Segnali di distensione sul fronte Russiagate hanno permesso ieri sera agli indici US di contenere un po’ le perdite. E’ emerso sui media che il vice Procuratore Rosenstein avrebbe rassicurato Trump sul fatto che non è direttamente indagato dal Procuratore Mueller, ed il Presidente ha ammorbidito la retorica nei loro confronti.
Il sollievo sul fronte politico interno non ha comunque bilanciato l’impatto negativo della fiammata dei tassi, e della trimestrale di Philip Morris e del warning di Taiwan Semiconductor sui rispettivi settori (Consumer staples e Semiconduttori).
In Asia, le difficoltà di semiconduttori e tecnologia sono ovviamente riverberate. Il già debole azionario cinese ha incassato anche un nuovo inasprimento del newsflow sul trade: apparentemente il tesoro US starebbe considerando di avocare poteri eccezionali di veto su acquisizioni di aziende US da parte dei Cinesi. Dal canto loro, le autorità cinesi hanno ribadito di avere pronte misure di rappresaglia. Con ZTE ancora sospesa e i semis in sofferenza, il settore tech ha continuato a gravare sugli indici generali.
Tokyo ha tenuto, supportata da uno Yen ai minimi da quasi 2 mesi. Oltretutto la prossima settimana abbiamo il meeting BOJ e viso il calo dell’inflazione ci si attende che Kuroda rassicuri i mercati che la stance di politica monetaria resterà invariata. Tra gli altri indici, solo Mumbai è rimasta invariata mentre Taiwan è risultata la peggiore.
La seduta europea ha però assorbito egregiamente il sentiment opaco proveniente dall’Asia. Intanto il settore tech occupa uno spazio inferiore negli indici continentali. E poi, vuoi perchè la volatilità sui tassi ha riportato l’attenzione sui differenziali di rendimento, vuoi per il calo del rischio politico a Washington, o per il positioning, il Dollaro ha ripreso a guadagnare terreno su tutte le divise, con speciale menzione per l’€. Aggiungiamoci che le nuove prospettive sui tassi offrono supporto al settore bancario, ed ecco spiegata la sostanziale tenuta dell’azionario europeo, in grado di segnare nuovi massimi in mattinata.
In una giornata in cui il calendario macro era pressochè vuoto su entrambe le sponde dell’oceano, in US il sentiment è stato costantemente di una nota inferiore rispetto a l’Eurozone. Intanto, la forza del $ qui ha giocato contro. Poi, il settore tecnologico ha continuato a soffrire, e i Consumer staples pure, con la trimestrale di P&G che non ha impressionato (beat su EPS ma market share in calo). E i tassi hanno continuato a salire anche oggi, con il 10 anni a un inezia da chiudere su nuovi massimi (2.94%).
La riunione dell’OPEC si è conclusa con l’osservazione che le scorte sono ancora elevate e l’intenzione di prolungare i tetti alla produzione. Trump ha reagito immediatamente, accusando via Twitter il cartello di tenere i prezzi artificialmente elevati (OPEC first !?) e dichiarando che la cosa “non sarà accettata”.
La sortita forse gli procurerà qualche altro colloquio dai toni sgradevoli, questa volta con i rappresentanti della Shale Industry US. Gli effetti sul prezzo del greggio sono stati moderati ed effimeri, segno che gli inveestitori stanno facendo il callo alla vocazione del Presidente a cercare di influenzare i prezzi degli asset.
Un apparente impatto negativo sul sentiment già traballante lo ha avuto la notizia che il Partito Democratico ha denunciato la Russia, il Comitato elettorale di Trump Wikileaks con l’accusa di aver influenzato le elezioni presidenziali 2016. Dopo i progressi di ieri, un nuovo passo indietro sul fronte interno per Trump. Le news hanno sottratto anche un po’ di forza anche al Dollaro, che però oggi chiude comunque in guadagno contro tutte le altre divise del basket de G10.
Sorprendentemente, i toni cupi US non hanno impedito ai principali indici Eurozone di mettere a segno, nell’ultima seduta della settimana, moderati progressi, con l’eccezione del Dax, che ha una maggior quota di tecnologici. Merito anche dell’ottimismo di Draghi, che ha dichiarato che nonostante la perdita di momentum degli indicatori macro, la crescita continuerà. Su questo, l’€ ha attenuato un po’ il calo.
Parallelamente, le solite fonti anonime hanno dichiarato che l’ECB potrebbe aspettare fino a luglio per dare l’annuncio sul termine del QE. Discussioni sul percorso dei tassi post QE non sarebbero ancora iniziare. Toni cauti, ma ormai il mercato non si fa più molte illusioni sulla durata del programma di acquisti. In ogni caso, a fine seduta i bonds europei avevano recuperato il grosso delle perdite.
La settimana prossima abbiamo il meeting ECB (giovedi) e quindi la tensione dovrebbe salire.
Per l’Eurostoxx, trattasi della quarta settimana positiva a fila, e la chiusura odierna costituisce il massimo dal 5 febbraio. A 2 ore dalla chiusura Wall Street ha recuperato qualcosa dai minimi ma resta decisamente in rosso, anche se il saldo settimanale sarà positivo, a meno di un raddoppio delle perdite.
Sul fronte grafici, torna a farsi interessante quello dell Dollaro, che è tornato vicino alla resistenza posta a 90.60 di dollar index.
Dal punto di vista grafico, il 2018 per il Dollaro è stato una sorta di “al lupo, al lupo”. L’indice ha dato più volte la sensazione di poter svoltare, ed è stato invece respinto 4 volte. Il grafico dell’€/$ è speculare, con il supporto a 1.22 testato lo stesso numero di volte
I motivi per seguire con interesse questo quinto tentativo sono i seguenti :
** Tra i principali driver del rally dell’€ nel 2017 vi è l’accelerazione macro europea in relativo vs la crescita US, più costante. Ma nei primi mesi del 2018 abbiamo assistito al processo opposto
** Il differenziale tassi è esploso su tutte le scadenze (quello sul 2 anni è ai massimi dal 99).
** Protezionismo e twin deficit hanno spinto il positioning e consenso su €/dollaro ai massimi.
Ciò detto, poichè nessuno di questi argomenti è particolarmente nuovo, conviene aspettare la conferma dell’eventuale segnale tecnico prima di imbarcarsi. Bruciare la partenza si è mostrata una pratica ddolorosa negli ultimi mesi.