I PMI di maggio non cancellano i dubbi sulla tenuta della ripresa europea.

Il  sollievo per gli  sviluppi sul fronte  commerciale e geopolitico ha subito una modesta flessione, ieri sera,  al comparire sui media di alcune dichiarazioni di Trump.
Il Presidente US ha definito le trattative intercorse “un inizio” e  si è detto “non granchè soddisfatto” dei risultati ottenuti al  recente meeting. Riguardo la Nord Corea,  Trump ha dichiarato al Presidente Sudcoreano Moon di nutrire forti dubbi che il summit con Kim possa  avvenire il 12 giugno.
Alle modeste perdite conseguite dall’azionario americano può aver contribuito anche la debolezza del  settore  energy,  in seguito alle indiscrezioni Reuters su una possibile  decisione di aumentare la  produzione di greggio da parte dell’OPEC al meeting di Giugno.

Il newsflow non ha certo aiutato la seduta asiatica, che ha reagito assai peggio dell’azionario USA,  in parte anche per l’incombere delle minute FOMC, in pubblicazione stasera. In parte comprensibile  la  pesantezza dell’azionario cinese, visto il deterioramento del  clima sul  trade. Anche le  iniziative governative per calmierare il prezzo del carbone sembrano aver avuto  un peso. Negativa anche Tokyo, ostacolata dall’impatto della risk aversion sullo Yen e forse  dal passo indietro del PMI flash manifatturiero di maggio (52.5 da 53.8), anche se le retail sales di aprile  hanno mostrato incrementi. Degli altri indici, solo Seul ha mostrato un marginale guadagno, mentre Sydney ha ceduto marginalmente.

All’apertura europea, la pubblicazione dei PMI flash Eurozone di maggio ha inferto un altro duro colpo al sentiment.
Ieri mi chiedevo se la discesa dell’€ poteva già aver favorito una stabilizzazione dell’attività economica. Niente di più lontano dalla realtà. I PMI sono univoci nel segnalare un ulteriore perdita di momentum dell’economia europea.
Il dato Eurozone perde un punto tondo (da 55.1 a 54.1 vs attese per stabilità) attestandosi sul minimo da 18 mesi. La debolezza è più o meno equamente divisa tra manifatturiero (-0.7 punti a 55.5) e servizi (-0.8 a 53.9). Dal  punto di vista geografico, contrastato il dato francese, con un calo di 3.1 punti dei servizi (54.3) a cui si contrappone un rimbalzo di 1.4 del  manifatturiero (55.1). Pesanti i dati tedeschi dove il manifatturiero perde 1.3 punti ad un pur elevato 56.8, mentre i servizi perdono 0.9 a 52.1.  Per quel che riguarda il resto d’Europa, per il quale il dettaglio non è disponibile in sede flash, la differenza tra i dati Eurozone e quelli di Francia e Germania (peggiori in aggregato) segnala un modesto recupero di attività, che non basta a cambiare la qualità  del dato,  visto che i livelli erano comunque inferiori alle 2 principali economie.
Markit,  elaboratrice delle survey, segnala  che anche a marzo il loro livello può essere stato impattato da fattori temporanei (in questo caso un infelice posizionamento delle festività), ma nota che le  aziende sono meno ottimiste sul futuro rispetto ai mesi scorsi.
In generale, derubricare il rallentamento dei primi mesi del 2018 a un effetto  di fattori temporanei come clima e scioperi è, a  questo punto, assai riduttivo. L’impressione è che sull’economia europea abbiano pesato un calo della  domanda globale (visibile nella discesa degli ordinativi dall’estero), le  tensioni commerciali, la  forza dell’€ e il rialzo dell’oil.
L’attuale livello dei PMI è ancora coerente con una crescita decente (0.4% trimestre), ma il trend risulta poco confortante.

La  price action odierna da una buona misura dell’impatto sul mood nei confronti degli asset europei di questi numeri. Per la  prima volta da parecchio tempo, la marcata – e comprensibile, visti i dati – discesa dell’€ non ha offerto alcun supporto all’azionario continentale, che ha rapidamente accumulato un robusto ribasso,  senza troppo distinguere tra un indice e l’altro, e non ha mai dato l’impressione di voler recuperare significativamente.
Il brusco cambio di sentiment ha imposto un bel dazio agli asset italiani, sotto pressione per le  vicende politiche nazionali. Se il  FTSE  Mib ha a lungo guidato  il  calo, lo spread btp ha visto un altra gamba di allargamento,  finendo per superare, a tratti,  i 190 basis points.

Nel prevedere il  tono dei dati US, ho  avuto maggior fortuna.
Il PMI flash composite di maggio ha sorpreso in positivo (+0.8 a 55.7) tornando a sfiorare i massimi dal 2015, segnati a febbraio scorso (55.8). Il driver è stata una robusta accelerazione del settore servizi (+1.1 a 55.7) preponderante  negli USA, mentre il manifatturiero è rimasto stabile a 56.6 massimo dal 2014. I dati risultano coerenti con un ritmo di crescita del GDP a +2.5-3% annuo, l’ottimismo sul business è ai massimi da 3 anni, mentre le pressioni sui prezzi sono ai massimi da 5 anni.
Negli USA ,come survey di attività, rispetto ai PMI Markit godono di maggior seguito gli ISM, in uscita  nei primi giorni del mese successivo. Ma queste  letture confermano quanto evidenziato dalle 3 survey regionali pubblicate finora, e  depongono bene per gli ISM manifatturiero e servizi di maggio.

La solidità dei dati USA ha accentuato la forza relativa dell’azionario americano nei confronti di quello europeo, ma non ha potuto cambiare il mood generale della seduta, caratterizzata anche dal crollo della  lira turca, arginato con un rialzo di 300 basis points del tasso di sconto da parte della Banca Centrale, e dall’attesa per gli esiti delle consultazioni in Italia, conclusesi poco fa col conferimento al Professor Conte di un mandato a formare un Esecutivo.

Cosi, l’azionario europeo accumula  perdite  pesanti, e  se la convocazione di Conte al  Quirinale ha concesso a Piazza Affari di allinearsi agli altri indici europei, il ritracciamento dello spread del BTP è  stato marginale, mentre il rendimento del bund è tornato in area 0.5%.
L’incarico conferito a Conte lascia forse  intendere che Mattarella avrebbe ottenuto garanzie sulla  scelta  dei Ministri (i.e. niente  Savona all’Economia).  Se cosi fosse potremmo vedere un po’ di sollievo sugli asset italiani domani. Ma  non sono escluse, a mio modo di vedere,  sorprese dell’ultimo minuto, visto il grande appeal che ha, in particolare per la  Lega, il  ritorno alle urne anticipato.

Poco fa sono state pubblicate anche le munite FOMC, e le  prime headline sembrano accomodanti:
** Potrebbe essere utile permettere all’inflazione di superare temporaneamente il target
** il  prossimo rialzo avverrà presto  (ma è  totalmente prezzato per il  prossimo FOMC quindi no news)
** una revisione della guidance sui tassi potrebbe essere sensata in tempi brevi

Sulle news,  Wall  Street ha recuperato il modesto passivo portandosi in pari,  ma per gli altri asset la  reazione risulta scarsamente percettibile.