi in US non erano previsti dati macro di  rilievo  (al  di la del Beige book FED che esce alle 20 italiane) e il  sentiment è rimasto  preda degli earnings. Ieri IBM ha deluso, il che costa oggi al Nasdaq la peggior performance tra i principali indici US,  ma il  resto delle trimestrali (Morgan Stanley, United, US Bancorp tra gli altri) ha toni positivi e questo,  insieme all’impatto del  petrolio ai massimi da fine 2014 sul  settore energy, vale  per il momento una performance positiva dell’S&P 500. Il  Vix rimbalza del  4% (un punto a favore di Sentimentrader e The Fat Pitch),   ma al momento l’effetto non si vede sull’indice generale. Una chiusura positiva oggi confermerebbe il  superamento delle resistenze, migliorando  ulteriormente il  quadro tecnico. Anche i treasuries risentono della forza dell’oil,  con i breakeven inflation che segnano i massimi dal 2014 a 215 basis points.

Il buon sentiment ha consentito agli indici europei di inanellare un altra seduta positiva (meno brillante il Dax infastidito dalla resilience dell’ €),  con l’Eurostoxx ormai a tiro della media mobile a 200 giorni (3510 punti) in corrispondenza della quale dovrebbe trovare un po’ di resistenza (manca poco più di mezzo punto).
Detto dei rendimenti core, gli spreads periferici si sono significativamente contratti, in particolare quello BTP che ha rotto  il muro dei 120 punti base. La scusa è l’incarico esplorativo al  Presidente del Senato Casellati, sul  successo del  quale personalmente nutro parecchi dubbi. Ma è evidente che al momento  le  vicende politiche italiane hanno poca presa sui mercati (col suo 8.5% Milano risulta la terza piazza migliore da inizio anno tra la trentina che monitoro,  dopo il Vietnam e il Brasile). I rendimenti europei restano bassi, il che contribuisce a rendere attraenti gli spreads. La volatilità  è in calo e le  prossime aste BTP sono a fine mese.