La seduta asiatica è partita con un tono quietamente positivo. Wall Street ieri ha chiuso sui massimi di seduta, con il Nasdaq in grado di segnare il terzo record storico in serie.
Sul fronte trade, un portavoce del Ministero del Commercio cinese ha dichiarato che il paese non vuole una guerra commerciale con gli USA, ed è disposto a incrementare gli acquisti di beni se sarà possibile un compromesso. Nuovamente, però, l’effetto delle news è rimasto confinato alle “H” shares, per lo più banche e grosse aziende statali, mentre le “A” shares, quotate nei mercati interni hanno segnato il passo. Apparentemente, a frenare gli indici è stato l’annuncio della possibilità di quotare sui mercati locali i giganti cinesi della tecnologia. Molti di questi girano su multipli inferiori alle aziende già quotate a Shanghai e Shenzen e un loro accesso fa temere un repicing.
Personalmente, giustifico la recente scarsa vena delle “A” shares con l’incertezza derivante dalle dispute sul trade, e credo che l’approdo a qualche genere di soluzione di compromesso dovrebbe liberare un buon potenziale in quest’area. Ma Trump è imprevedibile, e sebbene oggi sia stata ufficializzato l’accordo USA – ZTE, non è ancora chiaro cosa succederà il 15 giugno, data in cui la Casa Bianca potrebbe definire i dettagli di 50 bln di dazi su prodotti cinesi.
Tokyo ha preso maggior vantaggio dalla forza di origine US, e dall’approdo dello Yen in area 110 vs $. Tra l’altro la sortita dei membri ECB di ieri ha prodotto una bella rivalutazione anche dell’€ nei confronti della divisa nipponica, il che non dispiace affatto alle aziende locali in quanto restituisce competitività all’economia giapponese anche contro Eurozone. I progressi degli altri principali indici dell’area si sono attestati in generale poco oltre il mezzo punto, in un contesto di trading tranquillo.
L’apertura europea ha visto i tassi europei core e l’€ riprendere il movimento alimentato ieri dalla retorica dei membri ECB. Ma la carta italiana ha messo in scena un rimbalzo, e la chiusura dello spread ha alimentato una prosecuzione del rimbalzo delle banche italiane, che si sono aggregate alle colleghe europee che beneficiavano dell’aumento dei rendimenti.
Sul fronte macro continua a grandinare. Gli ordinativi all’industria tedeschi di aprile hanno clamorosamente deluso (-2.5% da precedente -1% e vs attese per +0.8%) calando significativamente per il quarto mese a fila. Si sa che questi dati sono volatili e soggetti a revisioni, ma è un fatto che l’andamento di quest’a serie non depone affatto bene per la produzione industriale tedesca.
L’ECB sta facendo finta di nulla, ma fare annunci sulla chiusura del QE giovedi prossimo mi pare un po’ un azzardo. Tra l’altro, la revisione del GDP EU del primo trimestre ha confermato il +0.4%, ma i dettagli mostrano il forte contributo delle scorte e la debolezza del canale estero.
Con il passare della giornata il sentiment si è affievolito. I titoli di stato italiani hanno perso progressivamente supporto, e con essi le banche italiane e Piazza Affari. Il deterioramento del mood ha levato spunto all’azionario europeo, e offerto parziale supporto ai titoli tedeschi. Solo l’€ è rimasto abbastanza indifferente, nei confronti di un $ in generale indebolito dall’atteggiamento conflittuale di Trump alla vigilia del G7 domani in Canada. Politico.com parla di un Trump assai isolato, e battagliero, e ritiene che raggiungere una sorta di consenso sarà un impresa. Se non altro, le attese non sono particolarmente elevate, e in generale gli esiti della questione cinese nei prossimi 10 giorni sono più rilevanti.
Senza particolari news sul fronte macro USA (i sussidi alla disoccupazione restano a livello frizionale e hanno poco da dire in questa fase), la seduta europea si è avviata alla chiusura con un mood in deterioramento. I principali indici hanno dilapidato i guadagni, e un ondata di vendite finale ha impresso un brusco aumento allo spread (+10 bp sul 10 anni, +25bp sul 2 anni) mandando il decennale italiano nuovamente a contatto con il livello del 3%. Allo stato attuale la carta italiana rende 155 bps sopra la Spagna (180 addirittura sul 2 anni!) e 100 bps sopra il Portogallo (165 bp sul 2 anni). Si tratta, a mio modo di vedere, di un eccesso di breve causato almeno in parte dalle onde d’urto dell’estrema volatilità dei giorni scorsi. Ci vorrà tempo, ma mi aspetto un rientro significativo sulla parte breve, ed anche sul 10 anni che però resterà volatile.
A poco più di 3 ore dalla chiusura, Wall Street non ha ancora deciso la direzione, frenata un po’ dal clima opaco in Europa, e con Nasdaqpreda di qualche presa di beneficio dopo la raffica di record. Il quadro tecnico resta comunque costruttivo al momento.